Autore: <span>Mirco Turco</span>

IPNOSI e Cervello

1. Studi PET sull’ipnosi: panoramica scientifica

“Hypnosis modulates activity in brain structures involved in the regulation of consciousness” (Rainville, Hofbauer, Paus, Duncan, Bushnell & Price, 1999)

  • Metodo: 10 soggetti normali; effettuate scansioni PET rCBF (flusso ematico cerebrale regionale) prima e dopo induzione all’ipnosi.

  • Risultati principali: correlazioni tra il grado soggettivo di “rilassamento mentale” e “assorbimento mentale” con attività in:

    • Corteccia cingolata anteriore (ACC)

    • Talamo

    • Cervello medio‑ponte / tronco encefalico (zona mesencefalica)

  • Inoltre, aumento del flusso ematico in aree occipitali legato a riduzione dell’arousal corticale e a disinibizione (cioè minor soppressione tra modalità sensoriali)https://radiologykey.com/wp-content/uploads/2016/09/A308863_1_En_47_Fig1_HTML.jpg

“Learning in trance: functional brain imaging studies and neuropsychology”

  • Metodo: 7 soggetti con alta suscettibilità all’ipnosi; apprendimento/recupero di coppie di parole sotto ipnosi vs stati di veglia, con PET con acqua marcata O‑15.

  • Risultati: durante l’apprendimento sotto ipnosi si osservano attivazioni più pronunciate in aree occipitali bilateralmente e aree prefrontali, rispetto allo stato di veglia; durante il richiamo (retrieval) delle parole studiate sotto ipnosi, attivazione occipitale e del cervelletto.

  • Implicazione: l’ipnosi sembra facilitare l’uso di aree visive e di immaginazione, oltre ai processi esecutivi, durante l’apprendimento; il richiamo coinvolge percorsi che includono anche strutture non tipicamente dominate dalla memoria verbale “ordinaria”.Hypnosis Gains Credibility - Hypnosis in History

“Plasticity changes in the brain in hypnosis and meditation”

  • Include studi con PET + fMRI + EEG per confrontare ipnosi con meditazione, e studiare cambiamenti cerebrali associati alla plasticità.

  • Risultati:

    • Durante ipnosi, apprendimento di parole ad alta immaginabilità → maggiore attivazione bilaterale in corteccia occipitale e aree pre-frontali; migliore performance mnemonica.

    • Cambiamenti di attività che dipendono dalla profondità dell’ipnosi (induction graduale) e dal tipo di suggestione (es. movimento suggerito).

Rassegne recenti + evidenze su modifiche funzionali generali

  • Brain Functional Correlates of Resting Hypnosis and Hypnotizability: A Review (De Pascalis et al., 2024)
    Studia vari studi PET, fMRI, e EEG su come lo stato ipnotico “a riposo” (cioè senza compiti specifici) vari secondo la suscettibilità individuale. Alcune conclusioni utili: la suscettibilità all’ipnosi è correlata con differenze funzionali nelle reti cerebrali di attenzione, controllo cognitivo e nell’integrazione della coscienza.

  • Functional changes in brain activity using hypnosis: systematic review
    Viene identificata una diminuzione dell’attività in alcune aree come ACC e l’insula durante l’ipnosi rispetto allo stato di veglia in molti studi. Cambiamenti nelle onde EEG (aumento theta, cambiamenti in alfa) sono coerenti con stati di rilassamento profondo o alterazione dell’attenzione. Anche se molti studi non usano PET, quelli che lo fanno mostrano riduzioni o modulazioni del flusso o del metabolismo in certi circuiti “di default” o “di salienza”.John Adams Whipple - [Hypnotism] - The Metropolitan Museum of Art


2. Aree cerebrali frequentemente coinvolte secondo i dati PET

Area cerebrale Tipo di cambiamento osservato sotto ipnosi Funzione / interpretazione
Corteccia cingolata anteriore (ACC) Cambiamenti nel flusso / attività correlati a rilassamento, attenzione, controllo del conflitto interno; spesso diminuzione dell’attività o modulazione in base alla suggestione. Ruolo nel monitoraggio di errori, nell’attenzione, nella regolazione emotiva, nella consapevolezza interna.
Talamo Alterazioni del flusso ematico correlate allo stato ipnotico; implicato nella regolazione della coscienza e filtraggio sensoriale. Punto di passaggio sensoriale, “porte” sensoriali, regola la vigilanza.
Occipito‑visivo Durante compiti immaginativi o apprendimento di materiale visivo sotto ipnosi, maggiore attivazione. Anche “disinibizione” occipitale, suggerendo che immagini mentali o visualizzazioni siano più attive. elaborazione visiva, immaginazione, visualizzazione.
Corteccia prefrontale Attività più alta in compiti che coinvolgono apprendimento sotto ipnosi; coinvolgimento nei processi di controllo cognitivo, suggestione, regolazione dell’attenzione. Pianificazione, controllo, inibizione, decisione, auto-consapevolezza.
Insula Spesso ridotta attività o modulazione della sua risposta in casi di ipnosi; potrebbe riflettere minore consapevolezza interocettiva o riduzione dell’ansia/accentuazione della calma. Processamento dell’“interno” del corpo, emozione, percezione del dolore, sensazioni corporee.

3. Implicazioni

  • Conferma neurobiologica che l’ipnosi non è solo suggestione psichica astratta: ha correlati misurabili nel cervello.

  • Le aree coinvolte suggeriscono che ipnosi influenzi attenzione, regolazione sensoriale, consapevolezza corporea, immaginazione, regolazione emotiva.

  • Possibilità terapeutiche: modulare l’ansia, il dolore, fobie attraverso l’uso dell’ipnosi, intervenendo su queste reti cerebrali.https://prod-images-static.radiopaedia.org/images/53185363/703a1c1c4810544cc7467a116e6849_gallery.jpeg

4. Studi recenti con PET sull’ipnosi

Ecco una selezione di studi (o rassegne recenti) che contengono dati PET relativi all’ipnosi o che integrano PET con altre tecniche, con indicazioni di cosa cercare:

Studio / articolo Tema / contesto Principali risultati PET / struttura cerebrale coinvolta Note su immagini
Chronic low-back pain modulation is enhanced by hypnotic analgesic suggestion by recruiting an emotional network Ipno‑analgesia in pazienti con dolore cronico lombare In stato di veglia vs ipnosi: attivazione di una rete “cognitivo-sensoriale” (frontotemporale, insula, corteccia somatosensoriale, cervelletto) in veglia; con ipnosi attivazione di rete più emotiva (ACC, insula, caudato, accumbens, nuclei lenticolari) Guarda figure che mostrano mappe PET in condizioni “allerta” vs “ipnosi” per confronto visivo
Functional anatomy of hypnotic analgesia: a PET study of patients with fibromyalgia Ipno‑analgesia in pazienti con fibromialgia Durante ipnosi rispetto al riposo: aumento del flusso ematico bilaterale in corteccia orbitofrontale, subcallosiale cingolata, talamo destro, corteccia parietale sinistra; diminuzione bilaterale nella corteccia cingolata Le figure mostrano mappe cerebrali PET per condizioni “dolore” vs “ipnosi analgesica” con zone di aumento/diminuzione
Hypnosis modulates activity in brain structures involved in the regulation of consciousness Ipnotici normali (“soggetti sani”) Relazioni tra rCBF (flusso ematico cerebrale regionale) e autocategoriazione soggettive: correlazioni con ACC, talamo, tronco mesencefalico; aumento dell’attività occipitale legata a riduzione dell’arousal corticale / disinibizione cross‑modalità Le figure mostrano mappe cerebrali in condizioni pre-post ipnosi con correlazioni statistiche
Neuroradiological Insights into Hypnosis: A Systematic Review of MRI and PET Studies Revisione sistematica (studi MRI e PET su ipnosi) Evidenza che le regioni più frequentemente mutate sono ACC, insula, corteccia ventromediale prefrontale; i cambiamenti metabolici PET supportano che suggerimenti ipnotici modulano il metabolismo cerebrale in queste aree In questa revisione potresti trovare figure sintetiche / estratti di mappe PET tratte da vari studi
Functional Changes in Brain Activity Using Hypnosis: A Systematic Review Review di studi con imaging (inclusi PET) Convergenza su: riduzione dell’attività in ACC e insula, cambiamenti nelle reti di “salienza” / controllo; variazioni nelle oscillazioni EEG correlate alle regioni funzionali indagate da PET / fMRI Le figure nelle review offrono mappe aggregate o rappresentative delle aree più frequentemente attivate o deattivate

5. Ipnosi: non chiamatela suggestione!

L’ipnosi non è solo suggestione perché produce modifiche misurabili nell’attività cerebrale, rilevate con tecniche come PET e fMRI. Coinvolge reti neurali complesse legate a attenzione, dolore, immaginazione e controllo motorio. Studi mostrano che durante l’ipnosi cambiano il flusso ematico e l’attivazione in aree cerebrali specifiche. Questi effetti  sono, quindi, neurofisiologicamente verificabili.

IPNOSI experience

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Un seminario esperienziale, in cui avrai l’opportunità di esplorare il mondo dell’ipnosi non solo dal punto di vista teorico, ma anche attraverso un’esperienza diretta. Imparerai cos’è l’ipnosi, come funziona e come può essere utilizzata per il miglioramento personale e terapeutico.

Durante il seminario, ti guiderò attraverso esercizi pratici che ti permetteranno di vivere uno stato di rilassamento profondo, scoprendo come il potere della mente possa trasformare emozioni, abitudini e comportamenti. Scoprirai come l’ipnosi possa aiutarti a superare blocchi psicologici, gestire lo stress e persino migliorare la tua performance in vari ambiti della vita.

Cosa aspettarti:

  • Teoria e pratica: Una panoramica sull’ipnosi e sulle sue applicazioni terapeutiche.

  • Esercizi pratici: Brevi sessioni di rilassamento e trance ipnotica per sperimentare direttamente lo stato ipnotico.

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La Neurointelligence rappresenta una nuova frontiera nello studio della mente umana e delle sue interazioni con la tecnologia e apre scenari innovativi, ma anche inquietanti, per la comprensione della coscienza e del comportamento umano.
Questo saggio esplora i fondamenti teorici e pratici di questa
nuova disciplina, analizzando le implicazioni derivanti dall’applicazione delle neuroscienze nel contesto della geopolitica, della sicurezza e della società.
Dai difficili ed ancora enigmatici temi legati alla natura della coscienza, agli stati alterati, ai risvolti psicopatologici, con una prospettiva interdisciplinare che spazia dalla filosofia, alla psicologia, alla fisica quantistica. Particolare attenzione è dedicata all’emergere di neurotecnologie avanzate e alla loro capacità di
influenzare pensieri, emozioni e decisioni umane, sollevando quesiti etici di grande rilevanza.
Il testo cerca anche di delineare le prospettive future della neurointelligence, con uno sguardo critico ma propositivo verso un auspicabile utilizzo responsabile.
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La telefonata di Stasi ai Soccorsi nel caso “Garlasco”

La chiamata di Stasi ai soccorsi è stata considerata incoerente e incongruente, ma di fatto, non sono stati applicati criteri o tecniche specifiche di indagine. A tal proposito, abbiamo cercato di utilizzare alcune tecniche derivanti da studi e applicazioni scientifiche in materia di verità e menzogna. Abbiamo così proceduto ad una vera analisi comparativa e ne è risultato che …

 

1. Immediatezza e chiarezza

  • Richiesta rapida: Stasi inizia subito con “Mi serve un’ambulanza in via Giovanni Pascoli a Garlasco”, un’espressione diretta, seppur impersonale.

  • Indicazioni approssimative: il civico sbagliato (dice 29 anziché 8), aggiungendo “mi sembra” e “non ne sono sicuro” — segnali di mancanza di accuratezza.

  • Modalità immediata, ma non urgente: non c’è alcuna pressione su “dobbiamo sbrigarci!”, livello di urgenza moderato – un elemento che può risultare sospetto nel contesto di uno shock reale.

2. Voce, ritmo e interazione

  • Pausa e esitazione: più “Eh”, pause dopo il saluto, riflessioni visibili – segnali di pensiero cosciente, ma inusuali se si trova in pieno shock.

  • Modulazione emotiva: la voce ha oscillazioni, respiro affannoso e tono “quasi tremante” inizialmente, coerente con reazione emotiva.

  • Linguaggio “distaccato”: non c’è spazio a parolacce o interiezioni forti—tipici in situazioni di violenta agitazione.

    3. Accuratezza e autocorrezioni

  • Incertezza sul civico (“mi sembra il 29, non ne sono sicuro”): indica possibile autocritica (accuratezza), ma qui appare come un’efficace scusa per schermarsi.

  • Non sono presenti vere autocorrezioni, ma l’incertezza persistente sul numero evidenzia non tanto spontaneità, quanto probabile travisamento.

    4. Distanza emotiva e linguaggio impersonale

  • Una persona”: primo riferimento generico, solo successivamente rivela che si tratta della fidanzata “la mia fidanzata” – un segnale di distacco empatico.
  • Nessun invito a intervenire attivamente: pur riferendo che “forse è viva”, non chiede di tentare soccorsi immediati, né richiede manovre salvavita — atipico in caso di shock grave.

  • Linguaggio controllato, senza emozione eccessiva (“forse è viva”, “credo…”), poca minimizzazione aggressiva ma anche nessuna urgenza netta.

5. Evasione o omissioni

  • Omesso riferimento al nome della vittima fino a sollecitazione: tipico di chi non ha un legame realistico sulla scena.

  • Cambia contesto prima di rispondere: prima di dire “c’è sangue dappertutto”, dichiara “adesso sono andato dai carabinieri”; secondo Turco, è uno spostamento che evita rispondere direttamente alla domanda.

  • Contraddizioni temporali: l’audio registra che Stasi era già fuori dalla casa, mentre comunica di trovarsi ancora vicino – un potenziale segnale di manipolazione della dinamica reale.

Confronto con i “criteri di Turco”

Criterio Presenza nella chiamata Stasi?
Immediatezza → sì Inizio diretto richiesta ambulanza
Accuratezza/autocorrezioni Incerta accuratezza del civico, ma nessuna vera correzione spontanea
Distanza emotiva Linguaggio impersonale, nessun nome iniziale
Estraneità/informazioni superflue Nessuna info inutile, ma mancano dettagli pratici essenziali
Evasione/contraddizioni Evasioni (“adesso sono dai cc”), contraddizioni su posizione

Conclusione

Secondo l’analisi basata sui criteri di Turco, la telefonata di Stasi presenta segnali preoccupanti per la veridicità:

  1. Uso di un linguaggio impersonale e distaccato (“una persona”);

  2. Mancata richiesta di intervento attivo o pressione di urgenza;

  3. Esitazioni e omissioni su particolari cruciali (nome, condizioni vittima);

  4. Contraddizioni e spostamenti per evitare rispondere precisamente alla domanda dell’operatore.

Tutti questi fattori convergono verso il fatto che il racconto sembra più costruito o manipolato, e meno riconducibile a uno stato di sincero shock o emergenza percepita, secondo le categorie individuate.

Abbiamo poi analizzato il tutto secondo altri criteri di altre Tecniche.

1. SCAN (Scientific Content Analysis)

Il metodo SCAN si concentra sulla forma del linguaggio usato, rilevando incongruenze tra forma e contenuto. Ecco alcuni indicatori chiave e come si applicano alla chiamata di Stasi:

A. Uso del pronome “io”

  • Stasi evita spesso “io”, usando forme impersonali: “Mi serve un’ambulanza”, “una persona è…”, “mi sembra il 29”.
  • SCAN considera la rimozione del pronome come segnale di distacco emotivo o tentativo di depersonalizzazione dell’evento.

B. Linguaggio passivo o impersonale

  • Una persona è caduta ed è piena di sangue” → forma passiva.
  • In SCAN questo viene interpretato come possibile tentativo di non attribuire responsabilità, nascondendo l’agente dell’azione.

C. Mancanza di enfasi o sorpresa

  • Frasi piatte e neutre anche dopo la scoperta della presunta fidanzata morta: “mi sembra che sia morta” → nessun uso di esclamazioni, interiezioni o emotività spontanea, che in SCAN rappresenterebbero sincerità.

D. Ordine narrativo

  • L’ordine dei fatti nella telefonata non segue una narrazione logica e spontanea (come: scoperta → reazione → richiesta d’aiuto), ma è frammentato e parziale, elemento sospetto secondo SCAN.

E. Dettagli non richiesti / assenti

  • Nessuna informazione su stato fisico della vittima, tentativi di rianimazione, o relazione emotiva con la vittima (a meno che non venga chiesto).

    Conclusione SCAN: la chiamata mostra marcati segnali di distacco, evasività e non autenticità emozionale. Secondo SCAN, questo alza bandiere rosse sulla veridicità dell’esperienza vissuta così come è stata raccontata!

2. CBCA (Criteria-Based Content Analysis)

Il metodo CBCA è usato per valutare la credibilità dei racconti tramite 19+ criteri. Non tutti sono applicabili a una breve telefonata.

Criteri positivi (presenti nei racconti autentici)

Criterio Presente? Osservazione
Struttura logica

Frammentaria, confusa
Dettagli non centrali

Nessun dettaglio spontaneo
Riproduzione del dialogo

Nessuna menzione di frasi dette/scambiate
Complicazioni impreviste

Nessun ostacolo narrativo o dilemma etico
Descrizioni personali

Mai parla di sé o dei propri sentimenti
Ammissione di mancanze

Nessuna incertezza autentica, solo sul civico
Emozioni espresse

Nessuna emozione spontanea verbalizzata

Indicatori negativi (sospetti nei racconti falsi)

Criterio Presente? Osservazione
Stereotipia

Linguaggio stereotipato da “chiamata tipo”
Poca personalizzazione

una persona” – evita nome, evita rapporto diretto
Elusività

Evita il luogo preciso, evita dettagli visivi

Conclusione CBCA: il racconto manca di quasi tutti i criteri positivi legati a un’esperienza vissuta autentica (dettagli, emozioni, spontaneità), mentre mostra tratti linguistici tipici di narrazioni costruite o preparate.

CONCLUSIONI FINALI (Turco + SCAN + CBCA)

Metodo Esito
Turco Indicatori multipli di distacco, manipolazione e omissione
SCAN Presenza di linguaggio passivo, distacco emotivo, ordine anomalo
CBCA Assenza di criteri di realtà, presenza di segnali stereotipici

In sintesi: L’analisi comparata suggerisce che la telefonata non presenta le caratteristiche linguistiche, psicologiche e narrative tipiche di una chiamata autentica da parte di un soggetto realmente sotto shock. I tre metodi convergono nel sollevare forti dubbi sulla spontaneità e sincerità del contenuto.

CONFRONTO TRA CHIAMATE AUTENTICHE E SOSPETTE.

1. Immediatezza e tono emotivo

Chiamate autentiche:

  • È comune sentirsi ansiosi o agitati, parlare a ritmo incalzante o interrotto, con esclamazioni e urgenza, come nell’esempio del padre svenuto “ma quanto ci mettete a rispondere?” o conversazioni con istruzioni sul massaggio cardiaco.

    Chiamata di Stasi:

  • Comincia in modo relativamente piatto e controllato: “Mi serve un’ambulanza…”, manca emotività, ne esclamazioni urgenti.

  • L’assenza di istruzioni urgenti, rassicurazioni o reazioni ansiose contrasta con modelli reali.

2. Linguaggio e uso del pronome

Autentico:

  • Si usano spesso “io” e “mio/mia”, come in “mi serve urgentemente”, oppure si condividono dettagli personali (“sto tenendo mio padre in braccio”)

Stasi:

  • Predilige frasi impersonali: “una persona”, “lei”, “mi serve un’ambulanza”.
  • Usa poco il pronome “io” o il legame emotivo (“mia fidanzata” solo dopo sollecito), importanza di SCAN e Turco su distacco emotivo.

3. Dettagli spontanei e ordine narrativo

Autentiche:

  • Forniscono dettagli fisiologici (respirazione, coscienza, condizioni fisiche).
  • Narrazione spesso lineare e complessa: cosa è successo, che cosa si sta facendo, contesto (“mia moglie non respira da due minuti”).

Stasi:

  • Nulla su respirazione, battito, tentativi di rianimazione.
  • Ordine narrativo disorganico: civico → “forse è viva” → all’improvviso “sono dai carabinieri” → “c’è sangue dappertutto”.

4. Personalizzazione e immediatezza emotiva

Autentiche:

  • Si usano nomi, legami (“mia mamma”, “mio marito”).
  • Spesso si esprimono paure, preoccupazioni, e si interagisce emotivamente con l’operatore.

Stasi:

  • Sostegno emotivo economico: “lei” → solo successivamente “la mia fidanzata”.
  • Usa tono neutro, senza pianto, rabbia, ansia o suppliche.

Confronto riassuntivo

Aspetto Telefonata autentica Chiamata Stasi
Urgenza emotiva Alta – esclamazioni, panico Bassa – tono controllato
Uso del pronome “io” Frequente – “ho mia madre” Rarissimo – frasi impersonali
Dettagli clinici/fisici Presenti – respiro, coscienza Assenti
Ordine narrativo Coerente e spontaneo Frammentato, con cambi improvvisi
Espressione di emozione Evidente (pianto, paura, indignazione) Mancante, tono neutro

Conclusione

Rispetto a telefonate autentiche riportate (urgenti, emotive, piene di dettagli fisici e personali), quella di Stasi appare artificiale, controllata, distante.

L’assenza di urgenza autentica, di linguaggio emotivo, di dettagli clinici e l’ordine narrativo spezzettato confermano ciò che i modelli Turco, SCAN e CBCA suggerivano: forti indizi di non autenticità.

 

RIFERIMENTI ESSENZIALI

MacLaurin, Brent E. (2009)
Scientific Content Analysis (SCAN): A Look at the Truthfulness of Statements.
Canadian Society of Forensic Science Journal, Vol. 42, No. 1, pp. 1–15.

Sapir, Avinoam (2005)
The L.S.I. (Laboratory for Scientific Interrogation) Manual for the SCAN Technique.
L.S.I. Publishing, Phoenix, Arizona.

Steller, Max & Köhnken, Georg (1989)
Criteria-Based Content Analysis.
In: Raskin, D.C. (Ed.),
Psychological Methods in Criminal Investigation and Evidence.
Springer, New York, pp. 217–245.

Turco, Mirco (2016)
Crime Analyst. Manuale operativo per l’analisi del comportamento criminale.
Socint Press. ISBN: 978-88-98554-20-4

Turco, Mirco (2023)
Indicatori di menzogna vs verità durante una conversazione telefonica di emergenza.
Socint Training, Modulo Formativo Specialistico.

Turco, Mirco (2024)
La Valutazione delle Informazioni. Verità, menzogna, credibilità, dubbio, sospetto durante la comunicazione telefonica di emergenza.
Socint Press, Collana Ricerche. ISBN: 979-12-80111-51-7; DOI: 10.36182/2024.01

Vrij, Aldert (2008)
Detecting Lies and Deceit: Pitfalls and Opportunities.
2ª ed., Wiley-Blackwell. ISBN: 978-0-470-68100-2

Vrij, A., Akehurst, L., Soukara, S., Bull, R. (2002)
Will the Truth Come Out? The Effect of Motivation on CBCA Scores.
Law and Human Behavior, 26(3), pp. 261–283.

Erasmus+ KA2 Project
One Minute May Save a Life PROJECT (Italia, Romania, Inghilterra, Cipro)

 

Realtà Virtuale tra Neuroscienze e Psiche

Negli ultimi anni, la realtà virtuale (VR) ha guadagnato un ruolo di rilievo nelle neuroscienze, trasformandosi da semplice tecnologia d’intrattenimento a strumento scientifico potente e versatile. Le evidenze scientifiche mostrano come la VR possa offrire vantaggi concreti sia nella ricerca di base che nella clinica, migliorando la comprensione del cervello umano e aprendo nuove strade per la riabilitazione neurologica.

Uno dei principali punti di forza della VR è la possibilità di creare ambienti immersivi e controllati, nei quali è possibile studiare il comportamento umano in situazioni complesse e realistiche. Ad esempio, diversi studi hanno dimostrato che la VR può attivare specifiche aree cerebrali legate alla percezione spaziale, alla memoria e all’orientamento, riproducendo in laboratorio le stesse dinamiche che si verificano nella vita reale.

In ambito clinico, la realtà virtuale si è rivelata efficace nel trattamento di disturbi neurologici come l’ictus, il Parkinson e le lesioni traumatiche cerebrali. La riabilitazione tramite VR favorisce l’engagement del paziente e stimola la neuroplasticità, migliorando i risultati funzionali rispetto alle terapie tradizionali. Inoltre, viene impiegata con successo anche nella gestione del dolore cronico e nei disturbi d’ansia, sfruttando meccanismi di distrazione e desensibilizzazione progressiva.

Un ambito particolarmente promettente è quello della psicologia clinica e della psicoterapia. L’uso della realtà virtuale per trattare disturbi psicologici come ansia, fobie, disturbo post-traumatico da stress (PTSD) e depressione sta crescendo rapidamente. Grazie alla VR, è possibile esporre il paziente in modo graduale e sicuro a situazioni temute o traumatiche, attraverso tecniche di esposizione immersiva che favoriscono l’elaborazione emotiva. Alcuni protocolli VR sono già impiegati in terapia cognitivo-comportamentale, soprattutto per la fobia sociale, l’agorafobia e il disturbo ossessivo-compulsivo.

Inoltre, la VR si sta rivelando utile anche nell’addestramento di abilità sociali, nella regolazione emotiva,  nella mindfulness e nell’ipnosi, fornendo uno spazio controllato in cui l’esperto può modulare ogni elemento dell’esperienza, adattandolo ai bisogni specifici del paziente.

La realtà virtuale provoca nel cervello una serie di reazioni molto interessanti, perché riesce a ingannare i sensi al punto da simulare esperienze reali. Ecco cosa succede, in sintesi:

1. Attivazione delle aree sensoriali e motorie

La VR stimola le stesse aree cerebrali coinvolte nella percezione del mondo reale. Ad esempio:

  • Corteccia visiva: elabora ciò che viene visto nel visore, anche se non è reale.

  • Sistema vestibolare (equilibrio) e corteccia motoria: possono reagire come se ci si stesse muovendo davvero, anche restando fermi.

2. Attivazione del sistema limbico (emozioni)

Il cervello può percepire l’esperienza virtuale come reale, attivando:

  • Amigdala: coinvolta nelle reazioni di paura, può attivarsi durante esperienze VR ansiogene (es. fobie).

  • Ippocampo: legato alla memoria e all’orientamento spaziale, si attiva quando ci si muove in ambienti virtuali.

3. Neuroplasticità

Esperienze ripetute in VR possono favorire il rimodellamento delle connessioni neurali, soprattutto in contesti riabilitativi o terapeutici. Questo è cruciale, ad esempio, nella riabilitazione post-ictus o nel trattamento di ansie e fobie.

4. Conflitto sensoriale (cybersickness)

Quando le informazioni visive in VR non corrispondono a quelle dell’equilibrio (sistema vestibolare), può emergere un disallineamento che porta a nausea, vertigini o disorientamento.

5. Coinvolgimento cognitivo

La VR aumenta l’attenzione e l’engagement. Il cervello tende a essere più coinvolto e “presente” in un ambiente immersivo, il che rende la realtà virtuale utile in psicoterapia, educazione e formazione.

Ne vedremo delle belle! (continua …)

Ipnosi MIND

Partiamo da … che cosa non è l’ipnosi.

L’Ipnosi non è:

– Una forma di manipolazione mentale.

– Uno stato di sonno profondo.

– Una forma di persuasione.

– Uno stato di completa impotenza.

Al contrario, l’Ipnosi può essere considerata:

– uno stato naturale

– una strategia per mobilitare le risorse nascoste ed inconsce della persona
– una forma straordinaria di comunicazione

Altre informazioni che dovresti conoscere sull’ipnosi.

– La maggioranza delle persone può essere ipnotizzata.

– Indipendentemente dalle applicazioni, l’ipnosi è rigenerante.

– La persona non può rimanere “intrappolata” nello stato di ipnosi.

– La persona non perde coscienza.

Utilità e Applicazioni.

– La maggior parte dei disturbi psicosomatici

– Stress e Ansia

– Paure, panico, fobie

– Disturbi nella sfera alimentare

– Stati depressivi

– Comportamenti viziosi (fumo, alcool, iperfagia, diete, …)

– Anestesia e Analgesia

– Terapia del dolore

– Performance

– Apprendimento e memoria

– Sport e attività competitive

– Autostima e auto-efficacia

– Relazioni interpersonali e affettive

– Altri conflitti

– …

Vediamo ora, in maniera pratica e sintetica, come funziona l’ipnosi.

L’Ipnosi può essere indotta attraverso un progressivo stato di rilassamento. Solitamente, la persona è comodamente seduta su una poltrona e ascolta l’operatore che comincia a parlare con un certo tipo di tono, usando principalmente parole e frasi metaforiche che “attivano” principalmente l’emisfero emozionale. L’ipnosi però può anche essere “praticata” in modo “dinamico”, o utilizzando soprattutto metodi e tecniche di comunicazione non verbale. In tal caso la persona può essere anche in piedi. Questo particolare tipo di ipnosi è sicuramente più da impatto, ma ugualmente efficace. Vedremo dopo un approfondimento.

Altre informazioni che, a questo punto, ti sono sicuramente necessarie.

Durata:

La durata dell’ipnosi è variabile. Da pochi minuti ad ore. Di fatto, ognuno di noi ha una sua suscettibilità ipnotica. Nella mia pratica, il tempo medio di una seduta di ipnosi è di circa 40 minuti.

Come si spiega l’ipnosi?

L’ipnosi e in generale il “fenomeno ipnotico” si spiega attraverso alcune teorie accreditate.

1. Alterazione della coscienza: l’ipnosi crea uno stato di alterazione della coscienza, attraverso un senso di irrealtà, percezioni “strane”, senso fisico di pesantezza e/o leggerezza ed altro.

2. Teoria socio-cognitiva: tra ipnotista e cliente si crea un rapporto particolare.

3. Teoria della relazione arcaica: tra ipnotista e cliente si instaura un rapporto intenso con modalità paterne/materne).

4. Teoria neurobiologica: l’ipnosi è squisitamente un fenomeno psicosomatico in cui si verificano dei cambiamenti fisiologici a livello cerebrale e nel funzionamento neuropsicologico.

Forse sarai stupito nello scoprire che … 

Ogni 90 minuti circa abbiamo un calo dell’attenzione e tendiamo a sviluppare dei fenomeni ipnotici spontanei. In quei momenti la mente divaga, fantastica, si “svuota” …

Cosa si verifica nella persona ipnotizzata e quali sono i fenomeni esteriori visibili.

Esistono svariati fenomeni osservabili nella persona ipnotizzata. 

1. Sospensione della mobilità

2. Movimenti riflessi

3. Prevalenza di movimenti del lato non dominante del corpo

4. Barcollamento

5. Catalessia

6. Riduzione tono muscolare

7. Arrossamento tessuti

8. Maggiore visibilità vene

9. Contrazioni
10. Cedimenti delle ginocchia

11. Reclinamento della testa

12. Atonia e inespressività del volto

13. Impallidimento

14. Attenuazione pieghe del volto

15. Simmetria

16. Broncio

17. Decontrazione della mascella

18. Schiudersi delle labbra

19. Tremolii e tic alle labbra

20. Assenza o attenuazione reazioni d’allarme

21. Vibrazione palpebre

22. Riduzione drastica deglutizione

Come si sente una persona dopo l’ipnosi?

Esistono alcune reazioni tipiche di una persona ipnotizzata …

– senso generale di disorientamento e a tratti, leggera confusione

– difficoltà di equilibrio

– stanchezza e passività

– evidente sonnolenza

– alterazione del senso del tempo

– fenomeno dello “stop del pensiero”

– amnesia

– senso di profondo relax

Aggiungiamo qualcosa di più scientifico. Che cos’è quindi l’Ipnosi?

Lo stato ipnotico è una realtà neurofisiologica che non può essere ottenuta né con l’immaginazione guidata, né tanto meno con la simulazione controllata. I dati raccolti derivano da osservazioni umane, strumentali indirette (EEG), e strumentali dirette (neuro- imaging, PET, risonanza magnetica, ecc.). L’ipnosi può essere considerato “uno stato” particolare, esclusivo e profondo di relazione. L’ipnosi è una forma elettiva di comunicazione e interazione e consente un più facile “accesso” all’inconscio della persona. 

In quei momenti le persone (…) tendono a fissare lo sguardo (…) possono chiudere gli occhi, immobilizzare il corpo, reprimere certi riflessi e sembrano momentaneamente dimentiche di tutto ciò che le circonda, sino a quando non abbiano completato la loro ricerca interiore” (M. Erickson)

L’esperienza fuori dal corpo (OBE)

L’esperienza fuori dal corpo (OBE): una finestra sulla natura della coscienza

Le esperienze fuori dal corpo (OBE, dall’inglese Out-of-Body Experience) rappresentano un fenomeno complesso e affascinante, in cui gli individui percepiscono il proprio “Sé” come separato dal corpo fisico. Questo articolo esplorerà le principali caratteristiche, i fattori scatenanti e le implicazioni scientifiche e filosofiche di queste esperienze, basandosi su recenti ricerche fenomenologiche e teoriche.

Caratteristiche fenomenologiche delle OBE

Le OBE sono state descritte come stati in cui il Sé viene percepito al di fuori dei confini corporei, con una prospettiva in prima persona che si dissocia dal corpo fisico. I soggetti riportano spesso una maggiore chiarezza fenomenica rispetto alla coscienza ordinaria, accompagnata da una sensazione di libertà e positività emotiva.

Altri tratti distintivi includono:

  • Alterazione della percezione del tempo: Durante un’OBE, il tempo è spesso percepito come inesistente o irrilevante (Baruss & Mossbridge, 2017).
  • Perdita del senso di confinamento: Molti individui descrivono una sensazione di espansione o assenza di confini corporei, come se fossero pura consapevolezza (Blanke & Metzinger, 2009).
  • Modificazione della percezione corporea: Il corpo fisico può non essere percepito, o essere visto come un oggetto separato (Tressoldi et al., 2015).

Fattori scatenanti delle OBE

Le OBE possono essere indotte da diversi fattori, che si possono classificare in tre categorie principali:

  1. Induzioni ipnotiche (HypnOBE): Tecniche di ipnosi possono generare OBE simulando la dissociazione tra mente e corpo (Tressoldi et al., 2015).
  2. Esperienze di premorte (NDE): Eventi traumatici, come arresti cardiaci, possono portare a stati di coscienza alterati che includono OBE (Greyson, 2014).
  3. Esperienze spontanee: Le OBE possono verificarsi in stati di meditazione profonda, rilassamento o attività creative (Cardeña & Alvarado, 2014).

Nonostante le diverse cause, le OBE condividono caratteristiche fenomenologiche comuni, suggerendo che il fenomeno potrebbe avere una base esperienziale comune, indipendentemente dal tipo di induzione.

Differenze tra HypnOBE, NDE e OBE spontanee

Uno studio comparativo (De Foe et al., 2016) ha evidenziato alcune differenze significative tra i tre tipi di OBE:

  • Le HypnOBE mostrano una fenomenologia più simile alle NDE rispetto alle OBE spontanee.
  • La percezione del corpo fisico è meno frequente nelle HypnOBE (60%) rispetto alle NDE (34%).
  • La perdita del senso di confinamento è più marcata nelle HypnOBE (80%) rispetto agli altri gruppi.

Implicazioni scientifiche e filosofiche

Le OBE sollevano importanti domande sul rapporto mente-corpo e sulla natura della coscienza:

  • Sfida al fisicalismo: L’esperienza di un Sé separato dal corpo fisico contrasta con le teorie che riducono la coscienza all’attività cerebrale (Cleeremans, 2011).
  • Ipotesi metafisiche: Modelli come il panpsichismo o il monismo duale postulano che mente e materia siano due aspetti di una stessa sostanza (Atmanspacher, 2012).
  • Relazione tra coscienza e spazio-tempo: Le alterazioni nella percezione del tempo durante le OBE potrebbero riflettere una struttura più profonda della realtà, suggerendo una distinzione tra “tempo apparente” e “tempo profondo” (Baruss & Mossbridge, 2017).

Prospettive future

Le OBE offrono un campo fertile per la ricerca scientifica, con applicazioni potenziali che spaziano dalla psicologia transpersonale alle neuroscienze. Tra le principali aree di interesse futuro:

  • Verificare la possibilità di raccogliere informazioni sensoriali durante un’OBE.
  • Comprendere meglio l’interazione tra il Sé e il mondo fisico in questi stati.
  • Esplorare il potenziale trasformativo delle OBE sulla crescita personale e spirituale.

Conclusioni

Le esperienze fuori dal corpo rappresentano una sfida affascinante e multidisciplinare per la psicologia moderna. Esse non solo ampliano la nostra comprensione della coscienza, ma sollevano anche questioni fondamentali sulla natura del Sé e della realtà. Come suggerito da studi recenti, il loro potere trasformativo è innegabile, e il loro studio potrebbe aprire nuove prospettive nella scienza della mente e nella filosofia della coscienza.

 


Riferimenti

  • Baruss, I., & Mossbridge, J. (2017). Transcendent mind: Rethinking the science of consciousness. American Psychological Association.
  • Blanke, O., & Metzinger, T. (2009). Full-body illusions and minimal phenomenal selfhood. Trends in Cognitive Sciences, 13(1), 7-13.
  • Cleeremans, A. (2011). The radical plasticity thesis: How the brain learns to be conscious. Frontiers in Psychology, 2:86.
  • De Foe, A., et al. (2016). Out-of-body experience: Phenomenological comparison of different causes. Journal of Consciousness Studies.
  • Greyson, B. (2014). Near-Death Experiences. In Varieties of anomalous experience: Examining the scientific evidence. American Psychological Association.
  • Tressoldi, P. E., et al. (2015). Hypnotically induced out-of-body experiences: Phenomenology and perceptual characteristics. SAGE Open.

 

EMDR – Movimento degli occhi e Trauma

Il movimento degli occhi nell’EMDR (Desensibilizzazione e Rielaborazione tramite i Movimenti Oculari) consiste in un processo in cui il terapeuta guida il paziente a seguire con gli occhi un oggetto in movimento, spesso una penna o un dito, da un lato all’altro dello schermo visivo. Questo avviene mentre il paziente rievoca un ricordo traumatico o un evento stressante.

  • I movimenti oculari attivano una stimolazione bilaterale del cervello, il che significa che coinvolgono entrambi gli emisferi cerebrali. Questo può facilitare la rielaborazione delle esperienze traumatiche.
  • Mentre il paziente ricorda l’evento, il movimento degli occhi può contribuire a ridurre l’intensità emotiva associata al ricordo, rendendolo meno angosciante.
  •  Si ritiene che l’EMDR favorisca l’integrazione delle memorie traumatiche, permettendo una rielaborazione più sana e adattiva delle esperienze passate.
  •  I movimenti oculari possono anche aiutare a migliorare la concentrazione e la lucidità mentale, facilitando un’elaborazione più efficace dei ricordi.

In sintesi, il movimento degli occhi nell’EMDR è un elemento chiave che supporta la rielaborazione dei ricordi traumatici, contribuendo a una diminuzione del loro impatto emotivo e favorendo una migliore integrazione delle esperienze vissute.

Inoltre …

  1. Le immagini mentali sono fondamentali per la memoria episodica.
    La difficoltà nel creare immagini mentali porta a una diminuzione della memoria episodica. È interessante notare che, quando ricordiamo un’esperienza, le aree corticali sensoriali coinvolte vengono riattivate.
  2. La memoria episodica è un processo attivo.
    Ricordare un evento non equivale a recuperare semplicemente un’informazione, ma implica un processo di costruzione attiva della memoria. In questo senso, richiamare un ricordo non è come estrarre un oggetto da un contenitore e rimetterlo al suo posto. Infatti, il processo di ricordare modifica la traccia mnemonica stessa, quindi la prossima volta il ricordo potrebbe apparire diverso.
  3. L’importanza dei movimenti oculari nelle immagini mentali.
    Il movimento degli occhi durante la visualizzazione di immagini rievoca quello che avviene quando percepiamo una scena reale. I nostri movimenti oculari spontanei durante la visualizzazione rispecchiano il contenuto dell’immagine. Ad esempio, quando osserviamo un modello in una griglia, i movimenti oculari sono simili a quelli effettuati mentre lo visualizziamo. Inoltre, bloccare artificialmente i movimenti oculari riduce la chiarezza e, spesso, la capacità di formare immagini mentali.

Combinando questi tre concetti scientifici, si comprende come funzioni l’EMDR. Quando una persona rievoca un evento traumatico mentre muove gli occhi, questo movimento diminuisce l’intensità delle immagini mentali legate a quel ricordo. Poiché il processo di ricordare altera la rappresentazione mnemonica, la memoria viene ricodificata in modo meno vivido.

Pertanto, l’EMDR si basa su solide evidenze scientifiche in continuo sviluppo, studiate da oltre 30 anni. Ci sono motivi chiari per cui è efficace, provenienti da diverse aree della ricerca psicologica, il che può contribuire a migliorare questo già valido approccio nel trattamento di vari problemi legati al trauma.

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