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Le caratteristiche dell’ENNEATIPO

Caratteristiche principale ENNEATIPI.

 

ENNEATIPO

UNO
Conosciuto come Riformatore, Organizzatore, Perfezionista
Centro Viscerale
Evita Ira/Umiliazioni
Passione Ira
Virtù Serenità
Sei un tipo saldo, sicuro di te, onesto e sincero. La caratteristica principale, forse, è quella di essere critico sempre e comunque, puntiglioso e insofferente verso ogni tipo di imperfezione. Il tuo sogno è un mondo di onestà, verità e giustizia, oltre a moralità e perfezione. In ogni situazione valuti sempre il rapporto tra giusto/sbagliato e sei giudicante. A volte, ti lasci sopraffare dalla pignoleria. Ami l’ordine, la pulizia. Sei un grande lavoratore ed hai un forte senso del dovere. Tendi ad adirarti di fronte alle cose sbagliate, ma mostri poco la tua collera e la rabbia la dirigi verso te stesso. Ami le persone forti, decise e competenti. Sotto stress diventi intollerante, reattivo compulsivo e vendicativo punitivo. La tua modalità comunicativa prevalente è di tipo accusatorio, indicatorio (ad asta) e utilizzi nel linguaggio spesso verbalizzazioni del tipo “bisogna”, “si deve” …

Infanzia: hai vissuto un’infanzia troppo “breve”, con il divertimento sostituito spesso dal dovere.

Salute: acne,d ermatiti, vitiligine, miopia, presbiopia, maculopatie, miocardiopatie, nevralgia del trigemio, ipersudorazione, cervicalgie, riniti allergiche, costellazione ossessiva.

 

Paura di base: di essere cattivo, difettoso, impreciso

Personalità ossessiva

Carattere rigido

 

ENNEATIPO DUE
Conosciuto come Aiutante, Seduttore, Donatore
Centro Emotivo
Evita Bisogno/Abbandono
Passione Superbia
Virtù Umiltà
Sei altruista, uno che si da’ molto agli altri. Riconosci i bisogni degli altri piuttosto che i tuoi e lo scopo delle tue attenzioni è ottenere amore. Socialmente inserito, aperto e solare. Tendi a compiacere il prossimo, addattando la tua personalità a quela degli altri. La tua modalità operativa è dedicarsi al prossimo e appari come un “salvatore”. Appari, in alcuni casi, iperprotettivo ed invadente. Non tollera le persone indipendenti e quando non ottieni gratificazioni diventi aggressivo e ti trasformi in vittima. Emozionalmente sei dolce e premuroso, ma nelle relazioni potresti correre il rischio di annullarti completamente per l’altro. Sotto stress, diventi dispotico e aggressivo. Sei avvolgente e romantico e anche un po’ sognatore. La tua modalità comunicativa è quella propiziatrice (triangolo).

Infanzia: spesso hai dovuto occuparti degli altri familiari o hai dovuto imparare a renderti utile per essere amato o apprezzato.

Salute: problemi sfera genito-sessuale, dermatiti, problemi ano-rettali, ritenzione idrica, obesità.

 

Paura di base: di essere indegno dell’amore degli altri

Personalità istrionica

Carattere insofferente e impulsivo

 

ENNEATIPO TRE
Conosciuto come Realizzatore, Manager, Realizzatore
Centro Emotivo
Evita Insuccesso/Disprezzo
Passione Vanità
Virtù Sincerità
Sei un tipo gioviale, magnetico e iperproduttivo. Vuoi primeggiare e la cosa più importante è fare. Ti senti realizzato solo attraverso il successo. Sei stimolato dalla competizione e la tua parola chiave è “efficienza”. Sei un ottimo combattente, ma quando le cose non vanno per il verso giusto, tendi a non riconoscere la sconfitta, addossando la colpa agli altri. Tendi a sopravvalutare molto te stesso, cadendo nella vanità. Sai essere un ottimo capo, efficiente e con ottime capacità progettuali. Sei un bravo comunicatore, ma attento alla manipolazione. Sei critico verso chi non è efficiente o si dimostra fragile emotivamente. Tendi ad identificarti con il tuo lavoro e le pause forzate possono mandarti in crisi esistenziale. sotto stress diventi indolente. la tua modalità comunicativa è indicatoria (asta).

Infanzia: ti sei sentito amato solo quando ottenevi successi (scuola, sport, casa)

Salute: problemi alle tiroide, problemi laringei, problemi surrenalici, problemi visivi, problemi ano-rettali.

 

Paura di base: di non avere valori interiori

Personalità isterica

Carattere controllato e felice

 

ENNEATIPO QUATTRO
Conosciuto come Tragico-romantico, Artista, Creatore
Centro Emotivo
Evita Ordinarietà
Passione Invidia
Virtù Armonia
Sei sensibile, emotivo e con temperamento artistico. Tendi all’autoconformismo e alla ricerca dell’autonomia. Ti senti diverso dagli altri, con un senso latente di piacere e invidia. Tendi a sognare a occhi aperti e a rimpiangere il passato e le “cose perdute”. Alterni una modalità tragico-romantica e sei assillato da una sorta di senso di invisibilità. Tendi a sentirti incompreso. Amore, amicizia, affetto, sincerità sono le tue parole chiave e sei convinto che per arrivare alla felicità occorra necessariamente passare dalla sofferenza. Hai paura di essere rifiutato e anche per questo tendi, alcune volte, ad aiutare completamente gli altri. Sei empatico e la tua modalità comunicativa è propiziatrice. Quella iperlogica ti annoia e quella indicatoria ti spaventa.

Infanzia: hai vissuto alcune perdite affettive o ripetuti sradicamenti, che ti hanno portato a percepirti invisibile.

Salute: glicemia, costellazione maniaco-depressiva, obesità, ritenzione liquidi, problemi psico-sensoriali.

 

Paura di base: di essere senza identità, di non essere originale, unico

Personalità masochista

Carattere triste, emotivo

 

ENNEATIPO CINQUE
Conosciuto come Osservatore, Indagatore, Distaccato
Centro Razionale
Evita Vuoto/Ricatto
Passione Avarizia
Virtù Generosità
Hai un carattere prevalentemente amabile e cortese, di grande forza interiore. Hai una grande sete di sapere e sei sempre pronto ad osservare e analizzare. Tendi a chiuderti in te stesso, perdendo la capacità di interagire con gli altri. Spesso la tua vita, infatti, è a compartimenti stagni, senza integrazione. Se ami osservare, odi essere osservato e puoi apparire freddo e distaccato. Le attività ricreative e sociali possono essere una perdita di tempo per te e dedichi molto tempo allo studio e alla conoscenza. Sei infastidito dai limiti intellettuali altrui. Sei un abile ascoltatore e tendi a non chiedere mai. Il tuo meccanismo principale è l’isolamento e sotto stress tendi a fuggire e ad allontanarti. Puoi essere un ottimo capo e un collaboratore, ma difficilmente lavori in squadra.

Infanzia: spesso ti sei sentito non desiderato.

Salute: problemi urinari, anemia, problemi visivi, uditivi e polmonari.

 

Paura di base: di essere incompetente

Personalità schizoide (isolamento)

Carattere razionale, distaccato

 

ENNEATIPO SEI
Conosciuto come Scettico-leale, Collaboratore, Responsabile
Centro Razionale
Evita Trasgressione/Ambiguità
Passione Paura
Virtù Coraggio
Sei un tipo leale e sincero, ma estremamente timoroso e indeciso. Sei rispettoso delle regole e delle tradizioni, ma non ti fidi molto degli altri e soprattutto appari diffidente e sospettoso degli sconosciuti. Quando “sposi” un’idea, qualcosa o qualcuno, diventi un servitore acritico con tendenza al fanatismo. Sei tendenzialmente un “pauroso” e potresti avere una modalità fobica (che rifugge il rischio) o controfobica (ti lanci in tutte le situazioni rischiose cercando di esorcizzare la paura). Sei un procrastinatore e “eviti”, ove possibile, il possibile successo. Privilegi occupazioni dove vi è una chiara linea gerarchica e potresti essere un ottimo gregario. Sotto stress diventi iperattivo e/o servile. Quando ti senti a tuo agio, potresti essere un ottimo diplomatico e sei stimolato da persone forti e decise con modalità di tipo indicatorio.

Infanzia: hai vissuto con figure genitoriali o di riferimento probabilmente fredde e/o imprevedibili. Spesso eri punito senza giustificazione.

Salute: problemi ano-rettali, bronco polmonari, problemi ipertensivi, problemi di sanguinamento.

 

Paura di base: di essere senza guida, di rimanere da solo

Personalità fobica/controfobica; evitante/paranoide

Carattere pauroso, conformista, vendicativo

 

 

ENNEATIPO SETTE
Conosciuto come Entusiasta, Esploratore, Intrattenitore
Centro Razionale
Evita Dolore/Limitazione
Passione Gola
Virtù Sobrietà
Sei entusiasta, allegro e divertente. Sei portato a goderti la vita e spesso sei al centro dell’attenzione. Coinvolgente e simpatico e modalità iperlogiche. Ti piace coinvolgerti in tante cose contemporaneamente e ami molto il bello. Sei in continua ricerca del piacere, soprattutto quando ti senti ingabbiato e ami avere sempre una via di fuga. Puoi sembrare superficiale. Sotto stress tendi a chiuderti e non permetti a nessuno un reale avvicinamento, diventando anche aggressivo. Sei un ottimo ricercatore e studioso, brillante e ottimista e paradossalmente, soprattutto sul lavoro, puoi anche apparire molto serio e disciplinato.

Infanzia: hai subito esperienze emozionali dolorose.

Salute: disturbi ansiosi e del miocardio, problemi venosi, problemi motori, vertigini

Paura di base: di soffrire

Personalità narcisista

Carattere anticonformista, vendicativo

 

ENNEATIPO OTTO
Conosciuto come Lottatore, Boss, Guerriero
Centro Viscerale
Evita Debolezza
Passione Lussuria
Virtù Semplicità
Sei portato al controllo degli altri e di te stesso, ritendendo sempre di essere nel giusto. Rifuggi la codardia e sei dotato di grande forza. Hai un profondo senso della giustizia e della verità. Tendi a controllare anche in campo affettivo e familiare e soffri quando sei in posizioni subalterne. Spesso ti schieri con il più debole e quando le cose non vanno per il verso giusto, reagisci con rabbia. Non ammetti quasi mai i tuoi errori, difendendoti con la negazione. Sei un grande oratore e affabulatore e puoi apparire rissoso e irascibile. Sotto stress ti chiudi in te stesso e mediti, spesso, vendetta. Puoi essere un ottimo amico e consigliere e sul lavoro dai il meglio di te in posti di responsabilità. La modalità comunicativa prevalente è indicatoria e tendi ad essere, in alcuni casi, logorroico.

Infanzia: hai subito probabilmente o pensato di subire ingiustizie.

Salute: problemi coronarici, problemi mnemonici, costellazione aggressiva, problemi sensoriali.

 

Paura di base: di essere ferito, tradito

Personalità antisociale e sadica

Carattere impulsivo, pigro, ribelle

 

ENNEATIPO NOVE
Conosciuto come Mediatore, Pacificatore, Armonizzatore
Centro Viscerale
Evita Conflitto
Passione Accidia
Virtù Diligenza
Sei tipicamente calmo, diplomatico e passivo. Rifuggi il conflitto e ami l’armonia. Tendi a mantenere la “pace” in ogni posto e hai un atteggiamento molto accomodante, senza mai prendere una personale posizione netta e decisa. Puoi risultare ambiguo infatti. Tendi ad abbondare in passatempi e attività, a volte, improduttive. Ami la buona compagnia e sei un armonizzatore. Sotto stress diventi timoroso e ansioso e tendi ad appoggiarti ad una persona autoritaria. Puoi essere un ottimo amico e consigliere, ricercato e amato. Sul lavoro non ami essere oppresso, criticato e controllato. Ricerchi attenzioni e complimenti.

Infanzia: ti sei sentito spesso ignorato, trascurato o rifiutato quando esprimevi la tua opinione.

Salute: problemi cutanei, problemi glicemici, problemi miocardici, sovrappeso e obesità.

 

Paura di base: frammentazione

Personalità dipendente

Carattere pigro

 

La presente descrizione non costituisce una Diagnosi, né può essere considerata completa ed esaustiva. Si invita ad un eventuale approfondimento con lo specialista.

ENNEAGRAMMA Test

Quale Abitante della Terra sei?

SCOPRI IL TUO ENNEATIPO[1]

Segna le affermazioni con cui ti ritrovi maggiormente, ovvero, che riflettono di più come sei. Fallo tranquillamente. Non esistono risposte giuste o sbagliate. Conta come tu ti percepisci.

  

Enneatipo CINQUE

  • Gli altri sono troppo curiosi nei miei confronti
  • I miei spazi sono estremamente importanti ed è bene che nessun altro li occupi
  • Esiste la mia casa, esiste il mio amico X, esiste il mio collega Y e la mia famiglia: tutte queste cose non possono e non devono incontrarsi.
  • Quando affronto un nuovo argomento di studio, vorrei conoscerlo fino in fondo nel dettaglio, se questo non risulta essere possibile, non procedo.
  • Gli altri dicono di vedermi freddo e distante.
  • Riesco a pensare liberamente solo quando mi trovo da solo, sena tante interferenze esterne
  • Per fare una cosa importante è necessario che mi prepari adeguatamente, ma non mi sento mai pronto a sufficienza
  • Da piccolo i miei spazi venivano invasi spesso, e/o non mi è mai parso di interessare a i miei genitori
  • Mi sembra che mi venga sempre chiesto più di quanto io sia disposto a dare
  • Prima di compiere un’azione la analizzo dettagliatamente in modo da essere preciso, non vorrei sbagliare di essere ridicolo
  • Il mio parere è quasi sempre piò oggettivo di quello altrui
  • Non capisco come certe persone possano essere così illogiche
  • Mi trovo a mio agio nella solitudine
  • Conosco diversi stratagemmi per evitare di interagire con gente indesiderata
  • Non amo andare in ambienti troppo frequentati o rumorosi
  • In genere non prendo l’iniziativa nel rapportarmi con le altre persone, preferisco osservare quanto accade ed eventualmente intervenire solo quando è estremamente necessario
  • Spesso visualizzare nella mia mente un progetto è come averlo realizzato veramente

TOTALE AFFERMAZIONI =

 

Enneatipo QUATTRO

  • Mi piace fare le cose che non piacciono a tutti, se piace a tutti molto probabilmente a me non piace
  • Non ritengo gli altri capaci di comprendermi. Il mio mondo interiore è confuso e difficile da capire
  • Mi attrae il simbolico, l’essenziale, l’autentico
  • Vengo accusato di essere esagerato, sia nella malinconia che nell’euforia
  • Le cose potrebbero anche cambiare in meglio, ma certo questo non dipende da me
  • Conosco e riconosco la sofferenza, per questo chi soffre entra facilmente in contatto con me
  • Non mi piace l’idea di essere come gli altri, che si cerchi di farmi rientrare in qualche categoria
  • Ho sentimenti profondi che spesso gli altri non possono immaginare
  • Nel ricordare una situazione, la mia attenzione va spesso a ciò che mancava, a ciò che poteva essere e non è stato
  • Cerco di sorridere anche se dentro in realtà sono veramente triste
  • Quanto faccio una cosa, la faccio a modo mio, deve avere la mia impronta
  • È importante che io abbia l’opportunità di comportarmi in maniera disinvolta e autentica
  • Nei miei interessi posso vantare una certa raffinatezza, buon gusto e originalità
  • A volte non so veramente ciò che voglio
  • I cambiamenti della mia vita spesso sono stati condizionati da eventi sfortunati
  • Fin dai miei più lontani ricordi, riconosco che i miei sentimenti sono molto profondi
  • Espormi in pubblico rappresenta per me una situazione stressante

TOTALE AFFERMAZIONI =

 

 Enneatipo OTTO

  • La regola della vita è questa: il forte sopravvive, il debole viene eliminato
  • Spesso mi dicono di essere troppo aggressivo o violento, ma è perché so quel che voglio
  • Ho un’inclinazione naturale nello scovare le menzogne
  • Le ingiustizie mi fanno imbestialire: non ho paura di lottare per ciò che è giusto
  • Scovo rapidamente i punti deboli dell’altro
  • Mi viene naturale colmare i vuoti di potere all’interno di un gruppo
  • Non posso tollerare che qualcuno abbia il controllo su di me
  • Difficilmente mi fido di qualcuno. Per provare la sua fedeltà devo sfidarlo
  • Non ho paura del conflitto, è anzi l’occasione in cui le verità vengono a galla
  • Quando scopro una mia debolezza, faccio di tutto per farla sparire
  • Proteggo chi sta sotto la mia ala
  • Individuo facilmente che detiene il potere all’interno di un gruppo
  • Le cose sono giuste o sbagliate, bianche o nere, non esistono vie di mezzo
  • Quando qualcosa non va, non esito a farlo presente, non importa se qualcuno ci può rimanere male
  • Non resisto alla tentazione di sgonfiare che si crede di essere chissà chi
  • Non mi piace oziare: sono una persona attiva
  • La vita è un campo di battaglia, è fondamentale essere forti e combattivi

TOTALE AFFERMAZIONI =

 

Enneatipo SEI

  • Dubito frequentemente dell’affidabilità degli altri
  • Sono scettico di natura
  • Mi trovo a lottare molto spesso con le mie paure
  • Essere una persona responsabile è molto importante per me
  • Lavoro bene in gruppo, sono leale
  • Spesso mi sento dire di essere troppo pessimista o sospettoso, in realtà sono solo prudente
  • Occorre che in un lavoro o in una legge vi siano linee direttive esaustive
  • È importantissimo sapere di chi posso fidarmi e di chi non posso
  • Buona parte delle mie scelte è dettato dal mio bisogno di sicurezza
  • Non sopporto l’ambiguità, ho bisogno di sapere da che parte stare
  • La vittoria della squadra è la mia vittoria, non mi interessa essere un elemento di spicco
  • Vorrei arrivare preparato ad ogni cambiamento, gli imprevisti generano ansia
  • Riconosco di essere più sensibile delle altre persone alle possibili minacce
  • Sento che mi è chiesto molto. Arrivo a dubitare di avere una mia vita, mi pare di vivere per gli altri
  • A volte temo di emergere: rischierei di scontrarmi con qualcun altro
  • Conoscere la mia posizione e quella degli altri è molto importante per me
  • Sono un ottimo collaboratore, faccio del mio meglio per portare a termine i miei compiti

TOTALE AFFERMAZIONI =

 

Enneatipo NOVE

  • È raro che io mi innervosisca o mi agiti per qualcosa, sono una persona tranquilla
  • Non capisco come mai le altre persone discutano o litighino tanto
  • Non giudico gli altro, è raro che qualcuno che conosco di persona non mi vada a genio
  • A volte mi è così difficile capire da che parte stia la ragione che non riesco ad avere una mia posizione
  • Tendo a sdrammatizzare le situazioni per tranquillizzare gli altri
  • Vedo con una certa facilità come le altre persone potrebbero fare pace tra loro
  • Sono adattabile, basta che non mi si metta fretta o pressione
  • Talvolta vengo accusato di essere un po’ apatico e privo di iniziativa
  • I miei atteggiamenti sono sempre moderati
  • A volte ho la tendenza a rimandare certe commissioni, domani ci sarà tempo per occuparsene
  • Posso definirmi con una certa soddisfazione una persona accomodante, equilibrata e disponibile
  • Mi viene spontaneo tranquillizzare gli altri quando questi hanno un problema
  • Non vale la pena agitarsi tanto poiché nella vita le cose andranno come andranno
  • Non sono un entusiasta, le cose vanno fatte con calma
  • Desidero portare a termine i doveri per potermi dedicare agli hobby del mio tempo libero
  • Se qualcuno litiga o alza la voce, faccio di tutto per mantenere la mia serenità
  • In generale sento di avere ragione, ma non lo dico apertamente per evitare il confronto diretto

TOTALE AFFERMAZIONI =

 

Enneatipo SETTE

  • Stare fermo troppo a lungo nello stesso posto mi annoia in fretta
  • Spesso vengo apprezzato per la mia simpatia
  • Mi piace raccontare storie su fatti divertenti
  • Guardo al futuro con entusiasmo
  • Mi piace sollevare il morale di un amico che sta male cercando di farlo sorridere
  • Se poco è bene, molto è meglio
  • Ogni lasciata è persa
  • Mi viene riconosciuto il fatto di essere in grado di rallegrare le situazioni
  • A volte mi accusano di essere superficiale, ma è perché non mi abbatto facilmente
  • Il denaro serve per concedersi degli sfizi, per godersi la vita
  • Sono piuttosto permissivo con me stesso, mi concedo le giuste ricompense
  • Parlare delle cose negative non aiuta a cambiarle, meglio concentrarsi su quelle positive
  • Sono molto curioso, mmi piace sapere qualcosa di tutto
  • Se gli altri fossero più spensierati, sarebbe un mondo più felice
  • Mi piace mostrarmi allegro e positivo
  • Mi è stato detto che sono indisciplinato, ma so gestire bene il mio disordine
  • Salto rapidamente da una cosa all’altra perché capisco al volo dove porta una certa strada

TOTALE AFFERMAZIONI =

 

Enneatipo UNO

  • Chi fa da sé fa per tre
  • Faccio del mio meglio per correggere i miei errori
  • Per me è importante che il domani sai migliore di oggi
  • A volte le ingiustizie occupano la mia mente per tantissimo tempo
  • Sono scrupoloso, attento ai dettagli e non capisco chi li sorvola
  • È maleducazione non rispettare attentamente gli orari. Il tempo è prezioso per tutti
  • Quanto mi accorgo di non venire ascoltato, mi arrabbio facilmente
  • So come vanno fatte le cose e mi scoccia che i miei avvertimenti non vengano presi in considerazione
  • Sono molto critico nei miei confronti, un po’ meno nei confronti degli altri
  • Una piccola imperfezione talvolta è sufficiente a smontare tutto il mio entusiasmo
  • Ho le idee chiare su cosa sia giusto e cosa sbagliato, dunque mi impegno a fondo per agire nel giusto
  • La mia vita è fatta di valori. Senza di essi la mia esistenza non avrebbe molto senso
  • La mia integrità morale è fondamentale per me
  • So che se gli altri capissero fino in fondo cosa intendo dire loro, mi darebbero ragione
  • Mi sembra di esser l’unico ad interessarsi che le cose vadano fatte come dovrebbero essere fatte, che siano in ordine come dovrebbero essere
  • È necessario che le cose vadano come previsto. Dover improvvisare implica non aver organizzato bene
  • Mentre faccio altre cose, la mia mente, si riempie spesso di critiche, accuse, giudizi che mi faccio da solo o che gli altri mi hanno rivolto

TOTALE AFFERMAZIONI =

 

Enneatipo TRE

  • Sono una persona dinamica, voglio essere un elemento valido in un gruppo
  • Ho piacere di ricevere conferme riguardo al mio lavoro, a cui tengo molto
  • Visualizzo chiaramente il mio obiettivo e voglio sapere in quale punto del percorso mi trovo
  • Valuto il tempo in termini di occasioni da cogliere. Lo usa al meglio per raggiungere gli scopo che mi prefiggo
  • L’idea di fallire per me è insopportabile
  • L’immagine non è tutto, ma è una componente molto importante
  • Non sopporto giudizi negativi sul mio conto, mi sforzo di essere apprezzato
  • I miei obiettivi assorbono gran parte dei miei pensieri
  • A volte mi accorgo di essere un po’ opportunista, mi faccio trovare al posto giusto nel momento giusto
  • Partecipare non sempre è sufficiente. Punto al primo posto
  • Svolgo al meglio la mia professione, identificandomi in essa
  • Quando mi do’ un obiettivo, faccio di tutto per raggiungerlo, anche se può costarmi molto in termini di tempo ed energie
  • Sono un buon motivatore quando si tratta di raggiungere un traguardo comune
  • Essere visto come una persona di successo è molto importante per me
  • Tenermi in moto mi fa sentire vivo. Non mi piace oziare
  • Curo la mia immagine, la prima impressione è importante
  • Considero la gioventù, l’intraprendenza e l’ambizione dei valori importanti

TOTALE AFFERMAZIONI =

 

Enneatipo DUE

  • Spesso conosco i bisogni dell’altro meglio di lui stesso
  • Dedico gran parte del mio impegno e del mio tempo agli altri
  • A volte mi basta uno sguardo per capire se piaccio a un0altra persona o no
  • Vorrei che anche gli altri mi dedicassero un po’ dell’attenzione che io sono solito dedicare loro
  • Mi piace trovare le qualità negli altri e apprezzarle apertamente
  • Trovo importante condividere parte dei miei averi
  • Considerando quanto mi adopero per i mie cari, merito una posizione di privilegio nei loro confronti
  • Talvolta mi sembra di darmi così tanto da fare per tutti e di ricevere davvero poco in cambio
  • Mi viene spontaneo intervenire per aiutare le persone in situazioni imbarazzanti
  • Non ho molto tempo per me: mi sento indispensabile per diverse persone e questo mi porta via tante energie
  • Sono un ottimo confidente, mi piace che amici, parenti e conoscenti si rivolgano a me in cerca di consiglio
  • Mi curo di considerare chiunque sembri aver bisogno di attenzioni
  • Tendo a intromettermi nelle vite degli altri il meno possibile, lo faccio solo quando lo trovo necessario e sempre per il loro bene
  • A volte mi accorgo di come la mia libertà sia limitata dai tanti impegni che mi prendo per chi mi circonda
  • La mia eccessiva generosità a volte mi mette in situazioni che mi creano insoddisfazione
  • Tutto sommato ho piacere che gli altri abbiano bisogno di me
  • Tendo a mettere da parte i miei bisogni per chi ha esigenze maggiori delle mie

TOTALE AFFERMAZIONI =

 

  • Qual è il TOTALE più alto? _______________ Questo è il tuo Enneatipo

VAI al mio articolo CARATTERISTICHE PRINCIPALI ENNEATIPI

 

[1] Tratto da Luca Giorgetti (2016). Enneagramma, I Nove Abitanti della Terra. Macro Edizioni.

Analgesia e Anestesia Ipnotica

Analgesia e Anestesia Ipnotica in Phacoemulsification. Ricerca intervento presentata al XVI KMSG International Congress – Nice – Hotel Nice Plaza, sabato 16 giugno 2012 nella sessione Cataract surgery & IOLs, Nice. Articolo pubblicato in Notiziario Ordine Psicologi Regione Puglia, n. 9, dic. 2012.

Introduzione.

L’ipnosi e la terapia ipnotica appaiono approcci strategici per la risoluzione di svariate problematiche psicologiche ed al contempo costituiscono anche strumenti elettivi nella pratica medica in generale e in medicina di urgenza, chirurgia, ostetricia, odontoiatria, malattie gravi. Questo versante però è ancora poco conosciuto e diffuso in Italia. Esistono, inoltre, evidenze sull’applicabilità dell’ipnosi nella terapia antalgica, nell’analgesia e nell’anestesia (Antonelli, 2003; De Benedittis e Poggi, 1989; Derbyshire et al, 2004; Elkins et al, 2006; Feldman, 2004; Hilgard e Hilgaard, 1994; Hofbauer et al, 2001; Luchetti, 2004; Porter, Davis e Keefe, 2007; Price, 1996; Turco, 2011; Wik et al, 1999).

Scopo del presente lavoro è illustrare come in ambito microchirurgico si possa incidere positivamente sui livelli di ansia e stress pre-operatorio e si possano far condurre interventi peculiari, attraverso analgesia e anestesia ipnotica. Nello specifico, è stata applicata la tecnica di analgesia ed anestesia ipnotica nella phacoemulsification. Per phacoemulsification si intende un tipo di chirurgia della cataratta, attraverso irrigazioni, ultrasuoni ed aspirazioni. Di norma, per la procedura di facoemulsificazione la tecnica anestesiologica più utilizzata è la anestesia topica che può essere associata a quella intracamerulare.

La maggior paura per i pazienti che si sottopongono ad intervento di cataratta è rappresentata dalla possibilità di sentire dolore, di muovere l’occhio, di non riuscire a stare fermi per un tempo sufficiente

Durante la procedura i pazienti sperimentano spesso le seguenti sensazioni: no light perception (4.6%), light perception (97.7%), one or more colours (95.5%), flashes of light (77.3%), movements (90.9%), instruments (61.4%), surgeon’s hands/fingers (56.8%), surgeon (47.7%) and change in brightness of light (90.9%). Il senso di disagio e paura può aumentare significativamente per l’intervento del secondo occhio. Anche se quasi tutti i pazienti riferiscono al chirurgo di aver paura di provare quelle sensazioni durante il secondo intervento e un counseling pre-operatorio potrebbe servire a ridurre questo stato di ansia, soltanto una piccolissima, quasi nulla, percentuale di chirurghi mette in atto questo sistema.

Il presente lavoro sottolinea, ancora nuovamente, le possibilità strategiche e pragmatiche di un supporto di tipo psicologico in contesti ospedalizzati o prettamente di tipo medico.

Antistress

Precisazioni etimologiche ed evidenze scientifiche.

 

L’ipnosi è modificazione transitoria di stati fisiologici e di sensazioni, di percezioni, pensieri, memorie e comportamenti. Durante l’ipnosi si assiste ad una modificazione temporanea e funzionale delle sensazioni, delle percezioni, dei pensieri, della consapevolezza, della memoria e dei comportamenti. La trance ipnotica è strettamente correlata alla fisiologia ed alla struttura del sistema nervoso centrale ed autonomo ed è connessa con tratti personologici, con le aspettative del soggetto, con il contesto e con la qualità della relazione con l’ipnotista (Arnold, 1988; De Benedittis, 1980; Del Castello e Casilli, 2007, Erickson e Rossi, 1982; Loriedo et al, 2002; Pacori, 2009; Rossi, 1989; Turco, 2011).

L’ipnosi svolge un ruolo attivo e pragmatico nel controllo del dolore, ad esempio, a partire da strategie di defocalizzazione dell’attenzione. La condizione ipnotica sarebbe in grado di modulare dei sistemi sensoriali afferenti, sopprimendo anche alcuni riflessi segmentari locali. Essa è, comunque, legata al livello di ipnotizzabilità del soggetto. L’ipnosi sarebbe idonea per alleviare la componente sensoriale discriminativa dell’esperienza dolorosa oltre alla componente affettiva (Antonelli, 2003; De Benedittis e Poggi, 1989; Derbyshire et al, 2004; Elkins et al, 2006; Feldman, 2004; Hilgard e Hilgaard, 1994; Hofbauer et al, 2001; Luchetti, 2004; Porter, Davis e Keefe, 2007; Price, 1996; Turco, 2011; Wik et al, 1999).

Altri studi specialistici (Antonelli e Marini, 1992; Antonelli, 2005; De Benedittis e Sironi, 1986; Ecclestone t al, 2002; Faymonville et al, 2003; Farrel, Laird e Egan, 2005; hilgard, 1994; Hofbaueret al, 1994; Luchetti, 2006; pagano, Akots e Wall, 1988; Petrovic e Ingvar, 2002; Price, 1996; Rainville et al, 1997; 1999; rainville e Price, 2003Singer et al, 2004; Turco, 2011; Wik et al, 1999) raggruppano gli effetti prodotti dall’anelgesia/anestesia ipnotica: dissociazione funzionale centrale sul neopallio , anzi, doppia dissociazione, a livello sia della corteccia somatosensoriale primaria, sia delle classiche aree limbiche corticali, come suggerito dalla variazione degli EEG in analgesia ipnotica a livello di onde gamma (32-100 Hz) relative allo scalpo prefrontale; inibizione spinale discendente sul riflesso nocicettivo R-III, inibito per 2/3, con percezione del dolore ridotta a 1/4; reinterpretazione cognitiva dell’esperienza dolorosa; disattivazione autonomica centrale, evidenziata in pupillometria ;inibizione delle capacita’ propriocettive generali, come il senso della posizione ; alterazione della mappa del dolore, con modifica sia della percezione dello stimolo algogeno sia della sua localizzazione; effetto soverchiante il placebo, e basato su meccanismi neurali differenti da quelli implicati nei processi di distrazione o di riduzione dell’attenzione; variazioni del flusso ematico a livello corticale e cingolare (subcorticale), come rivelato dalla PET su pazienti ipnotizzati sofferenti di fibromialgia; coinvolgimento dei centri corticali cingolati nella modulazione del dolore acuto e cronico; coinvolgimento corticale anteriore e cerebellare posteriore se si usano suggestioni di aspettativa e di certezza nell’analgesia; coinvolgimento corticale mediano e ippocampale se si usano suggestioni ansiogene di incertezza sul dolore.

Evidenze elettroencefaliche mostrano come la condizione ipnotica produce una riduzione dell’attività funzionale emisferica sinistra ed una implementazione di quella emisferica destra. La riduzione dell’attività corticale prefrontale sembra essere una caratteristica di tutti gli stati alterati di coscienza. L’ipnosi, quindi, non è solo suggestione.

Gli studi, le ricerche e le sperimentazioni condotte negli ultimi cinquant’anni, dimostrano che l’ipnosi è in grado di ridurre o eliminare un vasto numero di dolori, sia sperimentalmente (dolore ischemico, da pressione, da freddo, da caldo, da stimolazione elettrica), che clinicamente.

Tipologia di intervento.

 

Lo studio condotto mira sostanzialmente ad evidenziare che la pratica ipnotica è frutto soprattutto di abilità relazionali e comunicative e che le stesse possono generare delle sensibili modificazioni dello stato di coscienza, tali da produrre una vera e propria “fenomenologia” ipnotica (Erickson e Rossi, 1982; Pacori, 2009; Turco, 2011). Da rilevare anche che i pazienti che si sottopongono ad un intervento di cataratta, palesano un certo stato di ansia, riscontrabile attraverso feedback neuro-comportamentali (es. agitazione psicomotoria, stress, aggressività verbale, irrequietezza ecc) e che tale stato, attraverso induzioni ipnotiche tende sostanzialmente a ridursi.

Lo stesso studio mira, inoltre, a dimostrare che l’ipnosi funziona anche se non si parla di ipnosi. La scelta velata e strategica di non parlare di procedura ipnotica è giustificata soprattutto dalla considerazione del fattore culturale e dall’età media dei pazienti. Parlare di ipnosi in soggetti che hanno mediamente 70 anni, con un livello di scolarità medio-bassa, avrebbe prodotto un ulteriore stato di agitazione.

Tale procedura “contraria”, poiché, solitamente si asserisce che già parlare dell’ipnosi e dei fenomeni ipnotici produrrebbe già dei cambiamenti o favorirebbe una certa predisposizione, palesa nuovamente che la pratica ipnotica non è solo suggestione.

 

Campione di riferimento e caratteristiche.

 

I pazienti scelti per la procedura ipnotica e per l’intervento con anestesia ipnotica sono stati selezionati attraverso alcune risposte ipnotiche palesate che hanno evidenziato un livello sufficiente di suscettibilità ipnotica (fissazione dello sguardo, catalessia, automatismi, ritardo nelle risposte) o di assorbimento.

Il gruppo sottoposto a procedura di anestesia ipnotica è composto da 17 pazienti: 12 maschi e 5 femmine. Media età maschi: 72 anni. Media età femmine: 71 anni. Il 50% del campione di riferimento ha avuto già precedente esperienza operatoria dello stesso tipo all’altro occhio (cataratta). In soli 3 pazienti si è ridotto la quantità di anestetico. Nel restante campione non è stato assolutamente utilizzato.

 

Descrizione della procedura.

 

Fase di selezione durante le operazioni di vestizione, preparazione e attesa. Nella stanza il gruppo di persone in fase pre-operatoria è mediamente composto da 5 persone. Osservazione, primo contatto e prime procedure di induzione ipnotica attraverso comunicazione verbale e coerenza comunicativa non verbale. Utilizzo di rapport, calibrazione e guida. Utilizzo di un linguaggio abilmente vago o Milton Model e utilizzo di comandi nascosti e suggestioni ipnotiche di tipo “ecologico”. Utilizzo dei truismi e delle metafore. In tal senso, pur partendo da una procedura standard definita «analgesia a guanto ( Del Castello e Casilli, 2007) si è proceduto sempre tenendo conto della soggettività e della singolare esperienza. Durata delle prime induzioni: circa 15 minuti.

In una fase successiva, i pazienti, transitano in un altro ambiente nel quale sostano circa 10 minuti ulteriori prima dell’intervento. Accompagnati a sedersi attendono in silenzio. In tale fase “delicata” si “rinforzano” le suggestioni ipnotiche anche e soprattutto attraverso comunicazione non verbale o “ancore”.

Ultima fase: passaggio nella sala operatoria e assunzione della posizione per l’intervento. In tale fase la presenza dell’ipnotista è solo da “spettatore”. La presenza dello stesso è però palesata e percepita dal paziente.

A fine intervento (durata media 10 minuti), i pazienti vengono riaccompagnati in sala di attesa per ricevere istruzioni sulla cura e ultime informazioni. In tale fase si registra una significativa fenomenologia ipnotica.

Risultati.

 

In primis, il 100% del campione sperimenta analgesia/anestesia ipnotica. Nessuno ha percepito il dolore durante l’intervento. Il 50% sperimenta una contrazione temporale. Il tempo medio percepito dell’intervento è cioè ridotto. Ritardo temporale ed economia nei movimenti sono le altre risposte più frequenti registrate.

 

 

Riflessioni conclusive.

 

L’ipnosi è uno stato naturale, uno strumento utile nella pratica clinica psicologica e medica, una forma elettiva di comunicazione e al contempo, una strategia pragmatica e poliedrica.

Le applicazioni dell’ipnosi in ambito medico trascendono, inoltre, la mera applicazione clinica. La presenza di un professionista in campo psicologico, infatti, di un esperto di comunicazione e ipnosi, ha permesso di constatare, un netto miglioramento del “clima ospedaliero” attraverso un approccio di de-medicalizzazione del rapporto con gli utenti/pazienti. Anche questa non sembra una scoperta eccezionale per quanti si occupano di psicologia ma è sorprendente come gli specialisti oculisti coinvolti nella sperimentazione abbiano colto in modo inequivocabile tale miglioramento.

Contrariamente alle aspettative e ad alcune riflessioni, l’ipnosi è applicabile anche con persone anziane, soprattutto se consideriamo, nel caso specifico, l’età media dei 70 anni. Anzi, in un certo senso, le induzioni ipnotiche sono state facilitate e dunque “ancorate” tenendo conto proprio del vissuto degli utenti stessi, ricco di esperienze, sensazioni, ricordi, vissuti.

Oltre ad ovvi ed opportuni approfondimenti, in un immediato futuro, la pratica ipnotica dovrebbe trovare senza dubbio una maggiore applicazione, poiché procedura preziosa per il benessere psicofisico, poiché forma elettiva e strategica di comunicazione e soprattutto perché “stato naturale” che non comporta in alcun modo effetti nocivi o collaterali.

 

dimmi come cammini e ti dirò chi sei mirco turco

Self Talk e Prestazioni Sportive

“Parliamo, parliamo e non ci intendiamo mai” diceva Luigi Pirandello. La comunicazione è un’arte sicuramente complessa ed articolata. Ma cosa accade quando “parliamo con noi stessi”? Cosa ci raccontiamo? Utilizziamo termini positivi, potenzianti o etichette negative e sprezzanti?

Una delle caratteristiche umane universali è quella di “parlare con se stessi” ed è un’attività che effettuiamo, più volte al giorno, in modo più o meno consapevole. Se dovessimo indagare, ad esempio, sul tono di questa vocina interna, avremmo già alcune difficoltà e comunque, dovremmo concentrarci meglio per scoprirlo. In effetti, la vocina interna che contraddistingue questo nostro dialogo non è sempre la stessa e soprattutto, non dice sempre cose positive!

In generale, una parte dei nostri pensieri si traduce in linguaggio ed è altrettanto vero che lo stesso modo di comunicare e il contenuto di tale comunicazione possono influenzare il nostro pensiero. In molti contesti, da quello privato a quello lavorativo, sino a quello sportivo dovremmo essere consapevoli che esiste un’intelligenza diversa dalle altre e che ha un peso fondamentale nella nostra esistenza: l’intelligenza linguistica. In ambio sportivo, l’intelligenza linguistica può essere considerata anche come l’abilità dell’atleta di utilizzare un dialogo positivo con se stesso. Cosa significa?

Esistono svariate esperienze, anche personali, che dimostrano che il dialogo che rivolgiamo a noi stessi spesso si traduce in prestazioni disfunzionali o scarsi risultati. Esempi: “ … sarà impossibile raggiungerlo …”; “ … non riuscirò mai …”; “… mi sento troppo ansioso …”; … Questo primo esempio di comunicazione negativa con noi stessi determina un inevitabile insuccesso. E’ come se dicessimo che la profezia si auto-avvera. In un certo senso, la mente è letterale.

Un tipo di self-talk negativo, oltre a determinare un risultato negativo, compromette il raggiungimento degli obiettivi, decrementa l’attenzione e fa implementare la focalizzazione su stimoli irrilevanti o distraenti che, di conseguenza, generano anche preoccupazioni eccessive, stress, alterazioni dell’umore, confusione, panico. Un corretto self-talk è essenziale, dunque, nella preparazione di un qualsiasi atleta.

Ripetere a se stessi frasi positive, incoraggiamenti, brevi istruzioni, parole stimolo, ancoraggi, costituisce il nucleo centrale della tecnica del self-talk. Apparentemente semplice, la tecnica richiede un certo allenamento, costante e istruzioni precise. Il supporto di uno psicologo esperto diventa così fondamentale.

Occorre fare attenzione al tipo di comunicazione con noi stessi soprattutto quanto utilizziamo alcune frasi. Dire “non devo distrarmi” è differente dal dire “devo concentrarmi”. Il non dovrebbe essere, infatti, evitato. Il cervello lo elabora lentamente e prima di poter negare un pensiero, la mente stesse deve priva visualizzare tale pensiero. Provare per credere: “non immaginare un grosso elefante grigio con un canarino giallo sulla proboscide” …

dimmi come cammini e ti dirò chi sei mirco turco

La tecnica del self-talk è utile per l’acquisizione di nuove abilità e per il miglioramento delle performance già sperimentate. Istruzioni semplici darebbero maggiori benefici per compiti sportivi caratterizzati da precisione e tecnica, mentre incoraggiamenti e frasi motivanti porterebbero miglioramenti se applicati su compiti che richiedono forza o resistenza.

Alcuni studi evidenziano che il self-talk è efficace sulla prestazione sportiva perché implementa la capacità attentiva dell’atleta. Egli, cioè, si concentrerebbe maggiormente verso stimoli positivi orientandosi maggiormente su parti essenziali dell’allenamento e della gara. Di conseguenza, vengono attivate le risorse giuste e indicate per condurre una ottimale prestazione sportiva.

Banalmente o meno banalmente, il dialogo interno positivo influenza anche l’autostima, la sicurezza e la self-efficacy (auto-efficacia). A parità di condizioni e caratteristiche, l’atleta che dialoga internamente con se stesso in modo positivo sarà più efficace. Questo, in realtà, accade anche in altri contesti. Il self-talk risulterebbe utile, di conseguenza, per ridurre l’ansia e per implementare reazioni emotive positive.

Che tipo di frasi strutturare? Alcune evidenze suggeriscono di utilizzare un linguaggio in seconda persona soprattutto per frasi brevi e concise. Suggerimenti più lunghi e affermazioni più articolate dovrebbero essere pronunciate in prima persona. Il linguaggio in seconda persona verrebbe maggiormente percepito con un senso di maggiore autorità e importanza.

Il self-talk svolge, dunque, due funzioni fondamentali: quella cognitiva e quella motivazionale. Da alcune ricerche, emerge che gli atleti utilizzano maggiormente un self-talk motivazionale, soprattutto per focalizzare meglio il compito e l’obiettivo, per aumentare l’autostima, per implementare la prontezza mentale e per gestire situazioni di maggior stress, difficoltose o dolorose.

In un interessante schema si evidenzia come il self-talk cognitivo venga usato soprattutto per sviluppare nuove abilità. Quello motivazionale, invece, soprattutto, per implementare la focalizzazione.

 

La tecnica del self-talk, quì illustrata brevemente, è solo una delle tante possibili applicazioni concernenti la psicologia applicata allo sport. Ad oggi, esiste un bagaglio ricco e articolato di conoscenze e competenze in materia che diventano essenziali e strategiche nel mondo sportivo odierno e utili ad ogni età.

 

 

Riferimenti:

 Hardy, K. Gammage, C. Hall. (2001). A descriptive study of athlete Self-Talk. The Sport Psychology, 2001.

Hatzigeorgiadis, Y. Theodorakis. (2009). Mechanisms underlying the self talk – performance relationship. Psy of Sport & Exercise, 2009.

Mirco Turco. (2013). Che cos’è la psicologia dello sport. Unione Italiana Sport per Tutti, Lecce.

Mirco Turco (2016). Che cos’è il Self Talk. Unione Italiana Sport per Tutti, Lecce.

Quando hai smesso di danzare?

Quando hai smesso di danzare?

La vita quotidiana offre infinite opportunità per fermarsi! Mai come in questo periodo tale affermazione risuona in ognuno di noi e lo fa, paradossalmente, anche in modo saggio …

Nonostante tutto, non provo ansia, non ho disturbi del sonno, né sintomi fisici inspiegabili. Non avverto fatica, irritabilità, né mancanza di gioia, né tantomeno avverto disperazione. Insomma, non mi sento affatto esaurito! Poi, con alcune letture e riflessioni, ripassando anche metodi e tecniche antistress e pratiche di consapevolezza, scopro che, in fondo … non può che essere così! Ma scopriamolo insieme.

Il modello del “gorgo” di M. Asberg di Stoccolma, che ha studiato molto bene il Burnout, potrebbe spiegarci bene ciò che viviamo e rappresentare un’occasione, insieme a questa “pausa forzata”, di riorientare la nostra vita.

Partiamo dall’osservazione attenta del seguente disegno.

Il cerchio in alto rappresenta come stanno le cose quando viviamo una vita piena ed equilibrata. Quando le cose da fare aumentano, tuttavia, molti di noi tendono a lasciar cadere alcune di queste per concentrarsi su quello che considerano “importante”. I cerchi così si restringono, riducendo progressivamente la nostra vita. Se lo stress aumenta, infatti, aumentano le rinunce e i cerchi si restringono sempre di più. Le prime cose che lasciamo perdere, solitamente, sono in verità quelle che ci nutrono di più, ma che consideriamo “facoltative”. Il risultato è che ci rimangono il lavoro e altri fattori di stress. Ciò comporta uno svuotamento progressivo delle nostre risorse e la fine di ciò che ci nutre realmente.

Ma chi “finisce” più spesso verso il basso? A “scivolare” progressivamente sono paradossalmente le persone più coscienziose, nelle quali il livello di fiducia in se stesse dipende soprattutto dai risultati che hanno dal lavoro.

Il gorgo si crea, allora, man mano che il cerchio della vita si restringe, per concentrarsi solo sulla risoluzione dei problemi immediati. Si sprofonda giù, via via che si rinuncia a un numero di cose piacevoli e divertenti, a quelle cose che consideriamo cioè “facoltative”. Ciò seve per fare spazio solo a quelle “importanti” (es. il lavoro).

Qual’ è però il risultato finale? Affondiamo sempre più, proprio rinunciando a quelle cose che ci danno, invece, il principale nutrimento. Ciò ci lascia sempre più esausti, incapaci e infelici. Ci troveremo a toccare il fondo, ridotti ad un surrogato di noi stessi.

E allora, non rinunciate. Non smettete di alimentare le vostre passioni, i vostri interessi, il vostro hobby preferito o a una parte della vita sociale e relazionale. Non rinunciate a divertirvi, a fare attività fisica, a farvi una chiacchierata leggera e spensierata con qualcuno. Non procrastinate, non rinunciate … oggi, più che mai, riprendete a danzare!

La vita quotidiana offre infinite opportunità per fermarsi! Oggi, è una di queste opportunità …

 

 

Rif.to: M. Williams, D. Penman (2016). Metodo Mindfulness. Oscar Mondadori.

Un topolino con il complesso della civetta

Un topolino con il complesso della civetta.

In un esperimento condotto da alcuni psicologi, qualche anno fa, si chiese a degli studenti di fare un semplicissimo gioco con un labirinto. Bisognava tracciare una riga con una matita dal centro del labirinto fino all’uscita, senza staccare la matita dal foglio (molti di voi lo conoscono sicuramente). Si chiedeva ai partecipanti, divisi in due gruppi, di risolvere l’enigma e l’obiettivo era quello di aiutare un topolino disegnato a raggiungere sano e salvo la sua tana. C’era una variante però: un gruppo si impegnava su una versione del labirinto che aveva anche un pezzo di formaggio dall’aspetto invitante e delizioso davanti alla tana, subito dopo l’uscita dal labirinto stesso. In linguaggio tecnico questo è noto come “enigma positivo” o “orientato all’avvicinamento”. Nella versione dell’altro gruppo non c’era il formaggio, c’era invece la figura di una civetta che si librava, pronta a piombare sul topo in ogni istante e a catturarlo con gli artigli. Questo è noto come “enigma negativo” o “orientato all’evitamento”.

I due labirinti era facili da percorrere e infatti, tutti li completarono nel giro di un paio di minuto. Gli effetti successivi del gioco sugli studenti, invece, furono ben diversi. Dopo averlo completato, i ragazzi erano stati invitati a fare un altro test, in apparenza scollegato che misurava la creatività. Quelli che avevano evitato la civetta diedero risultati peggiori del 50% rispetto a quelli che avevano aiutato il topolino a trovare il formaggio!

Venne fuori che nella mente degli studenti, l’evitamento aveva spento la capacità di accedere alle diverse opzioni, aveva attivato in loro il circuito di avversione lasciandoli con un persistente sensazione di paura e aumentando in loro la vigilanza e la cautela. Quello stato mentale aveva il duplice effetto di indebolire la creatività e ridurre la flessibilità della mente stessa.

Per gli studenti che avevano aiutato il topolino a trovare il formaggio, invece, la prospettiva non avrebbe potuto essere più differente: si erano aperti a nuove esperienze, erano più giocosi e spensierati, meno cauti, ben contenti di sperimentare. L’esperienza aveva aperto loro la mente.

Questo interessantissimo esperimento si presta a diverse interpretazioni, anche in merito ai nostri giorni. Potremmo dire, in primis, che lo spirito con cui fai una cosa, spesso, ha la stessa importanza dell’azione in sé.

Se fai una cosa in modo negativo o critico, se ci rimugini sopra o ti preoccupi eccessivamente, se porti a termine un compito a denti stretti, attivi il sistema di avversione della mente … Ciò ti fa diventare un topolino con il complesso della civetta: più ansioso, meno flessibile e meno creativo. Se invece fai la cosa a cuore aperto e volentieri, attivi il sistema mentale di avvicinamento: la tua vita ha la possibilità di diventare più ricca, calda, flessibile e creativa. Non c’è niente che attivi il sistema di evitamento quanto l’impressione di essere in trappola!

Pensare con il corpo

PENSARE CON IL CORPO

 

Gli indiani Pueblo mi dissero che tutti gli americani sono pazzi. Naturalmente ne fui stupito e chiesi perché. Risposero. “ … dicono che pensano con la testa. Nessun uomo sano di mente pensa con la testa” (C.G. Jung)

 

Hai mai notato come il cattivo umore influenzi il tuo corpo? Per esempio nel modo di muoverti …

Lo psicologo J. Mickalak e i suoi colleghi dell’Università della Ruhr hanno utilizzato un sistema di registrazione ottica del movimento per vedere le differenze di andatura fra le persone depresse e quelle non depresse.

Hanno così invitato nel loro laboratorio alcuni volontari nelle due diverse condizioni e hanno chiesto loro di camminare liberamente. Mentre camminavano i loro movimenti venivano registrati da alcuni marcatori posizionati al loro corpo.

I ricercatori hanno scoperto che le persone depresse camminavano più lentamente e dondolavano meno le braccia; la parte superiore del corpo non oscillava molto durante la camminata e tendeva a oscillare più lateralmente. Hanno inoltre scoperto una posizione tendenzialmente ingobbita o pendente in avanti.

Ora prova tu. Siediti su una sedia e poni le tue spalle in avanti e la testa bassa. Fallo per qualche minuto. Poi, nota come ti senti. Se il tuo umore è peggiorato, alzati in piedi, poniti con una postura eretta e il capo dritto.

Quando ti senti depresso, allora, la prima cosa che puoi fare è cambiare postura e movimenti. Cerca di prediligere movimenti verso l’alto e metti in equilibrio il tuo corpo, con la testa, il collo e le spalle. Prova a oscillare progressivamente le braccia, sollevandole sempre più su. Se vuoi fare le cose complete, prova anche ad abbozzare un sorriso …

Questa non è sicuramente una cura, ma un buon inizio e ricordiamo che, sovente, ci capita di passare così tanto tempo nella “testa” che dimentichiamo di avere un corpo!

6 mosse per smontare lo STRESS

6 MOSSE per smontare lo STRESS.

 

Una volta, durante una lezione di inglese ho fatto una lettura molto interessante. Qualcuno sosteneva che nella parola stress vi è la formula per gestirlo e affrontarlo strategicamente. Analizzando lettera, per lettera, infatti, avrete un vero e proprio programma per il vostro benessere. Ovviamente, anche in questo caso, oltre che arricchire il vostro bagaglio cognitivo, vi consiglio di applicare il metodo.

  • SCHEDULING: significa che il vostro comportamento deve essere orientato, verso una meta, un obiettivo, verso una direzione precisa. È come dire che occorre un programma o una programmazione del successo. Attenzione, anche i nostri fallimenti richiedono impegno!
  • TREAT YOUR BODY WELL: il corpo è molto importante, al pari della mente. Siamo anche e soprattutto fisico e corporeità. Non è un caso che quando entrate in un ambiente, entreranno prima i vostri ormoni! Occorre trattare bene il nostro corpo, non soltanto con l’attività fisica ma anche con l’alimentazione equilibrata e piani alimentari che ci rispettino. Significa anche dedicarsi, saltuariamente, all’armonia corporea anche con i massaggi e le arti orientali, così come la meditazione e lo yoga. Direi che occorre anche saper pensare con il corpo, perché quando esploriamo percettivamente le zone più profonde del nostro corpo esploriamo al tempo stesso le zone più profonde di noi stessi. Non basta allora la conoscenza cognitiva del corpo ma occorre un radicamento propriocettivo, ovvero una vera raccolta delle nostre sensazioni interne.
  • RELAX: significa dedicarsi ogni giorno, se pur per qualche minuto, ad attività che abbassino la nostra tensione quotidiana. Relax significa ugualmente praticare con costanza attività che fanno parte della nostra vita, senza necessariamente iscriversi ad un corso in una palestra dell’ultimo grido. Relax è anche passeggiare in mezzo alla natura e prestare attenzione consapevole agli odori, profumi, suoni, percezioni e sensazioni che investono il nostro corpo e la nostra mente. Relax può, al tempo stesso, significare molto altro: suonare uno strumento musicale, dipingere, disegnare, … Relax nel lavoro, nei rapporti interpersonali e in quelli privati, sapersi allontanare strategicamente da luoghi, situazioni e persone “nocive” che si nutrono della nostra energia. Relax è una scelta di coraggio.
  • EXPECTATIONS: smettetela di pretendere troppo da voi stessi e dagli altri. Il perfezionismo crea persone infelici. Accettate le sfumature, i colori indefiniti, le incertezze, i dubbi, le mille risonanze di voi stessi e degli altri. Evitate di aspettarvi troppo, investendo eccessivamente speranze, illusioni, aspirazioni inutili o improbabili.
  • SLEEP: il sonno è fondamentale per la nostra sopravvivenza. Il sonno ristora e riequilibra il nostro organismo ed è un indicatore importante per la nostra salute mentale. Diffidate da coloro che dicono di riposare bene e di rendere meglio se dormono 2,3 ore al giorno. È un’affermazione non suffragata dalla scienza che al contrario ci dice che occorre riposare bene per almeno 7,8 ore. Preservate la qualità del sonno, anche perché, contrariamente a quanto si afferma, il sonno perso non si recupera! La deprivazione del sonno causa disturbi comportamentali e può determinare anche la morte. Il sonno e il sogno sono elementi imprescindibili per una vita serena e sana. È stato dimostrato, inoltre, che la carenza di sonno altera il metabolismo degli zuccheri e stimolo la produzione di cortisolo, l’ormone dello stress. Si determina anche un rallentamento del metabolismo basale e una riduzione della massa magra, facilitando il sovrappeso. Dormire solo 4,5 ore a notte aumenta la probabilità di sviluppare, nel tempo, il diabete di tipo 2.
  • SMILE: sorridete, fatelo spesso, sempre. Sorridere è un toccasana per il corpo e la mente. Sorridere crea una tempesta neurochimica e inoltre, contagia gli altri e influenza l’ambiente in cui viviamo o lavoriamo. Chi sorride irradia una forza ed una energia differente dalle persone cupe. Siate maggiormente ironici, anzi, umoristici. Per corrugare la fronte si mettono in movimento ben sessantacinque muscoli. Per sorridere solo diciannove. Quindi, fatelo, almeno per economia muscolare! Una persona che sa ridere di un problema, può anche affrontarlo e superarlo. Sembra quasi strano che oggi vi siano anche corsi di yoga della risata e che si facciano anche nelle aziende. Sorridere è un bisogno, una necessità ma rischiamo, sovente, di scordare questa arma strategica per la nostra salute e per l’armonia del nostro ambiente.

Questo è un classico esempio di combinazione tra un approccio MIND ed ACTION che vi porterà un cambiamento non solo cognitivo ma anche emotivo e motivazionale. Provate ad applicare questo metodo e perseverate per almeno 21 giorni. Otterrete grossi vantaggi e benefici.

 

TRATTO DA:

MIRCO TURCO (2017). UNIQUE ANTISTRESS EXPERIENCE, IL METODO INTERNAZIONALE PER LIBERARSI DALLO STRESS E VIVERE SERENI. PRIMICERI EDITORE, PADOVA.

Conoscere e gestire lo STRESS. Consigli per Genitori e Bambini

Lo stress non è una malattia, ma una condizione necessaria nella vita ed è una forma di adattamento. Ogni volta che dobbiamo “affrontare” qualcosa di nuovo, proviamo stress. Lo stress potrebbe addirittura essere considerato “vitale” e serve per far crescere l’individuo. In fase di crescita e sviluppo è molto importante sperimentare situazioni di stress ed è sconsigliato al genitore, fare “piazza pulita”, eleminare gli ostacoli, “spalare la neve” …

L’aragosta, ad esempio, cresce grazie alle sfide dell’oceano. Esce dal suo guscio, infatti, affronta i predatori e le varie difficoltà e solo dopo edifica il suo guscio protettivo. Per crescere, nuovamente dovrà uscire dal suo guscio e affrontare i vari stress. Successivamente edificherà il nuovo guscio e così via, pian, piano …

Le cose cambiano, ovviamente, se siamo eccessivamente esposti ad uno stimolo stressante, ad una situazione pesante, ad una realtà opprimente. Lo stress, di fatto, non è questione di peso, ma di tempo. Per quanto tempo dobbiamo tollerare il peso? Quanto durerà la situazione stressante?

Occorre considerare che lo stress ha le sue fasi e in generale, ne possiamo distinguere essenzialmente 3:

  1. Una fase di allarme, in cui l’organismo attiva le sue risorse.
  2. Una fase di spinta, in cui l’organismo si mobilita.
  3. Una fase di esaurimento, in cui l’organismo abbassa le sue difese.

Conoscere lo stress significa anche e soprattutto sapere come “agisce” su di noi, sui nostri bambini, sugli altri e il mondo circostante. La domanda fondamentale, oggi, è: come ci comportiamo sotto stress?

Le situazioni di stress implicano un sovraccarico di conflittualità e tale sovraccarico determina una serie di emozioni nell’uomo. Sarà più probabile, ad esempio, vivere ansia, rabbia, tristezza, dolore, colpa, imbarazzo, noia. Si aggiungono i sentimenti di insufficienza, inferiorità, insicurezza con un incremento della dipendenza verso gli altri. Aumentano, inoltre, fastidio, frustrazione e malessere in generale.

Le situazioni di stress aumentano l’aggressività, ovvero l’esigenza di atteggiamenti e comportamenti distruttivi e punitivi. Aumenta, in generale, anche l’esigenza di movimento corporeo e di irrequietezza.

Aumenta in modo sensibile anche il bisogno di congruenza e la necessità di evitare ulteriori conflitti, così come l’intolleranza verso tutto ciò che è ambiguo, irregolare, indeterminato, complicato. La persona comincia ad avere maggiori esigenze di ordine, coerenza, chiarezza, regolarità.

Lo stress causa l’intolleranza all’incongruità e con essa si registra un innalzamento delle attribuzioni di causalità, con la tendenza a dare e accettare spiegazioni.

Sotto stress si registra un’inibizione degli aspetti creativi e immaginativi e gli stati emotivi negativi e di sofferenza che ne derivano causano comportamenti stereotipati.

Lo stress determina anche reazioni difensive poco adeguate, come ad esempio la regressione. Inoltre, la persona tende maggiormente a lamentarsi del proprio stato di salute con chiare manifestazione: palpitazioni, tachicardia, nausee, difficoltà di respiro, sudore freddo, malessere diffuso …

Nel bambino, possiamo evidenziare alcuni segnali specifici di stress, sebbene occorra sempre considerare la quantità dei sintomi e la durata:

  • Fisici: mal di testa, dolore allo stomaco, battito cardiaco accelerato, senso di stanchezza.
  • Cognitivi: difficoltà di concentrazione, preoccupazioni eccessive, pensieri irrazionali.
  • Emotivi: ansia, nervosismo al mattino, sbalzi di umore, demotivazione, scoppi di rabbia.
  • Comportamentali: minore livello di attività, difficoltà di addormentamento, comportamenti fobici o aggressivi, bulimia, scoppi di pianto.
  • Relazionali: senso di esclusione, ritiro sociale, difficoltà con compagni, insegnanti e istruttori, litigiosità familiare.

 

Cosa fare per ridurre lo stress?

  1. Impegniamoci e impegniamo i bambini in attività (commitment) bandendo ogni tipo di alienazione. Fate un programma dettagliato, cercando ovviamente, di rispettare i vari punti senza procrastinare troppo. In fondo, il lavoro può continuare, così come lo studio programmato, i compiti e gli esercizi, così come cucinare, fare bricolage in casa, dedicarsi al giardinaggio, dedicarsi al proprio sport, …
  2. Esercitate un controllo su ciò che fate, sentendovi responsabili e i principali artefici, combattendo così il senso di impotenza. Fate le cose con volontà, impegno, determinazione e costanza e non “tanto per …”. Fate comprendere ai vostri bambini il perché delle cose e non solo l’obbligo, l’imposizione, la regola.
  3. Orientatevi alla sfida, contrapponendovi alla minaccia, ponendovi degli obiettivi, se pur piccoli o simbolici. Fate in egual modo con i bambini: ponete una ricompensa, un premio, un vantaggio a breve termine.
  4. Humor: non andate sempre alla ricerca di informazioni e notizie che “confermano” il periodo di stress che state vivendo insieme ai vostri bambini. Distraetevi, “staccate la spina” magari guardando un film divertente o facendo qualcosa che vi fa sorridere o ridere. Evitate il sovraccarico di informazioni. Potete decidere deliberatamente di non guardare, ad esempio, il telegiornale 1, 2 volte a settimana!
  5. Ottimismo: sebbene possa essere considerato una caratteristica personologica, guardate diversamente il mondo, il periodo, ciò che accade, sentendo pienamente e immaginando che le cose procederanno progressivamente meglio, bene. Fatelo con slancio, ma esercitatevi. Potete “rendere” i vostri bambini più ottimisti. Fateli raccontare storie a lieto fine, fate loro scrivere un bel racconto, una filastrocca, una poesia che allontani timori ed ansie. Potete procedere anche con un disegno libero o guidato, … Ricordiamo anche che l’ottimismo incide positivamente sull’autostima. Attraverso l’ottimismo le situazioni appaiono più controllabili e anche quando si vive un periodo “pesante”, si trasforma la rappresentazione che abbiamo di una situazione irrisolvibile, attenuando il senso di impotenza che possiamo provare.

Dicono di noi Unique Antistress Quality

ESERCIZIO PRATICO PER I BAMBINI E NON SOLO …

Ricordiamoci che il Gioco è una cosa Seria!

Una persona calma respira in modo calmo! Non è una banalità, ma lo stress si riduce anche attraverso delle “buone pratiche”. Rallentare il ritmo respiratorio è la prima cosa da fare, ma occorre esercizio!

“Immagina di essere un super artista di un famosissimo circo. Sei vestito con dei colori sgargianti e appena entri in scena scoppia un super applauso fragoroso.

Allarga le braccia perché stai per effettuare una camminata su una fune sospesa sopra la testa degli spettatori. (Potete, ad esempio, disporre a terra una corda, una fune, una striscia lunga qualche metro)

Comincia a rallentare il respiro. Inspira ed espira con calma, approfondendo progressivamente la respirazione.

Poni un piede dopo l’altro, con calma, piano, piano … porta in avanti il piede appoggiando delicatamente il tallone, poi la pianta, poi la punta. Continua a respirare lentamente e profondamente.

Senti il peso che si sposta progressivamente verso il piede che si trova in avanti. Fai un bel respiro, più lento e profondo.

Procedi con l’altro piede.

Ruota il busto verso la tua destra e saluta il pubblico che ti guarda. Ruota verso la parte opposta e fai lo stesso.

Senti le sensazioni che provengono dai fianchi mentre ti muovi. Concentrati sull’equilibrio e sul tuo respiro calmo e profondo.

Procedi con calma e armonia …

Sei quasi alla fine del percorso e ti accorgi che il tuo respiro è calmo e profondo, il corpo perfettamente in equilibrio. Sei attento e concentrato.

Sei alla fine. Fai un bel respiro ed esci con un bel saltello, piegando le ginocchia per atterrare con morbidezza sulla pedana.

Fai un inchino di ringraziamento e goditi gli applausi del pubblico …”

(usate l’immaginazione per modificare ed arricchire l’esercizio)

Il BURNOUT

Una definizione.

Il burn-out (essere bruciati, esauriti, scoppiati) è stato introdotto per indicare una serie di fenomeni di affaticamento, logoramento e improduttività lavorativa. La sindrome da burn-out è stata osservata per la prima volta negli Stati Uniti in persone che svolgevano diverse professioni d’aiuto: infermieri, medici, insegnanti, assistenti sociali, poliziotti, operatori di ospedali psichiatrici, … Secondo Maslach, il burn-out è un insieme di manifestazioni psicologiche e comportamentali che può insorgere in operatori che lavorano a contatto con la gente.

Le manifestazioni di tale sindrome:

  • esaurimento emotivo,
  • depersonalizzazione,
  • ridotta realizzazione personale.

L’esaurimento emotivo consiste nel sentimento di essere emotivamente svuotato e annullato dal proprio lavoro. La depersonalizzazione si presenta come un atteggiamento di allontanamento nei confronti di coloro che richiedono o ricevono la prestazione professionale, il servizio o la cura. La ridotta realizzazione personale riguarda la percezione della propria inadeguatezza al lavoro, la caduta dell’’autostima ed il sentimento di insuccesso nel proprio lavoro.
Il soggetto “colpito” da burn-out manifesta spesso sintomi a-specifici come: irrequietezza, senso di stanchezza ed esaurimento, apatia, nervosismo, insonnia; sintomi somatici quali tachicardia, cefalee, nausea; sintomi psicologici come depressione, bassa stima di sé, senso di colpa, sensazione di fallimento, rabbia e risentimento, alta resistenza ad andare al lavoro ogni giorno, indifferenza, negativismo, isolamento, sensazione di immobilismo, sospetto e paranoia, rigidità di pensiero e resistenza al cambiamento, difficoltà nelle relazioni con gli utenti, cinismo, atteggiamento colpevolizzante nei confronti degli utenti.

Spesso tale situazione di disagio induce il soggetto ad abuso di alcool o di farmaci. Gli effetti negativi del burnout non coinvolgono solo il singolo, come persona e come lavoratore ma anche l’utenza a cui viene offerto, di conseguenza, un servizio inadeguato ed un trattamento meno umano.

Il burn-out può essere considerato come una conseguenza dello stress, stress concepito come   una risposta aspecifica dell’organismo ad una richiesta di prestazioni. Ovviamente, esso va inteso come fenomeno più complesso dello stress.

Identificazione delle cause del burn-out.

Possiamo evidenziare cause soggettive e cause socio-culturali.

Fanno parte delle cause soggettive:

  • Caratteristiche della personalità;
  • Insufficiente maturazione emotiva;
  • Incapacità di reggere relazioni sociali coinvolgenti;
  • Tendenza all’eccessivo coinvolgimento nelle problematiche altrui;
  • Intolleranza della frustrazione;
  • Incapacità di gestire il tempo in modo efficace e produttivo, con conseguente continua insoddisfazione per come lo si è utilizzato (indipendentemente dagli esiti raggiunti).

Fanno parte delle cause socio-culturali:

  • Malfunzionamento gestionale della struttura;
  • Non avere tempi e spazi prefissati per la propria crescita personale;
  • Essere scarsamente retribuiti;
  • Essere sovraccarichi di lavoro;
  • Non avere possibilità di interazione con i colleghi;
  • Insoddisfazione nei rapporti con colleghi;
  • Insufficiente autonomia decisionale;
  • Scarso rapporto con i superiori;
  • Problematiche personali di tipo relazionale o comunque di tipo familiare.

Caratteristiche del burn-out e sintomatologia.

sindrome da esaurimento psicofisico Mirco Turco

La vittima di burn-out può vivere una sintomatologia complessa di tipo cognitivo, emozionale e comportamentale.

Sintomi psichici:

esaurimento emotivo, depersonalizzazione dell’utente, ridotta realizzazione professionale. Ai sintomi inclusi in queste tre categorie, F. Folgheraiter aggiunge quelli descrivibili globalmente come perdita di controllo.

In base a questo criterio, i sintomi possono essere raggruppati in quattro categorie:

  1. Collasso delle energie psichiche (resistenza ad andare al lavoro, apatia, demoralizzazione, difficoltà di concentrazione, diagio, incubi notturni, irritabilità, preoccupazioni eccessive o immotivate, senso di inadeguatezza, sensi di colpa, senso di frustrazione o fallimento.
  2. Collasso della motivazione (perdita della capacità empatica, rigidità nell’imporre regole o norme, cinismo, ostilità, rifiuto vero gli utenti o i colleghi.
  3. Caduta dell’autostima (svalutazione professionale e personale).
  4. Perdita di controllo (mancato controllo dello spazio, pensieri lavorativi ininterrotti, mancata possibilità di “staccare la spina”).

Sintomi comportamentali:

Assenteismo; progressivo ritiro dalla realtà lavorativa (“disinvestimento); difficoltà a scherzare sul lavoro, talvolta anche solo a sorridere; ricorso a misure di controllo o allontanamento nei confronti degli utenti: sedazione, contenzione fisica, espulsione; perdita dell’autocontrollo: reazioni emotive violente, impulsive, verso utenti e/o colleghi; tabagismo e assunzione di sostanze psicoattive: alcool, psicofarmaci, stupefacenti.

Sintomi fisici:

la sindrome di burn-out può provocare o peggiorare una sintomatologia di tipo psicosomatico (Bernstein, , Cherniss 1983, Halaszyn 1989) e nello specifico:

  1. a) disfunzioni gastrointestinali: gastrite, ulcera, colite, stitichezza, diarrea;
  2. b) disfunzioni a carico del SNC (sistema nervoso centrale): astenia, cefalea, emicrania;
  3. c) disfunzioni sessuali: impotenza, frigidità, calo del desiderio;
  4. d) malattie della pelle: dermatite, eczema, acne, afte, orzaiolo;
  5. e) allergie e asma;
  6. f) insonnia e altri disturbi del sonno;
  7. g) disturbi dell’appetito;
  8. h) componenti psicosomatiche di: artrite, cardiopatia, diabete.

Insorgenza e decorso del burn-out.

Generalmente, possono essere identificate quattro fasi specifiche:

  1. Entusiasmo idealistico;
  2. Stagnazione;
  3. Frustrazione;
  4. Disimpegno.
  1. La prima fase (entusiasmo idealistico) è caratterizzata dalle motivazioni che hanno spinto gli operatori a scegliere un certo tipo di lavoro. Tali motivazioni possono essere consapevoli o inconsce.
  2. Nella seconda fase (stagnazione) l’operatore si accorge progressivamente che il lavoro non soddisfa più i suoi bisogni. Si passa così ad una riduzione dell’impegno lavorativo e ad un sorta di disimpegno.
  3. La terza fase (frustrazione) è quella più critica. L’operatore pensa di non poter più eseguire il lavoro. Si sviluppano vissuti di perdita, svuotamento, crisi emozionali e valoriali. La persona frustrata potrà anche assumere atteggiamenti di tipo aggressivo o potrà mettere in atto comportamenti di fuga (ad esempio periodi prolungati di malattia o allontanamento dal posto di lavoro).
  4. La quarta fase (disimpegno) è caratterizzata dal passaggio dalla empatia all’apatia. In tal caso, il soggetto sperimenta una sorta di “morte professionale”.

E’ fondamentale, ai fini della prevenzione, considerare il burn-out come un complesso problema “contagioso”. Esso, infatti, non riguarda solo la persona che lavora, ma può estendersi ad un gruppo o un equipe. E’ dunque un problema organizzativo. Le conseguenze di tale sindrome ricadono, infatti:

  • Sull’operatore
  • Sul gruppo
  • Sugli utenti
  • Sull’intera organizzazione
  • Sul sistema sociale

 Strategie per la Prevenzione del Burn-Out.

La prevenzione del burn-out può essere realizzata attraverso una serie di strategie:

  • Incoraggiamento degli operatori verso nuovi obiettivi gratificanti;
  • Aiuto per innalzare i meccanismi di controllo e di feed-back;
  • Implementare l’efficacia professionale e l’efficienza del ruolo attraverso training specialistici;
  • Attuare interventi di gestione del tempo (time management);
  • Conoscere le dinamiche lavorative e le possibili problematiche associate;
  • Esercitare un controllo/monitoraggio sul fenomeno burn-out da parte di professionisti del settore;
  • Creare dei gruppi di discussione e aiuto sulle problematiche lavorative;
  • Pianificare bene il lavoro;
  • Incoraggiare gli operatori a fruire delle ferie in modo strategico;
  • Organizzare training per la gestione e la risoluzione del conflitto;
  • Pianificare interventi specifici di psicologia del lavoro e delle organizzazioni;

  • Il burn-out, come altre problematiche già conosciute, fa parte delle realtà organizzative disfunzionali, realtà che non tengono conto, per mancata conoscenza o per altre ragioni, della rilevanza della gestione strategica delle risorse umane. Gestione strategica delle risorse umane significa soprattutto conoscenza delle variabili soggettive dei singoli dipendenti e conoscenza di aspetti rilevanti quali clima e cultura organizzativa ma anche conoscenza e gestione delle dinamiche di gruppo, conoscenza e valorizzazione dei processi organizzativi, conoscenza e consequenziale applicazione di strategie che afferiscono alla psicologia applicata.

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