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Paura dei Temporali? Prova con l’Ipnosi

La paura intensa dei temporali è una paura abbastanza diffusa, indipendentemente dall’età o dall’ambiente di provenienza.

Si parla di Ceraunofobia, paura dei fulmini e di Brontofobia, ovvero paura dei tuoni. Sovente, la persona è in preda ad un vero e proprio attacco di ansia, che sfocia in un vero panico, caratterizzato da tachicardia, sudorazione eccessiva, nausea, vomito, sino a tremori. Tale fobia, può essere sostanzialmente invalidante per la persona e quindi, non è da sottovalutare.

Nonostante possa essere un’esperienza comune soprattutto quando si è bambini, sovente, si manifesta anche in età adulta e crea, oltre all’evidente disagio, anche un vissuto di vergogna. È importante, quindi, fare chiarezza e dare opportuni suggerimenti per comprenderla, affrontarla e gestirla. Ancora una volta, l’ipnosi può essere uno strumento strategico, oltre ad altri approcci (terapia cognitivo-comportamentale ad esempio).

Un primo “approccio razionale” potrebbe già essere utile. Ovvero, sin da subito, suggerirei alla persona con tale fobia di informarsi maggiormente sulla natura dei temporali. Fare una vera e propria ricerca scientifica ha lo scopo è di appurare che, in realtà, è raro che un temporale possa essere particolarmente pericoloso per l’individuo.

Accade però, come nel resto delle fobie, che la razionalità aiuti relativamente! Cercare rassicurazione e supporto da qualcuno (un familiare, ad esempio) è una delle prime soluzioni più ricercate, ma potrebbe essere solo un “tamponamento” parziale del problema. È da considerare, inoltre, che la “paura per i rumori forti e improvvisi” è una delle paure più ancestrali!

Attraverso l’ipnosi si può “sciogliere” strategicamente tale fobia, eliminando, ad esempio, la causa scatenante e/o creando nuove associazioni e quindi condizionamenti.

Solitamente, l’approccio ipnotico è dunque pratico e pragmatico, ma parallelamente, (a seconda della persona) suggerisco anche “una riflessione” sugli aspetti simbolici e/o sulle immagini archetipiche, che potrebbero contenere verità interessanti, risuonanti e illuminanti …

Il tuono, ad esempio, ci rimanda ad una manifestazione degli dei più temuti (Thor, Zeus, Indra, Baal, …) e può essere considerato espressione di collera. Si narra, che Prajapati, il padre cosmico, istruì la sua discendenza servendosi di tre boati identici che dei, uomini e demoni interpretarono in maniera diversa in relazione alla loro natura. “Domandatevi” udirono gli dei indisciplinati; “Date” disse il tuono agli uomini avidi; “Siate compassionevoli” ordinò ai crudeli demoni.

Il tuono, nel Grande Libro dei Mutamenti (I Ching) rappresenta un grande shock fisico o psicologico, ma anche qualcosa che stimola la riflessione e l’introspezione. Il tuono evoca il solenne brontolio della psiche, un boato che risveglia la nostra attenzione, ma è anche sinonimo di liberazione e movimento. Talune volte, rappresenta, invece, una “involuzione” a livello psichico.

Tutto ciò che è “tuonante” trascende il normale rumore dell’esistenza e scuote la nostra memoria, proprio come gli zoccoli che rimbombano, i cannoni di guerra, gli applausi scoscianti …

Anche il fulmine ha la sua valenza simbolica e ancestrale. È qualcosa di rapido che colpisce, presagio di un “brutto tempo”, ma al contempo, può anche essere illuminazione, insight, idee nuove che balenano.

Lo sciamanesimo conosce “l’esperienza mistica del lampo” che mette in contatto con l’inconscio e apre le porte del regno psichico della chiaroveggenza. Il lampo è un avvertimento ed è la natura che si fa strada dentro di noi …

Un tale approccio, oltre ad essere notevolmente affascinante e persuasivo, diventa, in taluni casi, molto strategico. Sicuramente, attraverso l’ipnosi e il linguaggio ipnotico, si possono utilizzare anche metafore, parole, immagini e frasi che sottolineano proprio tale simbolismo, “scuotendo” l’inconscio della persona. Parallelamente, si agirà associando al temporale, nuovi rumori, melodie, suoni, luci ed altri stimoli rilassanti o tranquillizzanti …

 

Cfr. Il Libro dei Simboli. Riflessioni sulle immagini archetipiche. The Archive for research in achetypal symbolism. Taschen ed.

SE IL CLOWN IT POTESSE PARLARE …

Se il clown It potesse parlare …

Mi sento inquietante, a tratti, angosciante e perturbante. Il mio aspetto è strano, direi ambiguo. È difficile per voi sapere cosa penso effettivamente o quale sarà la mia prossima mossa. Mi muovo “diversamente”, eppure, sono umano! Ho contorni sfumati, accentuati, simil distonici. Divento incoerente, bizzarro e soprattutto imprevedibile … forse, è soprattutto questo che vi allarma.
Rappresento il chiaro esempio di una “valle perturbante”*! Certo è che trovare il nome specifico della vostra fobia (coulrofobia) nei miei riguardi, poco servirà e comunque alimenterà il mio potere!
Negli individui è sovente l’ambivalenza a creare un certo “brivido”, attivando reazioni primitive, la fuga come la paralisi.


Mi sento un personaggio lungo una linea di confine, tra ciò che intrattiene e diverte e ciò che può essere ambiguamente seducente e maligno. Nel circo, come nella letteratura e nel cinema ho avuto il mio ruolo ma il vissuto è sempre di chi mi guarda!
Allora, esaspero il dubbio costante sull’identità degli individui, che possono trasformarsi improvvisamente in qualcosa di diverso da come normalmente appaiono.
È un improvviso sovvertimento, in cui si mescolano desideri e paure profonde e segrete. Colui che mi osserva, al contempo, può addentrarsi in territori in cui angoscia e piacere non sono rigidamente separati e dove la percezione del mostruoso arreca turbamento e ugual soddisfazione. Siete costretti, allora, a confrontarvi con il potere degli archetipi …
Le grandi emozioni, utili alla sopravvivenza, cambiano schema in me, mutando senso, camuffandosi, comprendosi, nascondendosi, trasformandosi e quindi ingannandovi. Questa mia “capacità” scuote il vostro inconscio, spingendosi verso ciò che diventa spaventosamente affascinante.

 

 

*“La sensazione di familiarità e di piacevolezza generata in un campione di persone da robot e automi antropomorfi, aumenta al crescere della loro somiglianza con la figura umana, fino ad un punto in cui l’estremo realismo rappresentativo, produce però un brusco calo delle reazioni emotive positive, destando sensazioni spiacevoli come repulsione e inquietudine, paragonabili al perturbamento”.

 

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