Quando hai smesso di danzare?
Quando hai smesso di danzare?
La vita quotidiana offre infinite opportunità per fermarsi! Mai come in questo periodo tale affermazione risuona in ognuno di noi e lo fa, paradossalmente, anche in modo saggio …
Nonostante tutto, non provo ansia, non ho disturbi del sonno, né sintomi fisici inspiegabili. Non avverto fatica, irritabilità, né mancanza di gioia, né tantomeno avverto disperazione. Insomma, non mi sento affatto esaurito! Poi, con alcune letture e riflessioni, ripassando anche metodi e tecniche antistress e pratiche di consapevolezza, scopro che, in fondo … non può che essere così! Ma scopriamolo insieme.
Il modello del “gorgo” di M. Asberg di Stoccolma, che ha studiato molto bene il Burnout, potrebbe spiegarci bene ciò che viviamo e rappresentare un’occasione, insieme a questa “pausa forzata”, di riorientare la nostra vita.
Partiamo dall’osservazione attenta del seguente disegno.
Il cerchio in alto rappresenta come stanno le cose quando viviamo una vita piena ed equilibrata. Quando le cose da fare aumentano, tuttavia, molti di noi tendono a lasciar cadere alcune di queste per concentrarsi su quello che considerano “importante”. I cerchi così si restringono, riducendo progressivamente la nostra vita. Se lo stress aumenta, infatti, aumentano le rinunce e i cerchi si restringono sempre di più. Le prime cose che lasciamo perdere, solitamente, sono in verità quelle che ci nutrono di più, ma che consideriamo “facoltative”. Il risultato è che ci rimangono il lavoro e altri fattori di stress. Ciò comporta uno svuotamento progressivo delle nostre risorse e la fine di ciò che ci nutre realmente.
Ma chi “finisce” più spesso verso il basso? A “scivolare” progressivamente sono paradossalmente le persone più coscienziose, nelle quali il livello di fiducia in se stesse dipende soprattutto dai risultati che hanno dal lavoro.
Il gorgo si crea, allora, man mano che il cerchio della vita si restringe, per concentrarsi solo sulla risoluzione dei problemi immediati. Si sprofonda giù, via via che si rinuncia a un numero di cose piacevoli e divertenti, a quelle cose che consideriamo cioè “facoltative”. Ciò seve per fare spazio solo a quelle “importanti” (es. il lavoro).
Qual’ è però il risultato finale? Affondiamo sempre più, proprio rinunciando a quelle cose che ci danno, invece, il principale nutrimento. Ciò ci lascia sempre più esausti, incapaci e infelici. Ci troveremo a toccare il fondo, ridotti ad un surrogato di noi stessi.
E allora, non rinunciate. Non smettete di alimentare le vostre passioni, i vostri interessi, il vostro hobby preferito o a una parte della vita sociale e relazionale. Non rinunciate a divertirvi, a fare attività fisica, a farvi una chiacchierata leggera e spensierata con qualcuno. Non procrastinate, non rinunciate … oggi, più che mai, riprendete a danzare!
La vita quotidiana offre infinite opportunità per fermarsi! Oggi, è una di queste opportunità …
Rif.to: M. Williams, D. Penman (2016). Metodo Mindfulness. Oscar Mondadori.
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