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IPNOSI e Cervello

1. Studi PET sull’ipnosi: panoramica scientifica

“Hypnosis modulates activity in brain structures involved in the regulation of consciousness” (Rainville, Hofbauer, Paus, Duncan, Bushnell & Price, 1999)

  • Metodo: 10 soggetti normali; effettuate scansioni PET rCBF (flusso ematico cerebrale regionale) prima e dopo induzione all’ipnosi.

  • Risultati principali: correlazioni tra il grado soggettivo di “rilassamento mentale” e “assorbimento mentale” con attività in:

    • Corteccia cingolata anteriore (ACC)

    • Talamo

    • Cervello medio‑ponte / tronco encefalico (zona mesencefalica)

  • Inoltre, aumento del flusso ematico in aree occipitali legato a riduzione dell’arousal corticale e a disinibizione (cioè minor soppressione tra modalità sensoriali)https://radiologykey.com/wp-content/uploads/2016/09/A308863_1_En_47_Fig1_HTML.jpg

“Learning in trance: functional brain imaging studies and neuropsychology”

  • Metodo: 7 soggetti con alta suscettibilità all’ipnosi; apprendimento/recupero di coppie di parole sotto ipnosi vs stati di veglia, con PET con acqua marcata O‑15.

  • Risultati: durante l’apprendimento sotto ipnosi si osservano attivazioni più pronunciate in aree occipitali bilateralmente e aree prefrontali, rispetto allo stato di veglia; durante il richiamo (retrieval) delle parole studiate sotto ipnosi, attivazione occipitale e del cervelletto.

  • Implicazione: l’ipnosi sembra facilitare l’uso di aree visive e di immaginazione, oltre ai processi esecutivi, durante l’apprendimento; il richiamo coinvolge percorsi che includono anche strutture non tipicamente dominate dalla memoria verbale “ordinaria”.Hypnosis Gains Credibility - Hypnosis in History

“Plasticity changes in the brain in hypnosis and meditation”

  • Include studi con PET + fMRI + EEG per confrontare ipnosi con meditazione, e studiare cambiamenti cerebrali associati alla plasticità.

  • Risultati:

    • Durante ipnosi, apprendimento di parole ad alta immaginabilità → maggiore attivazione bilaterale in corteccia occipitale e aree pre-frontali; migliore performance mnemonica.

    • Cambiamenti di attività che dipendono dalla profondità dell’ipnosi (induction graduale) e dal tipo di suggestione (es. movimento suggerito).

Rassegne recenti + evidenze su modifiche funzionali generali

  • Brain Functional Correlates of Resting Hypnosis and Hypnotizability: A Review (De Pascalis et al., 2024)
    Studia vari studi PET, fMRI, e EEG su come lo stato ipnotico “a riposo” (cioè senza compiti specifici) vari secondo la suscettibilità individuale. Alcune conclusioni utili: la suscettibilità all’ipnosi è correlata con differenze funzionali nelle reti cerebrali di attenzione, controllo cognitivo e nell’integrazione della coscienza.

  • Functional changes in brain activity using hypnosis: systematic review
    Viene identificata una diminuzione dell’attività in alcune aree come ACC e l’insula durante l’ipnosi rispetto allo stato di veglia in molti studi. Cambiamenti nelle onde EEG (aumento theta, cambiamenti in alfa) sono coerenti con stati di rilassamento profondo o alterazione dell’attenzione. Anche se molti studi non usano PET, quelli che lo fanno mostrano riduzioni o modulazioni del flusso o del metabolismo in certi circuiti “di default” o “di salienza”.John Adams Whipple - [Hypnotism] - The Metropolitan Museum of Art


2. Aree cerebrali frequentemente coinvolte secondo i dati PET

Area cerebrale Tipo di cambiamento osservato sotto ipnosi Funzione / interpretazione
Corteccia cingolata anteriore (ACC) Cambiamenti nel flusso / attività correlati a rilassamento, attenzione, controllo del conflitto interno; spesso diminuzione dell’attività o modulazione in base alla suggestione. Ruolo nel monitoraggio di errori, nell’attenzione, nella regolazione emotiva, nella consapevolezza interna.
Talamo Alterazioni del flusso ematico correlate allo stato ipnotico; implicato nella regolazione della coscienza e filtraggio sensoriale. Punto di passaggio sensoriale, “porte” sensoriali, regola la vigilanza.
Occipito‑visivo Durante compiti immaginativi o apprendimento di materiale visivo sotto ipnosi, maggiore attivazione. Anche “disinibizione” occipitale, suggerendo che immagini mentali o visualizzazioni siano più attive. elaborazione visiva, immaginazione, visualizzazione.
Corteccia prefrontale Attività più alta in compiti che coinvolgono apprendimento sotto ipnosi; coinvolgimento nei processi di controllo cognitivo, suggestione, regolazione dell’attenzione. Pianificazione, controllo, inibizione, decisione, auto-consapevolezza.
Insula Spesso ridotta attività o modulazione della sua risposta in casi di ipnosi; potrebbe riflettere minore consapevolezza interocettiva o riduzione dell’ansia/accentuazione della calma. Processamento dell’“interno” del corpo, emozione, percezione del dolore, sensazioni corporee.

3. Implicazioni

  • Conferma neurobiologica che l’ipnosi non è solo suggestione psichica astratta: ha correlati misurabili nel cervello.

  • Le aree coinvolte suggeriscono che ipnosi influenzi attenzione, regolazione sensoriale, consapevolezza corporea, immaginazione, regolazione emotiva.

  • Possibilità terapeutiche: modulare l’ansia, il dolore, fobie attraverso l’uso dell’ipnosi, intervenendo su queste reti cerebrali.https://prod-images-static.radiopaedia.org/images/53185363/703a1c1c4810544cc7467a116e6849_gallery.jpeg

4. Studi recenti con PET sull’ipnosi

Ecco una selezione di studi (o rassegne recenti) che contengono dati PET relativi all’ipnosi o che integrano PET con altre tecniche, con indicazioni di cosa cercare:

Studio / articolo Tema / contesto Principali risultati PET / struttura cerebrale coinvolta Note su immagini
Chronic low-back pain modulation is enhanced by hypnotic analgesic suggestion by recruiting an emotional network Ipno‑analgesia in pazienti con dolore cronico lombare In stato di veglia vs ipnosi: attivazione di una rete “cognitivo-sensoriale” (frontotemporale, insula, corteccia somatosensoriale, cervelletto) in veglia; con ipnosi attivazione di rete più emotiva (ACC, insula, caudato, accumbens, nuclei lenticolari) Guarda figure che mostrano mappe PET in condizioni “allerta” vs “ipnosi” per confronto visivo
Functional anatomy of hypnotic analgesia: a PET study of patients with fibromyalgia Ipno‑analgesia in pazienti con fibromialgia Durante ipnosi rispetto al riposo: aumento del flusso ematico bilaterale in corteccia orbitofrontale, subcallosiale cingolata, talamo destro, corteccia parietale sinistra; diminuzione bilaterale nella corteccia cingolata Le figure mostrano mappe cerebrali PET per condizioni “dolore” vs “ipnosi analgesica” con zone di aumento/diminuzione
Hypnosis modulates activity in brain structures involved in the regulation of consciousness Ipnotici normali (“soggetti sani”) Relazioni tra rCBF (flusso ematico cerebrale regionale) e autocategoriazione soggettive: correlazioni con ACC, talamo, tronco mesencefalico; aumento dell’attività occipitale legata a riduzione dell’arousal corticale / disinibizione cross‑modalità Le figure mostrano mappe cerebrali in condizioni pre-post ipnosi con correlazioni statistiche
Neuroradiological Insights into Hypnosis: A Systematic Review of MRI and PET Studies Revisione sistematica (studi MRI e PET su ipnosi) Evidenza che le regioni più frequentemente mutate sono ACC, insula, corteccia ventromediale prefrontale; i cambiamenti metabolici PET supportano che suggerimenti ipnotici modulano il metabolismo cerebrale in queste aree In questa revisione potresti trovare figure sintetiche / estratti di mappe PET tratte da vari studi
Functional Changes in Brain Activity Using Hypnosis: A Systematic Review Review di studi con imaging (inclusi PET) Convergenza su: riduzione dell’attività in ACC e insula, cambiamenti nelle reti di “salienza” / controllo; variazioni nelle oscillazioni EEG correlate alle regioni funzionali indagate da PET / fMRI Le figure nelle review offrono mappe aggregate o rappresentative delle aree più frequentemente attivate o deattivate

5. Ipnosi: non chiamatela suggestione!

L’ipnosi non è solo suggestione perché produce modifiche misurabili nell’attività cerebrale, rilevate con tecniche come PET e fMRI. Coinvolge reti neurali complesse legate a attenzione, dolore, immaginazione e controllo motorio. Studi mostrano che durante l’ipnosi cambiano il flusso ematico e l’attivazione in aree cerebrali specifiche. Questi effetti  sono, quindi, neurofisiologicamente verificabili.

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L’ascolto del minore: dal setting protetto all’applicazione delle neuroscienze investigative.

Quando un bambino manifesta dei disagi non si dovrebbe perdere troppo tempo con le indagini del suo inconscio. Bisognerebbe cominciare le indagini altrove …”. Niente influenza maggiormente i bambini degli atteggiamenti manifesti e dei retroscena dei genitori1. Tale assunto, sicuramente condivisibile, trova però ovvie limitazioni quando il minore “incontra” il sistema giudiziario.

Gli incisi introduttivi si “scontrano” anche, al contempo, con l’evidenza che il minore deve necessariamente confrontarsi con altri attori che, volenti o dolenti, si trovano a condividere stessi spazi, stessi tempi e medesimi scenari.

Un protagonista fondamentale ed essenziale spesso è il consulente esperto in psicologia e/o criminologia che, oltre ad un bagaglio tecnico scientifico, può e deve spesso offrire anche e soprattutto una sua disponibilità emotiva e affettiva o quella che Kohut chiamava “empatia scientifica”.

La consulenza tecnica e la perizia in materia di abuso sessuale dovrebbero essere affidate a professionisti formati in modo specialistico e in costante aggiornamento. Nella raccolta delle informazioni e nella successiva valutazione del minore, l’esperto, inoltre, deve considerare due punti imprescindibili:

  1. Utilizzare metodi e metodologie riconosciute dalla Comunità Scientifica.

  2. Rendere esaustivi ed espliciti i modelli teorici di riferimento, allo scopo di favorire una lettura critica dei risultati.

L’esperto è chiamato ad esprimere “giudizi” di natura psicologica, soprattutto considerando la fase evolutiva del minore. Infatti, l’audizione del minore non riguarda l’accertamento dei fatti sotto il versante giudiziario2. Egli, pertanto, dovrà analizzare:

  • Le funzioni psichiche del minore.

  • Percezione, memoria, pensiero.

  • Affetti ed emozioni.

  • Relazioni.

  • Eventuale presenza di psicopatologie.

  • Capacità di distinguere il vero dal falso, la realtà dalla fantasia.

  • Suggestionabilità.

  • Tendenza a fantasticare o confabulare.

Appare evidente, che il famoso buon senso junghiano, non è sufficiente!

Si tratti di abuso o di altre vicissitudini, occorre considerare che possono esistere meccanismi consci e inconsci che spingono lo stesso minore a dichiarare fatti e/o realtà che non sempre sono corrispondenti al reale: menzogne di fantasia, pseudomenzogne, fraintendimenti, falsi ricordi, persuasioni esterne, ecc.

Grande importanza riveste, quindi, la preparazione scientifica dell’esperto, oltre, ovviamente, alle sue capacità di relazionarsi con un minore (cosa non scontata). Ad onor del vero, andrebbe anche ribadito che il ruolo dell’esperto non è terapeutico ma “processuale”.

In prima istanza, chi si occupa di un minore dovrebbe rispettare alcune semplici linee guida, al fine di preservare ulteriore stress e traumatizzazione allo stesso3.

Gli orari, i tempi e i luoghi devono preservare, il più possibile, la serenità del minore e lo stesso deve essere informato sui suoi diritti. Il minore deve liberamente essere sereno nell’esprimere opinioni, esigenza e preoccupazioni, quindi, occorre evitare domande che possano compromettere la stessa spontaneità delle dichiarazioni, nonché la genuinità e sincerità delle risposte.

Sarebbe opportuno non richiedere le stesse cose al minore per evitare possibili “ripensamenti”. L’atteggiamento emotivo neutro dell’esperto sarebbe auspicabile al fine di evitare rinforzi positivi o negativi, anche sul piano non verbale. Quindi, evitare domande suggestive che possano, in svariato modo, inquinare la memoria del minore. A tal fine, si palesa che la memoria non è riproduttiva ma ricostruttiva.

Dopo aver valutato alcuni aspetti cognitivi, emotivi del minore, l’apertura di un’intervista dovrebbe cominciare con domande generiche, al fine di favorire un possibile racconto libero del minore. Iniziare un’intervista ponendo subito domande dirette sui fatti accaduti è sconsigliato4.

E’ ovvio che la pazienza è d’obbligo: il bambino, oltre alla sua mappa del mondo, ha i suoi tempi e i processi cognitivi ed emotivi non sono quelli di un adulto. Soffermarsi anche sui silenzi, sulle pause e su discorsi o frasi che possono apparire anche irrilevanti è essenziale per garantire la buona riuscita dell’ascolto.

Parlare lo stesso linguaggio del minore è fondamentale. Occorre evitare termini complessi e tecnicismi, poiché inducono il minore alla non risposta o a risposte forzate ma non veritiere. Utilizzare, di fatto, frasi brevi e concise5.

In riferimento a situazioni di abuso, ad oggi, va considerato che non esisterebbero evidenti indicatori correlati a sintomi o comportamenti manifestati dalla presunta vittima. Si parla, infatti, di indicatori aspecifici che, in ogni caso, vanno valutati parallelamente alle altre informazioni relative al caso, all’ambiente scolastico, familiare, sociale dello stesso minore6. Esistono, inoltre, atteggiamenti e comportamenti sessualizzati del minore, anche molto piccolo, che ricadono nella “norma”.

L’incarico di valutare il minore, sia in sede di perizia o di incidente probatorio non può essere effettuato da chi già conosce, a vario titolo, il minore. E’ obbligatorio, inoltre, ascoltare chi ha già interrogato il minore prima dell’audizione ufficiale, sempre al fine di preservare l’autenticità, la correttezza delle procedure e quindi l’attendibilità.

La testimonianza di un minore e in genere la testimonianza, non è argomento semplice su un piano scientifico, tanto meno lo può essere sul piano applicativo.

Al di sotto dei 12 anni, infatti, le capacità mnemoniche dei minori sono più deboli di quelle degli adulti. Il bambino piccolo si muove ancora all’interno di un sistema di attaccamento e quindi, è disposto naturalmente a modificare i dati della realtà percettiva pur di garantirsi la vicinanza di una figura accudente. Da considerare che le funzioni meta-cognitive sono poi in evoluzione e progressivamente, si ha anche l’intrusione di altre variabili di confusione, come ad esempio, le informazioni post-evento e contestuali che, di fatto, possono deformare l’attendibilità della testimonianza del minore7.

Il contenuto di un ricordo testimoniale deve essere considerato “come qualcosa che non può mai essere pura riproduzione fotografica di un fatto obiettivo, ma è sempre il prodotto di una molteplicità di coefficienti …”8. È chiara però, al contempo, la responsabilità di chi interroga il minore, poiché il minore stesso può rendere testimonianze attendibili.

Probabilmente, la prima indagine sulla suggestionabilità infantile ha avuto luogo in Francia nel 1784, quando il governo francese formò una commissione per investigare su Franz Anton Mesmer che curava le malattie fisiche degli adulti e dei bambini attraverso la suggestione esercitata e il convincimento.

La suggestionabilità di un minore non si limita solo a tratti personologici o ad assetti cognitivi ed emotivi ma riguarda anche aspetti motivazionali e di contesto. Il minore, soprattutto se piccolo, si limita ad accettare spesso ciò che viene detto dall’adulto, perché lo considera superiore e credibile. L’interrelazione tra fattori cognitivi e sociali è di fatto pericolosa in tal senso. Ne deriva che una suggestione del fattore sociale può diventare anche accettata sul piano cognitivo e quindi “inserita” nella memoria stessa. Non a caso, elementi della memoria semantica possono “passare” nella memoria episodica, sino a casi particolari ma possibili di traslazioni inconsce.

Ritornando al punto di partenza, occorre valutare bene le competenze di base di un minore testimone e adottare, in modo protetto, le tecniche e le procedure scientifiche che più mostrano validità e attendibilità. “La suggestionabilità è il peccato della memoria più facile da evitare: basta sapere cosa non fare”. Così si esprimeva Schacter.

Un setting di un ascolto del minore, ascolto protetto, dovrebbe rispettare alcuni canoni. Sarebbe opportuna una camera con specchio unidirezionale o un circuito televisivo e di videoregistrazione. Un minore andrebbe poi ascoltato con una certa flessibilità, procedendo ad un’accoglienza intelligente ed empatica, favorendo la protezione del mondo interno del minore a seconda della sua età de delle esigenze.

Alla luce delle moderne neuroscienze e della validità di alcuni strumenti utili ad “indagare” sulle varie comunicazioni, confessioni e testimonianze (es. Intervista Cognitiva; Protocollo NICHD; …)9 , non si può non fare riferimento oggi al sistema FACS, Facial Action Coding System.

Secondo la teoria Darwininana “la capacità dell’uomo e dell’animale di esprimere alcune emozioni è geneticamente predisposta. Studi condotti nella maggior parte delle popolazioni mondiali hanno dimostrato che l’uomo esprime sentimenti come la paura, la rabbia, la gioia, il disgusto, il disprezzo, la tristezza e la sorpresa nello stesso modo in tutto il globo”.

Da molti anni il ricercatore Paul Ekman studia sia la codifica (cioè la trascrizione di ogni unità motoria di azione muscolare coinvolta nell’espressione dell’emozione) che la decodifica (ossia l’interpretazione delle unità di azioni coinvolte) delle emozioni sul volto umano10.

Le espressioni possono essere manifestate in modo volontario o involontario. Molti autori si sono concentrati proprio sullo studio della via volontaria ed hanno spiegato come questa si associ sostanzialmente al “mentire”. Un’espressione spontanea, infatti, può essere soltanto involontaria e coinvolgere simmetricamente muscoli ben precisi, con una durata che va da poche frazioni di secondo a qualche secondo.

L’analisi FACS parte dalla scomposizione dell’espressione nelle AU (action unit) che hanno prodotto il movimento, attraverso una microanalisi di filmati.

Grazie al FACS si possono identificare le “microespressioni”, ossia espressioni ultra rapide, della durata di meno di 1/5 di secondo, utilissime poichè rivelatrici di ciò che la persona cerca, in un contesto specifico, di nascondere all’interlocutore.

Non è un caso che lo studio affascinante delle microespressioni di Ekman, abbia interessato anche gli istituti di sicurezza nazionale, come FBI e CIA.

Nello specifico si ribadisce che il viso può essere considerato un sistema duplice, un territorio intermedio, dove volontario e involontario si incontrano e una persona può volontariamente esprimere un sentimento falso ma non può nasconderne uno autentico.

Identificare le microespressioni aprirebbe strade molto importanti per la comprensione della psiche umana pur se al contempo, incontrerebbe alcune polemiche probabili legate al concetto di libertà di autodeterminazione dell’individuo, così come sancito dalla legislazione italiana.

Gli studi di Ekman furono ripresi dalla dottoressa Harriet Oster che li applicò ai neonati e ai bambini: Baby FACS. In tal senso, esistono solo alcune piccole differenze nelle codifiche e decodifiche e alcune difficoltà di fondo legate alla percentuale di massa grassa e/o alla assenza di rughe, oltre a difficoltà di osservazione di alcuni movimenti sopraccigliari.

In ogni caso, il Baby FACS risulterebbe strumento strategico da affiancare ad altri metodi e metodologie nelle differenti situazioni di ascolto che vedono come nucleo centrale il minore. Appare alquanto ovvio, oltremodo, ricordare che il concetto di menzogna o banalmente bugia, segue tappe “evolutive” particolari nel minore.

Se da un lato il sistema FACS non va assolutamente considerato come strumento rilevatore esclusivo della menzogna, esso comunque mira a fornire un “indizio” sulla attendibilità o non attendibilità delle dichiarazioni11.

Riferirsi agli elementi paralinguistici e non verbali in generale sarebbe alquanto strategico in sede di valutazione del risultato probatorio. Il giudice, quindi, pur rifacendosi al proprio acume soggettivo, potrebbe di fatto anche affidarsi ai risultati o indici derivanti dalle applicazioni scientifiche, lasciando, al contempo, impregiudicata la libertà morale dell’individuo12.

In questa ricerca affannosa verso la Verità e la Giustizia, al di là di metodi e procedure scientifiche, di buon senso e di maniere garbate, di sensibilità o fiuto investigativo, non dovremmo mai scordare di proteggere il minore da ulteriore disagio, stress, trauma, preservando al massimo il suo equilibrio, se pur precario. Questo dovrebbe essere considerato un obbligo morale e scientifico di ogni professionista coinvolto.

Tanti disagi infantili sono piuttosto sintomi di uno stato psichico genitoriale o di altri adulti per lui “significativi” che di fatto, avrebbero dovuto proteggerlo, progressivamente, fornendo una base sicura e difendendo la sua saggia ingenuità. Ma questo, è un altro discorso.

  1. Jung, C.G. (1979). Psicologia e Educazione. Boringhieri ed.
  2.  Biscione M.C., Calabrese C., Scali, M. (2003). La tutela del minore: le tecniche di ascolto. Carocci ed.
  3.  Cavedon, A., Calzolari, M.G. (2001). Come si esamina un testimone. Giuffrè ed.
  4.  Dettore D., Fuligni, C. (2008). L’abuso sessuale sui minori. McGraw-Hill ed.
  5.  Gulotta G. (2005). Tecniche di ascolto e intervista strutturata. La psicologia della testimonianza. Scuola di Polizia GAI, Brescia.
  6.  SINPIA (2007). Linee guida in tema di abuso sui minori. Erickson ed.
  7.  Caso, L., Vrij A. (2009). L’interrogatorio giudiziario e l’intervista investigativa. Il Mulino ed.
  8.  De Leo, G. Patrizi, P. (2002). Psicologia giuridica. Il Mulino ed.
  9. Turco, M. (2014). Tecniche di interrogatorio e Rilevazione della menzogna. Criminal Profiling Training Course. Forensics Group, Zivac Group. Bucarest –RO.
  10.  P. Ekman, W.V. Friesen (2007). Giù la maschera: come riconoscere le emozioni dall’espressione del viso. Giunti ed.
  11.  Jelovcich M.(2014). Il Facial Action Coding System: pseudoscienza o metodo affidabile per accertare l’attendibilità del contributo dichiarativo? Diritto Penale Contemporaneo, 2014.
  12.  De Cataldo N.L. (2007). La prova scientifica nel processo penale. Cedam ed.

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