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Claustrofobia

La claustrofobia è una fobia specifica (DSM-5), caratterizzata da un’intensa e persistente paura degli spazi chiusi o ristretti, come ascensori, stanze senza finestre, tunnel, metropolitane o aerei. La persona prova ansia o panico al pensiero o all’esposizione a questi luoghi. La paura è sproporzionata rispetto al pericolo reale. Porta spesso ad evitamento o forte disagio.

Sintomi comuni

Fisici:

  • Palpitazioni, sudorazione, tremori
  • Difficoltà a respirare, senso di soffocamento
  • Nausea, vertigini

Psicologici:

  • Sensazione di “perdere il controllo”
  • Paura di morire o “impazzire”
  • Desiderio urgente di uscire o scappare

Comportamentali:

  • Evitamento di ascensori, stanze chiuse, auto, bagni pubblici, aerei, ecc. Crepa Nel Muro, Immaginare, Esplorare

Cause principali

  • Esperienze traumatiche (es. essere rimasti chiusi in uno spazio ristretto da piccoli)
  • Modello di apprendimento (vissuto di un genitore ansioso o fobico)
  • Predisposizione biologica (maggiore reattività del sistema limbico)
  • Distorsioni cognitive (esagerazione del pericolo, pensieri catastrofici)

Trattamenti efficaci

1. Terapia cognitivo-comportamentale (CBT)

È il trattamento più supportato dalla ricerca.

Include:

Esposizione graduale agli spazi chiusi (in vivo o virtuale)

Ristrutturazione cognitiva

Tecniche di rilassamento e gestione dell’ansia

2. Esposizione in realtà virtuale (VRET)

Simula spazi chiusi in un ambiente controllato e sicuro.

Riduce l’evitamento ed è altamente efficace anche in poche sedute.

3. Tecniche di desensibilizzazione sistematica

Si abbina spesso alla CBT: esposizione + rilassamento progressivo e/o Ipnosi

4. EMDR

Può essere utile se la fobia ha origine da un trauma specifico.

5. Farmaci (solo in casi gravi)

Benzodiazepine o SSRI possono essere usati a supporto, non come prima scelta.

Claustrofobia e comorbidità

Spesso coesiste con: Disturbi di panico, Agorafobia ,Altre fobie specifiche, Disturbi ossessivo-compulsivi o post-traumatici, …

KLOVER è una esperienza di Realtà Virtuale pensata per aiutare chi soffre di claustrofobia. Grazie all’esposizione graduale a situazioni che generano ansia, permette di affrontare la paura degli spazi chiusi in modo sicuro e controllato. Gli scenari disponibili sono dieci: cantina, stanza da letto, metropolitana, treno, ascensore, grotta, bunker, bagno pubblico, risonanza magnetica e cinema. Ogni ambiente è suddiviso in step progressivi, che aumentano gradualmente la sensazione di disagio per favorire il superamento della paura. L’obiettivo è ridurre o eliminare la risposta d’ansia, consentendo al paziente di sentirsi più sicuro. Con KLOVER, il terapeuta ha uno strumento innovativo per aiutare il paziente a sviluppare le capacità necessarie per affrontare situazioni prima temute, ma in un ambiente protetto, come lo studio del professionista.

Ascensore, Sollevare, Scale, Passi

Tipo di Paziente Numero di Sedute VRET Note
Lieve 4–6 Ansia moderata, evita pochi spazi chiusi
Moderata 6–8 Ansia frequente, evitamento più marcato
Grave 8–10+ Panico intenso, evitamento severo, comorbidità ansiosa
Paziente con trauma associato 10–12 Integrazione con EMDR, IPNOSI o terapia aggiuntiva
Paziente altamente motivato 3–5 (intensivo) Sedute più frequenti, protocolli brevi e intensivi
Paziente con scarsa compliance 10+ Necessita rinforzi e supporto prolungato

Fonti scientifiche principali:

  • Wiederhold, B. K., & Wiederhold, M. D. (2005). Virtual Reality Therapy for Anxiety Disorders.

  • Opriș, D., et al. (2012). Virtual reality exposure therapy in anxiety disorders: A meta-analysis. Depression and Anxiety, 29(2), 85–93.

  • Botella, C., et al. (2007). Virtual reality exposure in the treatment of claustrophobia: A case report. Behavior Research and Therapy, 45(12), 2671–2678.

  • American Psychological Association (APA) Guidelines for Exposure Therapy.

Realtà Virtuale e Fobie

Oggi, sempre più spesso, si usa la tecnologia in ambito psicologico e psicoterapico. La realtà virtuale, ad esempio, sembra funzionare contro le fobie poiché permette di esporre gradualmente e in modo controllato la persona agli stimoli ansiogeni in un ambiente sicuro e modulabile. Questo facilita il processo di desensibilizzazione, riducendo la paura associata senza rischi reali. Inoltre, la VR può essere personalizzata per adattarsi alle reazioni individuali, migliorando l’efficacia rispetto all’esposizione tradizionale. Infine, coinvolge anche il cervello in modo multisensoriale, favorendo un apprendimento più profondo e duraturo del superamento della paura.

Xr, Sig, Realtà Mista, Realta Virtuale

Il cervello riesce a fare una differenza tra realtà e simulazione?

In gran parte, no: il cervello spesso risponde alla realtà virtuale in modo molto simile a come farebbe nella realtà “fisica”. Questo perché la VR stimola i sensi (vista, udito, a volte tatto) in modo coerente e coinvolgente, creando una esperienza immersiva che il cervello interpreta come “reale” a livello emozionale e cognitivo. Per esempio, aree cerebrali legate alla paura o al movimento si attivano durante l’esposizione a stimoli VR fobici o ambienti simulati, proprio come succederebbe nella vita reale. Tuttavia, con consapevolezza e apprendimento, il cervello può distinguere che si tratta di una simulazione e modulare la risposta (es. meno ansia se si sa di essere in VR). Ma l’impatto emozionale e neurobiologico resta significativo, rendendo la VR uno strumento efficace in terapia.

Studi sul cervello e realtà virtuale

  1. Attivazione delle aree limbiche e della paura
    Studi con fMRI (risonanza magnetica funzionale) e PET hanno dimostrato che durante l’esposizione a situazioni virtuali fobiche (es. altezze, ragni), si attivano le stesse aree cerebrali coinvolte nella paura reale, come:
  • Amigdala (gestione emozioni, paura)
  • Corteccia cingolata anteriore (controllo del dolore e emozioni)
  • Insula (consapevolezza corporeo-emozionale)
  1. Simulazione del movimento e percezione spaziale
    La VR attiva anche la corteccia parietale e i circuiti motori, che elaborano la percezione dello spazio e del movimento, rendendo l’esperienza immersiva e realistica.
  2. Risposte fisiologiche
    Durante esperienze VR, vengono osservate risposte fisiologiche reali, come:
  • Aumento della frequenza cardiaca
  • Sudorazione
  • Cambiamenti nella respirazione
    simili a quelli della vita reale.
  1. Consapevolezza e modulazione
    Studi hanno anche dimostrato che con la consapevolezza di essere in VR, il cervello può modulare la risposta emotiva, diminuendo l’ansia, ma senza annullarla completamente.Hmd, Occhiali Cibernetici, Cibernetico

Seduta con visore VR per fobie: descrizione

  1. Accoglienza e briefing
    Il terapeuta spiega l’obiettivo della seduta e valuta il livello di ansia del paziente. Si stabiliscono segnali per interrompere se necessario.

  2. Preparazione tecnica
    Il paziente indossa il visore VR e, se necessario, cuffie audio. Il terapeuta controlla la calibrazione e il comfort.

  3. Esposizione graduale
    Attraverso ambienti virtuali progettati ad hoc, il paziente si confronta con lo stimolo fobico (es. altezze, insetti, spazi chiusi) in modo progressivo, partendo da situazioni meno ansiogene.

  4. Supporto e monitoraggio
    Durante l’esposizione, il terapeuta guida il paziente, suggerisce tecniche di rilassamento e valuta la risposta emotiva, adattando il livello di difficoltà.

  5. Debriefing
    Al termine, si discute l’esperienza, si annotano le sensazioni e si pianifica il percorso terapeutico successivo.

La seduta con VR permette un’esposizione sicura, realistica e personalizzata, facilitando il superamento della fobia in tempi spesso più brevi rispetto ai metodi tradizionali.

Auto-IPNOSI: una guida super pratica

🌀 Guida pratica all’autoipnosi – Schema in 5 fasi

1. Preparazione (2-5 min)

  • 🪑 Siediti o sdraiati in un luogo tranquillo

  • 📵 Spegni notifiche

  • 🎧 (Opzionale) musica rilassante o rumore bianco

  • ❗Obiettivo chiaro: es. “ridurre ansia”, “dormire meglio”, “gestire il dolore”

2. Induzione (3-5 min)

  • 👁 Fissa un punto o chiudi gli occhi

  • 🌬 Respira lentamente (4-4-4-4 → box breathing)

  • 📉 Conta lentamente da 10 a 1 dicendo:

    “A ogni numero mi sento più calmo e più concentrato.”

3. Approfondimento (1-3 min)

  • 🛗 Immagina di scendere una scala o un ascensore

  • Ripeti mentalmente:

    “Più scendo, più la mia mente si apre alle suggestioni positive.”

  • Visualizza un luogo sicuro e piacevole (spiaggia, bosco, stanza luminosa…)

4. Suggestione (fase attiva)

  • 📌 Formula breve e positiva (autosuggestione):

    • “Sono calmo e sicuro in ogni situazione.”

    • “Il mio corpo è libero dalla tensione.”

    • “Il sonno arriva naturale e profondo.”

  • Ripeti 5–10 volte con convinzione, oppure immagina di “sentirlo accadere”.

5. Uscita (1-2 min)

  • Conta da 1 a 5 dicendo:

    “Mi risveglio con calma, energia e lucidità.”

  • Muovi mani, piedi, respira profondamente, apri gli occhiIpnosi, Orologio, Orologio Da Tasca

Es. di traccia guidata di autoipnosi (durata: 7–10 minuti)

Indicazioni iniziali

Siediti o sdraiati in un luogo tranquillo. Spegni il telefono. Lascia andare ogni urgenza. È il tuo momento.

Parte 1 – Induzione (entrata nello stato ipnotico)

Chiudi gli occhi.
Porta l’attenzione al tuo respiro.
Inspira lentamente… 1… 2… 3… 4…
Espira dolcemente… 1… 2… 3… 4…
Ancora… Inspira… ed espira…
Senti il corpo che si rilassa. Le spalle si ammorbidiscono. Il viso si distende.
Tutto è calmo. Tutto rallenta.

Ora inizia a contare lentamente da 10 a 1.
A ogni numero, senti che il tuo corpo e la tua mente si rilassano sempre di più.

10…
9…
8…
7… più calmo…
6… più profondo…
5… metà strada…
4… come se fluttuassi…
3… così leggero…
2… tranquillo…
1… profondamente rilassato.

Parte 2 – Approfondimento

Immagina ora una scala. Una scala luminosa, accogliente.
Comincia a scendere lentamente, un gradino alla volta…
Con ogni passo, ti senti più calmo, più immerso, più al sicuro.
Scendi… 5… 4… 3… 2… 1…
Ora ti trovi in un luogo speciale.
Un posto tutto tuo, sicuro, calmo, protetto.
Guarda intorno. Osserva i colori, senti i suoni, la temperatura…
Respira. Sei completamente a tuo agio.

Parte 3 – Suggestione positiva

Ora ti parlo direttamente. Ripeti dentro di te, con convinzione:

✔️ “Il mio corpo è calmo. La mia mente è lucida.”
✔️ “Scelgo di sentirmi sicuro, sereno, centrato.”
✔️ “Ogni respiro mi aiuta a liberarmi da tensioni e pensieri inutili.”
✔️ “Sto bene. Posso affrontare ogni sfida con calma e chiarezza.”
✔️ (oppure la tua frase personale…)

Immagina che queste parole siano vere ora.
Vedi te stesso vivere così, muoverti così, sentirti così.

Parte 4 – Ritorno (uscita dallo stato ipnotico)

Ora è il momento di tornare dolcemente.
Presto conterò da 1 a 5.
A ogni numero, tornerai vigile, con energia, lucidità e calma.

1… Prendi un respiro profondo
2… Muovi leggermente le dita delle mani
3… Senti il tuo corpo
4… Ti senti bene, calmo, presente
5… Apri gli occhi quando sei pronto

 Fine

Ben fatto. Hai completato la tua sessione di autoipnosi.
Più pratichi, più sarà naturale!

Astratto, Arte, Cromatica, Colorato

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IPNOSI e Cervello

1. Studi PET sull’ipnosi: panoramica scientifica

“Hypnosis modulates activity in brain structures involved in the regulation of consciousness” (Rainville, Hofbauer, Paus, Duncan, Bushnell & Price, 1999)

  • Metodo: 10 soggetti normali; effettuate scansioni PET rCBF (flusso ematico cerebrale regionale) prima e dopo induzione all’ipnosi.

  • Risultati principali: correlazioni tra il grado soggettivo di “rilassamento mentale” e “assorbimento mentale” con attività in:

    • Corteccia cingolata anteriore (ACC)

    • Talamo

    • Cervello medio‑ponte / tronco encefalico (zona mesencefalica)

  • Inoltre, aumento del flusso ematico in aree occipitali legato a riduzione dell’arousal corticale e a disinibizione (cioè minor soppressione tra modalità sensoriali)https://radiologykey.com/wp-content/uploads/2016/09/A308863_1_En_47_Fig1_HTML.jpg

“Learning in trance: functional brain imaging studies and neuropsychology”

  • Metodo: 7 soggetti con alta suscettibilità all’ipnosi; apprendimento/recupero di coppie di parole sotto ipnosi vs stati di veglia, con PET con acqua marcata O‑15.

  • Risultati: durante l’apprendimento sotto ipnosi si osservano attivazioni più pronunciate in aree occipitali bilateralmente e aree prefrontali, rispetto allo stato di veglia; durante il richiamo (retrieval) delle parole studiate sotto ipnosi, attivazione occipitale e del cervelletto.

  • Implicazione: l’ipnosi sembra facilitare l’uso di aree visive e di immaginazione, oltre ai processi esecutivi, durante l’apprendimento; il richiamo coinvolge percorsi che includono anche strutture non tipicamente dominate dalla memoria verbale “ordinaria”.Hypnosis Gains Credibility - Hypnosis in History

“Plasticity changes in the brain in hypnosis and meditation”

  • Include studi con PET + fMRI + EEG per confrontare ipnosi con meditazione, e studiare cambiamenti cerebrali associati alla plasticità.

  • Risultati:

    • Durante ipnosi, apprendimento di parole ad alta immaginabilità → maggiore attivazione bilaterale in corteccia occipitale e aree pre-frontali; migliore performance mnemonica.

    • Cambiamenti di attività che dipendono dalla profondità dell’ipnosi (induction graduale) e dal tipo di suggestione (es. movimento suggerito).

Rassegne recenti + evidenze su modifiche funzionali generali

  • Brain Functional Correlates of Resting Hypnosis and Hypnotizability: A Review (De Pascalis et al., 2024)
    Studia vari studi PET, fMRI, e EEG su come lo stato ipnotico “a riposo” (cioè senza compiti specifici) vari secondo la suscettibilità individuale. Alcune conclusioni utili: la suscettibilità all’ipnosi è correlata con differenze funzionali nelle reti cerebrali di attenzione, controllo cognitivo e nell’integrazione della coscienza.

  • Functional changes in brain activity using hypnosis: systematic review
    Viene identificata una diminuzione dell’attività in alcune aree come ACC e l’insula durante l’ipnosi rispetto allo stato di veglia in molti studi. Cambiamenti nelle onde EEG (aumento theta, cambiamenti in alfa) sono coerenti con stati di rilassamento profondo o alterazione dell’attenzione. Anche se molti studi non usano PET, quelli che lo fanno mostrano riduzioni o modulazioni del flusso o del metabolismo in certi circuiti “di default” o “di salienza”.John Adams Whipple - [Hypnotism] - The Metropolitan Museum of Art


2. Aree cerebrali frequentemente coinvolte secondo i dati PET

Area cerebrale Tipo di cambiamento osservato sotto ipnosi Funzione / interpretazione
Corteccia cingolata anteriore (ACC) Cambiamenti nel flusso / attività correlati a rilassamento, attenzione, controllo del conflitto interno; spesso diminuzione dell’attività o modulazione in base alla suggestione. Ruolo nel monitoraggio di errori, nell’attenzione, nella regolazione emotiva, nella consapevolezza interna.
Talamo Alterazioni del flusso ematico correlate allo stato ipnotico; implicato nella regolazione della coscienza e filtraggio sensoriale. Punto di passaggio sensoriale, “porte” sensoriali, regola la vigilanza.
Occipito‑visivo Durante compiti immaginativi o apprendimento di materiale visivo sotto ipnosi, maggiore attivazione. Anche “disinibizione” occipitale, suggerendo che immagini mentali o visualizzazioni siano più attive. elaborazione visiva, immaginazione, visualizzazione.
Corteccia prefrontale Attività più alta in compiti che coinvolgono apprendimento sotto ipnosi; coinvolgimento nei processi di controllo cognitivo, suggestione, regolazione dell’attenzione. Pianificazione, controllo, inibizione, decisione, auto-consapevolezza.
Insula Spesso ridotta attività o modulazione della sua risposta in casi di ipnosi; potrebbe riflettere minore consapevolezza interocettiva o riduzione dell’ansia/accentuazione della calma. Processamento dell’“interno” del corpo, emozione, percezione del dolore, sensazioni corporee.

3. Implicazioni

  • Conferma neurobiologica che l’ipnosi non è solo suggestione psichica astratta: ha correlati misurabili nel cervello.

  • Le aree coinvolte suggeriscono che ipnosi influenzi attenzione, regolazione sensoriale, consapevolezza corporea, immaginazione, regolazione emotiva.

  • Possibilità terapeutiche: modulare l’ansia, il dolore, fobie attraverso l’uso dell’ipnosi, intervenendo su queste reti cerebrali.https://prod-images-static.radiopaedia.org/images/53185363/703a1c1c4810544cc7467a116e6849_gallery.jpeg

4. Studi recenti con PET sull’ipnosi

Ecco una selezione di studi (o rassegne recenti) che contengono dati PET relativi all’ipnosi o che integrano PET con altre tecniche, con indicazioni di cosa cercare:

Studio / articolo Tema / contesto Principali risultati PET / struttura cerebrale coinvolta Note su immagini
Chronic low-back pain modulation is enhanced by hypnotic analgesic suggestion by recruiting an emotional network Ipno‑analgesia in pazienti con dolore cronico lombare In stato di veglia vs ipnosi: attivazione di una rete “cognitivo-sensoriale” (frontotemporale, insula, corteccia somatosensoriale, cervelletto) in veglia; con ipnosi attivazione di rete più emotiva (ACC, insula, caudato, accumbens, nuclei lenticolari) Guarda figure che mostrano mappe PET in condizioni “allerta” vs “ipnosi” per confronto visivo
Functional anatomy of hypnotic analgesia: a PET study of patients with fibromyalgia Ipno‑analgesia in pazienti con fibromialgia Durante ipnosi rispetto al riposo: aumento del flusso ematico bilaterale in corteccia orbitofrontale, subcallosiale cingolata, talamo destro, corteccia parietale sinistra; diminuzione bilaterale nella corteccia cingolata Le figure mostrano mappe cerebrali PET per condizioni “dolore” vs “ipnosi analgesica” con zone di aumento/diminuzione
Hypnosis modulates activity in brain structures involved in the regulation of consciousness Ipnotici normali (“soggetti sani”) Relazioni tra rCBF (flusso ematico cerebrale regionale) e autocategoriazione soggettive: correlazioni con ACC, talamo, tronco mesencefalico; aumento dell’attività occipitale legata a riduzione dell’arousal corticale / disinibizione cross‑modalità Le figure mostrano mappe cerebrali in condizioni pre-post ipnosi con correlazioni statistiche
Neuroradiological Insights into Hypnosis: A Systematic Review of MRI and PET Studies Revisione sistematica (studi MRI e PET su ipnosi) Evidenza che le regioni più frequentemente mutate sono ACC, insula, corteccia ventromediale prefrontale; i cambiamenti metabolici PET supportano che suggerimenti ipnotici modulano il metabolismo cerebrale in queste aree In questa revisione potresti trovare figure sintetiche / estratti di mappe PET tratte da vari studi
Functional Changes in Brain Activity Using Hypnosis: A Systematic Review Review di studi con imaging (inclusi PET) Convergenza su: riduzione dell’attività in ACC e insula, cambiamenti nelle reti di “salienza” / controllo; variazioni nelle oscillazioni EEG correlate alle regioni funzionali indagate da PET / fMRI Le figure nelle review offrono mappe aggregate o rappresentative delle aree più frequentemente attivate o deattivate

5. Ipnosi: non chiamatela suggestione!

L’ipnosi non è solo suggestione perché produce modifiche misurabili nell’attività cerebrale, rilevate con tecniche come PET e fMRI. Coinvolge reti neurali complesse legate a attenzione, dolore, immaginazione e controllo motorio. Studi mostrano che durante l’ipnosi cambiano il flusso ematico e l’attivazione in aree cerebrali specifiche. Questi effetti  sono, quindi, neurofisiologicamente verificabili.

NEUROINTELLIGENCE

Quarta di copertina:

La Neurointelligence rappresenta una nuova frontiera nello studio della mente umana e delle sue interazioni con la tecnologia e apre scenari innovativi, ma anche inquietanti, per la comprensione della coscienza e del comportamento umano.
Questo saggio esplora i fondamenti teorici e pratici di questa
nuova disciplina, analizzando le implicazioni derivanti dall’applicazione delle neuroscienze nel contesto della geopolitica, della sicurezza e della società.
Dai difficili ed ancora enigmatici temi legati alla natura della coscienza, agli stati alterati, ai risvolti psicopatologici, con una prospettiva interdisciplinare che spazia dalla filosofia, alla psicologia, alla fisica quantistica. Particolare attenzione è dedicata all’emergere di neurotecnologie avanzate e alla loro capacità di
influenzare pensieri, emozioni e decisioni umane, sollevando quesiti etici di grande rilevanza.
Il testo cerca anche di delineare le prospettive future della neurointelligence, con uno sguardo critico ma propositivo verso un auspicabile utilizzo responsabile.
Un viaggio tormentato tra scienza, psicologia, filosofia e oltre … tra il noto e l’incomprensibile che invita sempre e comunque a riflettere diversamente sul potenziale e sui rischi di una mente umana sempre più connessa e vulnerabile, proprio come un “campo di battaglia”.

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NEURO INTELLIGENCE di Mirco Turco (I Quaderni del Bardo Edizioni)

INFO LINK https://iqdbcasaeditrice.blogspot.com/2025/08/neuro-intelligence-di-mirco-turco.html La guerra è sempre stata una lotta per il controllo del territorio, delle risorse e delle menti. Tuttavia, nel mondo contemporaneo, le sfide non si limitano più solo ad evidenti frontiere geografiche o alla quasi banale dominazione economica. La nuova frontiera della guerra si trova all’interno di ciascun individuo: nel cervello.

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Realtà Virtuale tra Neuroscienze e Psiche

Negli ultimi anni, la realtà virtuale (VR) ha guadagnato un ruolo di rilievo nelle neuroscienze, trasformandosi da semplice tecnologia d’intrattenimento a strumento scientifico potente e versatile. Le evidenze scientifiche mostrano come la VR possa offrire vantaggi concreti sia nella ricerca di base che nella clinica, migliorando la comprensione del cervello umano e aprendo nuove strade per la riabilitazione neurologica.

Uno dei principali punti di forza della VR è la possibilità di creare ambienti immersivi e controllati, nei quali è possibile studiare il comportamento umano in situazioni complesse e realistiche. Ad esempio, diversi studi hanno dimostrato che la VR può attivare specifiche aree cerebrali legate alla percezione spaziale, alla memoria e all’orientamento, riproducendo in laboratorio le stesse dinamiche che si verificano nella vita reale.

In ambito clinico, la realtà virtuale si è rivelata efficace nel trattamento di disturbi neurologici come l’ictus, il Parkinson e le lesioni traumatiche cerebrali. La riabilitazione tramite VR favorisce l’engagement del paziente e stimola la neuroplasticità, migliorando i risultati funzionali rispetto alle terapie tradizionali. Inoltre, viene impiegata con successo anche nella gestione del dolore cronico e nei disturbi d’ansia, sfruttando meccanismi di distrazione e desensibilizzazione progressiva.

Un ambito particolarmente promettente è quello della psicologia clinica e della psicoterapia. L’uso della realtà virtuale per trattare disturbi psicologici come ansia, fobie, disturbo post-traumatico da stress (PTSD) e depressione sta crescendo rapidamente. Grazie alla VR, è possibile esporre il paziente in modo graduale e sicuro a situazioni temute o traumatiche, attraverso tecniche di esposizione immersiva che favoriscono l’elaborazione emotiva. Alcuni protocolli VR sono già impiegati in terapia cognitivo-comportamentale, soprattutto per la fobia sociale, l’agorafobia e il disturbo ossessivo-compulsivo.

Inoltre, la VR si sta rivelando utile anche nell’addestramento di abilità sociali, nella regolazione emotiva,  nella mindfulness e nell’ipnosi, fornendo uno spazio controllato in cui l’esperto può modulare ogni elemento dell’esperienza, adattandolo ai bisogni specifici del paziente.

La realtà virtuale provoca nel cervello una serie di reazioni molto interessanti, perché riesce a ingannare i sensi al punto da simulare esperienze reali. Ecco cosa succede, in sintesi:

1. Attivazione delle aree sensoriali e motorie

La VR stimola le stesse aree cerebrali coinvolte nella percezione del mondo reale. Ad esempio:

  • Corteccia visiva: elabora ciò che viene visto nel visore, anche se non è reale.

  • Sistema vestibolare (equilibrio) e corteccia motoria: possono reagire come se ci si stesse muovendo davvero, anche restando fermi.

2. Attivazione del sistema limbico (emozioni)

Il cervello può percepire l’esperienza virtuale come reale, attivando:

  • Amigdala: coinvolta nelle reazioni di paura, può attivarsi durante esperienze VR ansiogene (es. fobie).

  • Ippocampo: legato alla memoria e all’orientamento spaziale, si attiva quando ci si muove in ambienti virtuali.

3. Neuroplasticità

Esperienze ripetute in VR possono favorire il rimodellamento delle connessioni neurali, soprattutto in contesti riabilitativi o terapeutici. Questo è cruciale, ad esempio, nella riabilitazione post-ictus o nel trattamento di ansie e fobie.

4. Conflitto sensoriale (cybersickness)

Quando le informazioni visive in VR non corrispondono a quelle dell’equilibrio (sistema vestibolare), può emergere un disallineamento che porta a nausea, vertigini o disorientamento.

5. Coinvolgimento cognitivo

La VR aumenta l’attenzione e l’engagement. Il cervello tende a essere più coinvolto e “presente” in un ambiente immersivo, il che rende la realtà virtuale utile in psicoterapia, educazione e formazione.

Ne vedremo delle belle! (continua …)

Ipnosi MIND

Partiamo da … che cosa non è l’ipnosi.

L’Ipnosi non è:

– Una forma di manipolazione mentale.

– Uno stato di sonno profondo.

– Una forma di persuasione.

– Uno stato di completa impotenza.

Al contrario, l’Ipnosi può essere considerata:

– uno stato naturale

– una strategia per mobilitare le risorse nascoste ed inconsce della persona
– una forma straordinaria di comunicazione

Altre informazioni che dovresti conoscere sull’ipnosi.

– La maggioranza delle persone può essere ipnotizzata.

– Indipendentemente dalle applicazioni, l’ipnosi è rigenerante.

– La persona non può rimanere “intrappolata” nello stato di ipnosi.

– La persona non perde coscienza.

Utilità e Applicazioni.

– La maggior parte dei disturbi psicosomatici

– Stress e Ansia

– Paure, panico, fobie

– Disturbi nella sfera alimentare

– Stati depressivi

– Comportamenti viziosi (fumo, alcool, iperfagia, diete, …)

– Anestesia e Analgesia

– Terapia del dolore

– Performance

– Apprendimento e memoria

– Sport e attività competitive

– Autostima e auto-efficacia

– Relazioni interpersonali e affettive

– Altri conflitti

– …

Vediamo ora, in maniera pratica e sintetica, come funziona l’ipnosi.

L’Ipnosi può essere indotta attraverso un progressivo stato di rilassamento. Solitamente, la persona è comodamente seduta su una poltrona e ascolta l’operatore che comincia a parlare con un certo tipo di tono, usando principalmente parole e frasi metaforiche che “attivano” principalmente l’emisfero emozionale. L’ipnosi però può anche essere “praticata” in modo “dinamico”, o utilizzando soprattutto metodi e tecniche di comunicazione non verbale. In tal caso la persona può essere anche in piedi. Questo particolare tipo di ipnosi è sicuramente più da impatto, ma ugualmente efficace. Vedremo dopo un approfondimento.

Altre informazioni che, a questo punto, ti sono sicuramente necessarie.

Durata:

La durata dell’ipnosi è variabile. Da pochi minuti ad ore. Di fatto, ognuno di noi ha una sua suscettibilità ipnotica. Nella mia pratica, il tempo medio di una seduta di ipnosi è di circa 40 minuti.

Come si spiega l’ipnosi?

L’ipnosi e in generale il “fenomeno ipnotico” si spiega attraverso alcune teorie accreditate.

1. Alterazione della coscienza: l’ipnosi crea uno stato di alterazione della coscienza, attraverso un senso di irrealtà, percezioni “strane”, senso fisico di pesantezza e/o leggerezza ed altro.

2. Teoria socio-cognitiva: tra ipnotista e cliente si crea un rapporto particolare.

3. Teoria della relazione arcaica: tra ipnotista e cliente si instaura un rapporto intenso con modalità paterne/materne).

4. Teoria neurobiologica: l’ipnosi è squisitamente un fenomeno psicosomatico in cui si verificano dei cambiamenti fisiologici a livello cerebrale e nel funzionamento neuropsicologico.

Forse sarai stupito nello scoprire che … 

Ogni 90 minuti circa abbiamo un calo dell’attenzione e tendiamo a sviluppare dei fenomeni ipnotici spontanei. In quei momenti la mente divaga, fantastica, si “svuota” …

Cosa si verifica nella persona ipnotizzata e quali sono i fenomeni esteriori visibili.

Esistono svariati fenomeni osservabili nella persona ipnotizzata. 

1. Sospensione della mobilità

2. Movimenti riflessi

3. Prevalenza di movimenti del lato non dominante del corpo

4. Barcollamento

5. Catalessia

6. Riduzione tono muscolare

7. Arrossamento tessuti

8. Maggiore visibilità vene

9. Contrazioni
10. Cedimenti delle ginocchia

11. Reclinamento della testa

12. Atonia e inespressività del volto

13. Impallidimento

14. Attenuazione pieghe del volto

15. Simmetria

16. Broncio

17. Decontrazione della mascella

18. Schiudersi delle labbra

19. Tremolii e tic alle labbra

20. Assenza o attenuazione reazioni d’allarme

21. Vibrazione palpebre

22. Riduzione drastica deglutizione

Come si sente una persona dopo l’ipnosi?

Esistono alcune reazioni tipiche di una persona ipnotizzata …

– senso generale di disorientamento e a tratti, leggera confusione

– difficoltà di equilibrio

– stanchezza e passività

– evidente sonnolenza

– alterazione del senso del tempo

– fenomeno dello “stop del pensiero”

– amnesia

– senso di profondo relax

Aggiungiamo qualcosa di più scientifico. Che cos’è quindi l’Ipnosi?

Lo stato ipnotico è una realtà neurofisiologica che non può essere ottenuta né con l’immaginazione guidata, né tanto meno con la simulazione controllata. I dati raccolti derivano da osservazioni umane, strumentali indirette (EEG), e strumentali dirette (neuro- imaging, PET, risonanza magnetica, ecc.). L’ipnosi può essere considerato “uno stato” particolare, esclusivo e profondo di relazione. L’ipnosi è una forma elettiva di comunicazione e interazione e consente un più facile “accesso” all’inconscio della persona. 

In quei momenti le persone (…) tendono a fissare lo sguardo (…) possono chiudere gli occhi, immobilizzare il corpo, reprimere certi riflessi e sembrano momentaneamente dimentiche di tutto ciò che le circonda, sino a quando non abbiano completato la loro ricerca interiore” (M. Erickson)

EMDR – Movimento degli occhi e Trauma

Il movimento degli occhi nell’EMDR (Desensibilizzazione e Rielaborazione tramite i Movimenti Oculari) consiste in un processo in cui il terapeuta guida il paziente a seguire con gli occhi un oggetto in movimento, spesso una penna o un dito, da un lato all’altro dello schermo visivo. Questo avviene mentre il paziente rievoca un ricordo traumatico o un evento stressante.

  • I movimenti oculari attivano una stimolazione bilaterale del cervello, il che significa che coinvolgono entrambi gli emisferi cerebrali. Questo può facilitare la rielaborazione delle esperienze traumatiche.
  • Mentre il paziente ricorda l’evento, il movimento degli occhi può contribuire a ridurre l’intensità emotiva associata al ricordo, rendendolo meno angosciante.
  •  Si ritiene che l’EMDR favorisca l’integrazione delle memorie traumatiche, permettendo una rielaborazione più sana e adattiva delle esperienze passate.
  •  I movimenti oculari possono anche aiutare a migliorare la concentrazione e la lucidità mentale, facilitando un’elaborazione più efficace dei ricordi.

In sintesi, il movimento degli occhi nell’EMDR è un elemento chiave che supporta la rielaborazione dei ricordi traumatici, contribuendo a una diminuzione del loro impatto emotivo e favorendo una migliore integrazione delle esperienze vissute.

Inoltre …

  1. Le immagini mentali sono fondamentali per la memoria episodica.
    La difficoltà nel creare immagini mentali porta a una diminuzione della memoria episodica. È interessante notare che, quando ricordiamo un’esperienza, le aree corticali sensoriali coinvolte vengono riattivate.
  2. La memoria episodica è un processo attivo.
    Ricordare un evento non equivale a recuperare semplicemente un’informazione, ma implica un processo di costruzione attiva della memoria. In questo senso, richiamare un ricordo non è come estrarre un oggetto da un contenitore e rimetterlo al suo posto. Infatti, il processo di ricordare modifica la traccia mnemonica stessa, quindi la prossima volta il ricordo potrebbe apparire diverso.
  3. L’importanza dei movimenti oculari nelle immagini mentali.
    Il movimento degli occhi durante la visualizzazione di immagini rievoca quello che avviene quando percepiamo una scena reale. I nostri movimenti oculari spontanei durante la visualizzazione rispecchiano il contenuto dell’immagine. Ad esempio, quando osserviamo un modello in una griglia, i movimenti oculari sono simili a quelli effettuati mentre lo visualizziamo. Inoltre, bloccare artificialmente i movimenti oculari riduce la chiarezza e, spesso, la capacità di formare immagini mentali.

Combinando questi tre concetti scientifici, si comprende come funzioni l’EMDR. Quando una persona rievoca un evento traumatico mentre muove gli occhi, questo movimento diminuisce l’intensità delle immagini mentali legate a quel ricordo. Poiché il processo di ricordare altera la rappresentazione mnemonica, la memoria viene ricodificata in modo meno vivido.

Pertanto, l’EMDR si basa su solide evidenze scientifiche in continuo sviluppo, studiate da oltre 30 anni. Ci sono motivi chiari per cui è efficace, provenienti da diverse aree della ricerca psicologica, il che può contribuire a migliorare questo già valido approccio nel trattamento di vari problemi legati al trauma.

Il Protocollo EMDR

  • L’EMDR si basa sull’idea che i traumi non elaborati possano rimanere “bloccati” nel sistema nervoso, causando sintomi psicologici. I movimenti oculari e le stimolazioni bilaterali possono facilitare l’elaborazione di queste esperienze, simile ai processi di rielaborazione che avvengono durante il sonno REM. Studi neurobiologici suggeriscono che l’EMDR può modificare l’attività cerebrale, migliorando la regolazione emotiva e la resilienza.

 

Quali sono le 8 fasi della Tecnica EMDR

Le otto fasi della terapia EMDR sono:

  1. Rilevazione della storia e pianificazione del trattamento: In questa fase, il terapeuta raccoglie informazioni sulla storia del cliente e identifica i ricordi target.

  2. Preparazione: Il terapeuta spiega il processo della terapia EMDR, i termini e stabilisce le aspettative. Vengono affrontati tutti i dubbi e le domande del cliente e viene creato un ambiente sicuro.

  3. Valutazione: Il terapeuta esamina e valuta in modo approfondito i ricordi, i sentimenti, le convinzioni, ecc.

  4. Desensibilizzazione: Il terapeuta utilizza i movimenti oculari o altre forme di stimolazione bilaterale per elaborare i ricordi.

  5. Installazione: Vengono installate credenze positive su di sé per sostituire le credenze e gli affetti negativi associati ai ricordi.

  6. Scansione corporea: Qualsiasi sintomo fisiologico residuo viene eliminato con un’ulteriore stimolazione bilaterale.

  7. Chiusura: Il cliente viene riportato a un equilibrio sicuro e tranquillo al termine della seduta.

  8. Rivalutazione: Il terapeuta verifica che tutti gli aspetti della memoria siano stati completamente elaborati.

per info e contatti: dr.mircoturco@gmail.com

 

Che cos’è l’EMDR

Che cos’è?

L’EMDR, acronimo di Eye Movement Desensitization and Reprocessing, è una tecnica psicologica e psicoterapica sviluppata da Francine Shapiro negli anni ’80. È particolarmente utilizzata nel trattamento del Disturbo da Stress Post-Traumatico (PTSD) e di altre condizioni legate a esperienze traumatiche.

L’EMDR si basa sulla teoria che i traumi non elaborati possano rimanere “bloccati” nel sistema nervoso, causando sintomi fisici e psicologici. Attraverso la stimolazione bilaterale, l’EMDR sembra facilitare il processo di rielaborazione di questi ricordi, permettendo al cervello di integrarle in modo più adattivo.

Motivi per cui Funziona

  1. Elaborazione del Traumatico: La stimolazione bilaterale può attivare il sistema di elaborazione naturale del cervello.
  2. Riduzione dell’Attivazione Emotiva: La desensibilizzazione aiuta a ridurre l’intensità emotiva dei ricordi traumatici, rendendoli meno disturbanti.
  3. Reinserimento di Pensieri Positivi: L’EMDR consente l’installazione di pensieri adattivi, aiutando il paziente a costruire una narrativa più positiva e funzionale.
  4. Integrazione Corporea: L’approccio mira a collegare l’esperienza emotiva e corporea, permettendo una maggiore consapevolezza e gestione delle reazioni fisiche.
  5. Su un piano neurofisiologico: aumenta la connettività tra alcune aree cerebrali e riduce l’attivazione dell’amigdala, quindi, il ricordo evolve o torna riscrivibile per un processo di sintesi proteica e/o spostamento nella Memoria di Lavoro.

Quindi?

L’EMDR è un approccio innovativo basato su evidenze, con un solido supporto scientifico. È efficace nel trattamento di traumi e sintomi correlati, grazie alla sua capacità di facilitare la rielaborazione dei ricordi traumatici attraverso un approccio integrato che coinvolge emozioni, pensieri e sensazioni corporee.

Evidenze …

3/6 sedute: 77-100% remissione sintomi (Le sedute possono aumentare in caso di politrauma)

Si può usare anche per … ?

Fobie, Ansia, Lutto, Dismorfismo, Dolore cronico, Depressione, … anche con i bambini!

 

Zoofobia

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