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Lo STRESS è una questione di Tempo

GLI EFFETTI DELLO STRESS A BREVE TERMINE

Lo stress non è questione di “peso”, ma questione di “tempo”. Per quanto tempo devo reggere? Per quanto tempo devo tollerare questa situazione?

Occorre considerare che lo stress ha le sue fasi e, in generale, ne possiamo distinguere essenzialmente 3:

  1. Una fase di allarme, in cui l’organismo attiva le sue risorse.
  2. Una fase di spinta, in cui l’organismo si mobilita.
  3. Una fase di esaurimento, in cui l’organismo abbassa le sue difese.

Conoscere lo stress significa anche e soprattutto sapere come “agisce” su di noi, sugli altri e il mondo circostante. La domanda quindi è: come ci comportiamo sotto stress?

Le situazioni di stress implicano un sovraccarico di conflittualità e tale sovraccarico determina una serie di emozioni nell’uomo: ansia, rabbia, tristezza, dolore, colpa, imbarazzo, noia. Si aggiungono i sentimenti di insufficienza, inferiorità, insicurezza con un incremento della dipendenza verso gli altri. Aumentano, inoltre, fastidio, frustrazione e malessere in generale.

Le situazioni di stress aumentano l’aggressività, ovvero l’esigenza di atteggiamenti e comportamenti distruttivi e punitivi. Aumenta, in generale, anche l’esigenza di movimento corporeo e di irrequietezza.

Aumento in modo sensibile il bisogno di congruenza e la necessità di evitare ulteriori conflitti. Aumenta l’intolleranza verso tutto ciò che è ambiguo, irregolare, indeterminato, complicato. La persona comincia ad avere maggiori esigenze di ordine, coerenza, chiarezza, regolarità.

Lo stress causa l’intolleranza all’incongruità e con essa si registra un innalzamento delle attribuzioni di causalità, con la tendenza a dare e accettare spiegazioni.

Sotto stress si registra un’inibizione degli aspetti creativi e immaginativi e gli stati emotivi negativi e di sofferenza che ne derivano causano comportamenti stereotipati.

Lo stress determina anche reazioni difensive poco adeguate, come ad esempio la regressione. Inoltre, la persona tende maggiormente a lamentarsi del proprio stato di salute con chiare manifestazione: palpitazioni, tachicardia, nausee, difficoltà di respiro, sudore freddo, malessere diffuso …

COSA FARE?

Impegniamoci in attività (commitment) bandendo ogni tipo di alienazione. Fare un programma dettagliato potrebbe essere già una strategia, cercando, ovviamente, di rispettare i vari punti senza procrastinare troppo. In fondo, il lavoro può continuare, così come cucinare, fare bricolage in casa, dedicarsi al giardinaggio, …

Esercitate un controllo su ciò che fate, sentendovi responsabili e i principali artefici, combattendo così il senso di impotenza. Fate le cose con volontà, impegno, determinazione e costanza e non “tanto per …”.

Orientatevi alla sfida, contrapponendovi alla minaccia, ponendovi degli obiettivi, se pur piccoli o simbolici.

Humor: non andate sempre alla ricerca di informazioni e notizie che “confermano” il periodo di stress che state vivendo. Distraetevi, “staccate la spina” magari guardando un film divertente o facendo qualcosa che vi fa sorridere o ridere. Evitate i sovraccarico di informazioni …

Ottimismo: sebbene possa essere considerato una caratteristica personologica, guardate diversamente il mondo, il periodo, ciò che accade, sentendo pienamente e immaginando che le cose procederanno progressivamente meglio, bene. Fatelo con slancio, ma esercitatevi.

Occhio allo STRESS

PSICOLOGIA, BENESSERE

OTTIMISMO e Immunizzazione Psicologica

L’ottimismo è uno stato d’animo o un atteggiamento

caratterizzato da aspettative sul futuro personalmente o socialmente desiderabili,

vantaggiose o gradevoli” (L. Tiger).

L’ottimismo è in grado di alimentare il benessere individuale. Una persona ottimista si distingue per il suo pensiero e per il suo atteggiamento nei confronti della vita.

L’ottimista è una persona che sta bene non per motivi superficiali, ma perché sa affrontare la vita con il pieno delle sue risorse, con flessibilità e consapevolezza.

L’ottimismo produce rilevanti effetti sul piano biologico, psicologico, sociale e culturale. Infatti, coinvolge l’esistenza nella sua totalità ed è in grado di generare un fondamentale innalzamento del benessere soggettivo: la propria esistenza viene valutata più favorevolmente e si hanno maggiori condotte emotive positive.

A livello biologico, è stato riscontrato come l’ottimismo abbia influenze dirette sia sul sistema endocrino, collegato con la condizione di stress, tramite la produzione delle catecolamine, sia sul sistema psiconeuroimmunitario, con un incremento dei leucociti e il mantenimento di adeguati livelli di citochine e interleuchine.

Pessimismo ed emozioni negative modificano, infatti, il profilo del sistema immunitario, tramite l’aumento del rilascio da parte dei globuli bianchi, di alcuni mediatori, tra cui appunto le citochine e le interleuchine-6. Le citochine influenzano il comportamento alimentare, il ciclo sonno-veglia, il comportamento sessuale, il tono dell’umore e le prestazioni psicomotorie. L’eccesso di rilascio di citochine e delle interleuchine porta a una riduzione della sensibilità dei recettori nervosi interessati e, col tempo può portare a fenomeni di immunodepressione e alla predisposizione a episodi ricorrenti di infiammazione. Nelle persone dotate di ottimismo, invece, si osserva un contenimento di questi processi immunitari negativi.

Si può quindi sostenere che le persone ottimiste si ammalano significativamente di meno e vivono più a lungo, rispetto a chi non è ottimista. Molte ricerche in questo campo hanno confermato questa convinzione.

L’ottimismo si è rilevato come un forte predittore di longevità. Sembra che l’ottimismo contribuisca anche a diminuire in modo significativo la pressione sanguigna e il colesterolo.

L’ottimismo è un modo efficace per affrontare poi le incertezze. Proprio per questo, esso favorisce l’apertura mentale delle persone, poiché implica un atteggiamento di sensibilità verso le condizioni del contesto e verso le novità in esso contenute. Gli ottimisti sanno valorizzare le opportunità derivate dall’incertezza, nella convinzione che sia possibile imparare maggiormente da come le cose diventano piuttosto che da come le cose sono.

Al contrario, i pessimisti sono chiusi riguardo al futuro della propria visione stereotipata e automatica, laddove gli ottimisti sono aperti al futuro in senso realistico. L’ottimista trae il suo benessere psicologico dal suo essere ancorato alla situazione presente ed essere impegnato in ciò che sta facendo, nel quì ed ora.

Inoltre, l’ottimista tiene conto che esistono diversi percorsi alternativi e differenti punti di vista possibili. Questo atteggiamento aumenta la flessibilità e la versatilità.

L’ottimismo è un efficace e potente promotore delle emozioni positive, come gioia, contentezza, serenità, soddisfazione o allegria. Questo comporta un importante aumento del benessere soggettivo e della qualità della vita.

COSA FARE PER IMPLEMENTARE L’OTTIMISMO NEI BAMBINI E NEI RAGAZZI.

 

Imparate ad identificare i pensieri negativi.

I bambini, spesso, parlano ad alta voce: “Sono una frana”, “Ho i capelli brutti”, “Sono brutta” … Incoraggiate il bambini a prendere nota di tali pensieri (false credenze) su un diario o agenda. Potete farlo anche voi con il loro permesso.

Parlate ai vostri bambini.

Prendete l’iniziativa e parlate di come potrebbe andare la vostra giornata. Chiedete a vostro figlio di fare lo stesso. L’idea è quelle di imparare a non aver alcun timore di parlare degli eventi futuri, così come del presente.

Orientamento alla sfida.

Se si presenta un problema, un ostacolo, una difficoltà, affrontateli con sorriso: “… penso di farcela comunque” … “mi impegnerò per superarla”. Parlate con vostro figlio con un atteggiamento improntato sull’ orientamento alla sfida, evitando atteggiamenti pessimistici o comunque negativi.

Progressi e non solo risultati.

Incoraggiate il bambino a parlare dei suoi progressi, delle sfide affrontate, delle difficoltà, dei miglioramenti e non solo dei risultati. A volte, il processo è più importante del risultato finale. La strada è molto più istruttiva del traguardo!

Capacità di analisi.

Spingete il bambino verso un’analisi di ciò che accade. Alcuni ricercatori dimostrano che siamo geneticamente programmati a prestare attenzione più alle brutte notizie che a quelle buone, perché le prime ci aiutano a sopravvivere nelle situazioni pericolose. Focalizzate l’attenzione anche su quello che funziona e va bene. Prima di andare a dormire, passate con vostro figlio alcuni minuti per sottolineare “tre cose buone” che sono accadute durante la giornata, descrivendo gli effetti delle stesse.

 

Check-list

  • Favorite la curiosità e il piacere della scoperta, permettendogli di usare ciò che trova.
  • Fidatevi di lui, aiutandolo a impegnarsi in attività, progetti e relazioni.
  • Considerate gli errori come aree di miglioramento. Non esistono fallimenti, ma solo feedback!
  • Sottolineate i successi ottenuti, pur se piccoli o simbolici.
  • Insegnate l’umorismo. Sorridere delle cose è la chiave per superarle!
  • Favorite il conseguimento di un obiettivo.
  • Favorite la sua combattività e la tenacia, spronandolo quando sembra pigro o svogliato.
  • Favorite la consapevolezza dei propri sforzi che lo hanno portato al successo.
  • Favorite atteggiamenti di affiliazione e contatto con gli altri.
  • Fatelo interessare ai legami sociali e rendetelo aperto alle diversità.
  • Favorite la condivisione e la compartecipazione.

 

 

  1. Ascolese, La funzione dell’ottimismo nel processo di regolazione delle emozioni. (fonte web)
  2. Braconnier (2017). Il segreto dei bambini ottimisti. Feltrinelli.

Mindufull Eating

Questo “periodo” particolare della nostra vita potrebbe insegnarci molto. Sembrerà paradossale, ma alcune attività che svolgiamo durante le nostre giornate possono essere improntate su una nuova forma mentis. Una forma mentis centrata sulla calma e sulla consapevolezza.

Essere MINDFULL può sicuramente aiutarci. Essere MINDFULL significa prestare maggiore attenzione al momento e direi, ai momenti diversi della giornata, da quelli semplici a quelli più complessi.

Possiamo aumentare la nostra consapevolezza anche mentre mangiamo. In tal modo aiutiamo il nostro corpo e la nostra mente.

Sovente accade, infatti, che mentre mangiamo, a colazione, a pranzo o a cena, siamo “sconnessi”, poiché prestiamo attenzione ad altro o facciamo addirittura contemporaneamente altro, specie in questo periodo di ulteriore stress. Mentre i pensieri ci “assalgono”, in un attimo finiamo il nostro pasto non ricordandone il sapore, il gusto, la temperatura … Di fatto, non ci siamo goduti consciamente il pasto.

Mangiare si trasforma così in un’attività automatica, come tante altre, con la differenza che fa male al corpo e alla mente. La prima regola è allora PRESTARE ATTENZIONE.

Ti suggerisco, pertanto, di cominciare ad esercitarti. Comincia da un piccolo pasto, o anche semplicemente dal caffè. Pensa ad una sorta di “meditazione del caffè” come amo definirla. Prendere il caffè non è semplicemente prendere il caffè!

Concentrati sulla tazza, sulla temperatura, sul colore del caffè e intanto presta attenzione all’aroma, mentre poggi le labbra sulla tazza e concentrati sul calore, il gusto e mentre il caffè scende progressivamente, saggiane le tante caratteristiche gustative, olfattive …

Prestare attenzione a tutti questi elementi richiede ATTENZIONE E CONSAPEVOLEZZA, ma è l’unico modo per STOPPARE il pensiero, soprattutto quello negativo e ansiogeno.

Se fai questo piccolo esercizio per 1 settimana, potrai passare a “compiti” più complessi. Potrai, ad esempio, fare lo stesso esercizio con un cioccolatino.

Dopo che hai compreso il meccanismo principale dell’essere MINDFULL, cerca di comprendere anche se la fame, la sazietà mutano, così come se sei o meno soddisfatto. Ti garantisco, che in tal modo, con paziente esercizio, ogni morso, ogni assaggio ti fornirà la giusta gratificazione e soddisfazione. Il valore del cibo cambierà progressivamente.

Ricordiamoci che emozioni spiacevoli, quali la tristezza, il senso di vuoto, l’ansia, vengono sovente affrontate “attraverso il cibo”. Proprio in questi momenti cerchiamo di CALMARE LA MENTE in primis. Il primo passo è sempre e comunque RALLENTARE. Quindi, rallenta il respiro, rendilo più lungo e profondo. Esercitati per appena dieci minuti e poi, chiediti se quel cibo può alleviare la tua emozione. In tal modo, aumenti la consapevolezza.

Provare per Credere …

 

Ridi, salta, balla che ti passa

Una risata può avere un significato più profondo di quanto si possa pensare. Ridere modifica il nostro stato emotivo. Quando uscite di casa, quindi, sforzatevi di sorridere e di avere un buonumore.
È stato ampiamente dimostrato che la nostra mimica e i nostri sentimenti si influenzano reciprocamente e in modo diretto (facial feedback). Sembra una tecnica, ma di fatto è una conoscenza radicata nella memoria culturale.

La filosofia zen insegna … “A volte la tua felicità è l’origine del tuo riso, altre volte è il contrario”. Un altro trucchetto psicologico è pronunciare a voce basa la vocale “eeeeeee”. Vi accorgerete, progressivamente, che il vostro viso assumerà un’espressione felice!


Ricordatevi del  corpo! Stai dritto, siediti bene, non ingobbirti, sono espressioni che oltre alla convinzione educativa e culturale hanno, effettivamente, un senso strategico per il nostro benessere. Se conservate una postura eretta vi sentirete più sicuri di voi stessi e avrete una migliore disposizione d’animo.

Se vi sentite depressi, invece, cercate di muovervi. Passeggiare potrebbe essere il rimedio più semplice. Molti studi lo confermano. Anzi, vi consiglierei di fare dei movimenti in verticale con il  corpo. Se saltellate è meglio.

Vi sembrerà strano o folle, ma alcune terapie per il trattamento della depressione sono legate a tali concetti e alla danza. Ovviamente, non stiamo dicendo che ballare è il rimedio universale per la depressione!

Per chi vive alcune fobie è consigliabile, ad esempio, muoversi lateralmente, meglio con un ritmo di tre quarti o assumere un tipo di movimento simile a quello usato negli sport di combattimento!
Questi piccoli esempi sono illuminanti per chiarire quanto sia importante, in generale, il nostro corpo  (intelligenza corporea), anche e soprattutto quando non siamo dell’umore giusto.

 

Il Vostro TERMOMETRO DELLO STRESS

 

Il vostro Termometro dello Stress

Gli antichi Greci credevano che l’agitazione, le palpitazioni, l’affanno tipici di una condizione di stress dipendessero dagli dei, che li invitavano agli uomini per vendicarsi di essere stati trascurati! Sarebbe alquanto affascinante ma, purtroppo, non è così …

Lo stress è una forma di adattamento ed è anche strategico per la vita degli esseri umani come per gli altri animali. Non è sicuramente una malattia ma può causare serie problematiche psicofisiche se non riconosciuto o se “supera” alcuni livelli. Oggi, sappiamo che elevati livelli di stress protratto possono addirittura modificare il DNA!

Di seguito trovi un piccolo e pratico “termometro dello stress”. È composto da 12 sintomi psicofisici. Rispondi con quale frequenza si sono manifestati negli ultimi 3 mesi.
Molto frequentemente: 6 punti
Frequentemente: 5 punti
Talvolta: 4 punti
Raramente: 3 punti
Molto raramente : 2 punti
Mai: 1 punto


1. Impossibilità di addormentarsi o di dormire senza interruzioni
2. Mal di testa o dolori alla testa
3. Indigestione o nausea
4. Sentirsi stanco, esausto senza apparente motivo
5. Tendenza a mangiare, bere, fumare più del solito
6. Diminuzione del desiderio sessuale
7. Mancanza di respiro o senso di vertigine
8. Diminuzione o aumento dell’appetito
9. Tremori muscolari
10. Sensazione di avere punture, fitte sul corpo
11. Sensazione di non avere voglia di alzarsi dal letto la mattina
12. Tendenza a sudare o sensazione che il cuore batta forte

Dopo aver fatto la somma, se avete ottenuto un punteggio superiorere a 36, forse è il caso di fermarsi e di approfondire!

A seconda del livello di stress, esistono strategie o piccoli esercizi che possiamo fare per ridurre la nostra “soglia”. Tra questi, imparare e applicare la “Formula 6+2=8” potrebbe già essere risolutivo. Rallentate la vostra respirazione e cercate, con l’allenamento, di Inspirare per 6 secondi, Bloccate il respiro per 2 secondi ed Espirate per 8 secondi. È sufficiente ripetere questo esercizio per soli 10 minuti, magari la mattina e prima di andare a dormire. Ma per credere, dovete e potete provare! Allenatevi prima in un posto tranquillo, assicurandovi di non essere disturbati. Vi garantisco che dopo un po’ riuscirete a rilassarvi anche nel traffico!

Vi spiego perchè Emotional Suite funziona

Vi spiego perché Emotional Suite funziona …

In appena due mesi di attività, per 2 volte a settimana, negli incantevoli spazi del Vivosa Resort, sede della prestigiosa Antistress Academy, quasi 100 persone provenienti da più parti d’Italia e d’Europa, hanno “provato” Emotional Suite, un connubio perfettamente armonico tra natura, suoni, colori, arte.
Il 100% delle persone si è espresso positivamente in merito a questa esperienza antistress, sovente definita “inconsueta ed affascinante”, ad alto impatto emotivo. Inoltre, nel 100% dei casi si è registrato una diminuzione della pressione e della frequenza cardiaca.

Emotional Suite funziona perché:
– Le persone (quasi tutte) amano la musica e sono “affascinati” dai colori. Il colore ha un elevato impatto emotivo, inoltre, viene percepito ed elaborato dal cervello prima della forma.
– Non è importante che la persona parli o esponga i suoi problemi. L’inconscio lavora automaticamente “senza alcuno sforzo”!
– L’esperienza emozionale ed antistress dura poco: solo 16 minuti. Questo è in armonia con la convinzione diffusa delle persone di avere poco tempo per rilassarsi o dedicarsi al proprio benessere o con la percezione di non avere tempo in generale!
– È un’esperienza immediata. La persona riceve subito un feedback oggettivo (parametri fisiologici) e ciò piace alla nostra parte razionale. Inoltre, la stessa si esprime liberamente lasciando sfogo a ciò che è emerso, alle emozioni e sensazioni, sino all’interpretazione del quadro e della musica (parte emotiva e narcisistica).
– Emotional Suite funziona come pratica antistress ma anche come “spinta motivazionale”. Alcune persone hanno riferito di sentirsi “più cariche” …

Altre considerazioni importanti possono essere fatte sulla base dell’analisi dei risultati:
– Le persone con livelli di pressione più alta, tendono a preferire il quadro blu (di fatto, l’unico antistress).
– Le persone con livelli di pressione bassa, tendono a preferire il quadro rosso o quello viola.
– Chi mostra livelli elevati di stress tende a “concretizzare” i quadri, ovvero a dare una forma specifica o un significato, al contrario delle persone più rilassate che sembrano tollerare maggiormente l’astratto e l’indefinito. Tali considerazioni sono in armonia con gli studi scientifici in materia di difesa/facilitazione percettiva.

Emotional Suite dimostra che praticare un’attività antistress ben congeniata ma di fatto semplice, anche per pochi minuti, può essere altamente efficace per ridurre i livelli di stress e di ansia.

Per saperne di più …

Che cos’è Emotional Suite

Che cos’è Emotional Suite?


Emotional Suite, è un progetto ideato in ottica wellbeing, con lo scopo principale di ridurre in modo significativo i livelli di stress percepito/vissuto dalla persona. Nasce dall’esperienza professionale in ambito stress e antistress, in contesti lavorativi e nel settore turistico-ricettivo e dalla necessità di combinare tecniche psicologiche all’arte e la musica.
Emotional Suite è uno spazio in cui colori, forme, arte, suoni, musiche si incontrano e si mescolano magicamente, come un connubio pragmatico tra cromoterapia e musicoterapia, portando il fruitore, progressivamente, a vivere uno stato emotivo esplorativo, rivalutativo e direi simil riabilitativo.
I 5 quadri, tele in acrilico e malta, realizzate secondo un personale approccio definito “time action painting” (https://mircoturco.it/time-action-painting/) sono disposte in sequenza, creando un naturale “percorso emotivo” sino ad uno stato di rilassamento. Per tre tele con i colori prevalenti (rosso, viola, azzurro) sono abbinate delle musiche volte a smuovere prima l’animo umano, le emozioni, i ricordi, per poi condurlo progressivamente in uno stato di maggior quiete, rilassamento psicofisico, armonia, tranquillità.
Il percorso esperienziale viene suggellato dalla misurazione dei livelli di stress e nello specifico vengono anche controllati la pressione arteriosa e i battiti cardiaci (prima e dopo) per avere una evidenza oggettiva sulla praticità e utilità del percorso.


In Emotional Suite, è importante quindi fermarsi, respirare consapevolmente, vivendo pienamente le emozioni, tra ricordi, suoni, colori che hanno un alto impatto psichico:
Rosso: eccitazione attività, entusiasmo, affettività, forza
Viola: trasformazione, mistero, ricerca, fascino, suggestione
Blu: rilassamento, calma, serenità, armonia, appagamento.

Musiche abbinate alle 3 tele principali:
– La frequenza dei ricordi
– Time
– Weight less
I 2 quadri aggiuntivi, senza musiche abbinate, rinforzano l’esperienza estetica del fruitore ed hanno lo scopo di attivare ulteriormente l’inconscio della persona: una tela grigia e una marrone.
Grigio: maturità, dignità, intelligenza ma anche blocco o spinta all’azione.
Marrone: materia, simbolismo materno, rigenerazione abbandono, interiorità, accoglienza.
Sequenza tele nel percorso Emotional Suite.
1. Me-Te-Ora senza fine
2. Il tempo di nessuno
3. Lavaggio dell’anima
4. Reset
5. La pazienza del tempo
L’esperienza antistress ha una durata di circa 20 minuti, oltre il tempo dedicato alla misurazione dei livelli di stress e ad uno scambio di feedback post esperienza.
I partecipanti parlano di “esperienza interessantissima, emotivamente toccante, rilassante e inconsueta”, inoltre, si registra una riduzione significativa dei livelli di pressione e dei battiti cardiaci.
“Ho voluto fortemente Emotional Suite, poiché come psicologo credo molto in un approccio antistress alla vita e come artista perché credo nell’efficacia terapeutica dei colori e dei suoni. Inoltre, penso che indipendentemente dalla nostra volontà, credenze, convinzioni, speranze … sono sempre le emozioni a guidare la nostra vita”!!!

https://mircoturco.it/time-action-painting/

 

stress_lavoro_insegnamento_mirco_turco

Insegnare: tra stress, burnout e solitudine.

In Giappone gli unici cittadini che non sono obbligati ad inchinarsi davanti all’imperatore sono gli insegnanti. Il motivo è che i giapponesi sostengono che senza insegnanti non ci possono essere imperatori“.

L’insegnante: uno dei lavori più nobili e difficili. Chi sceglie di “insegnare”, infatti, svolge un ruolo e ricopre mansioni che non si esprimono semplicemente con un trasferire informazioni o nozioni. Insegnare significa “tirar fuori”, educare, agevolare, motivare, comprendere. Un mestiere non semplice, anche perché il contesto scolastico-educativo si inserisce in un quadro più ampio e articolato: organizzazione scuola, società, famiglie. Affermare oggi che insegnare è stressante suona retorico. Eppure, in questo settore, si fa poco o forse nulla!

L’insegnamento appartiene alle “helping-professions” e il rischio potenziale di stress, conflittualità emotive e burnout è elevatissimo. L’insegnante è un mediatore di cultura, un valutatore, un esperto di programmazione didattica, un genitore alternativo e sostitutivo e di fatto, suo malgrado, si trova sovente a fare lo psicologo. Vivere tale pluralità del ruolo è intrinsecamente stressante e il coinvolgimento non è solo cognitivo, ma anche emotivo e motivazionale. Paradossalmente, è ovvio che, prima o poi, l’insegnante “bruci”!

Se da un lato lo stress va considerato una prima risposta di adattamento dell’organismo innanzi ad una minaccia, superare la fatidica “soglia” apre altri scenari …

sindrome del burnout

La “sindrome del burnout” è stata coniata nei primi anni settanta da Freudenberger, uno psicoanalista che aveva notato come molti colleghi che lavoravano in un ambiente prima gratificante, progressivamente diventavano cinici, freddi con i loro pazienti e depressi. Continuando a studiare tale fenomenologia, presto scoprì che tali caratteristiche potevano essere riscontrate anche in altri ambienti lavorativi.

Si accorse, inoltre, che molte persone soffrivano anche di alterazioni dell’umore, disturbi del sonno e difficoltà di concentrazione. Mal di schiena e altri disturbi a livello gastrointestinale si aggiungevano a tale sintomatologia.

Il burnout divenne allora sindrome da esaurimento psicofisico causato dalla vita professionale. La sindrome ha una sorta di escalation e se vogliamo possono essere identificati ben 12 step che “scottano” e che di fatto, riguardano la vita di molte professionalità e in particolare degli insegnanti.

  1. Bisogno compulsivo di mettersi alla prova: inizia spesso con un eccesso di ambizione e un desiderio di affermarsi con colleghi e superiori ma anche con se stessi.

  2. Lavoro sempre più duro: si assumono impegni sempre più incombenti e la persona si percepisce come insostituibile.

  3. Disinteresse verso i propri bisogni: le normali esigenze di socializzazione o quelle più naturali e materiali (dormire, mangiare, stare in famiglia) passano in secondo piano.

  4. Spostamento del conflitto: la vittima intuisce che c’è qualcosa che non va ma non riesce ad identificare l’origine reale dei suoi problemi.

  5. Revisione critica dei valori: l’individuo, progressivamente, effettua una revisione di ciò che prima era importante per lui (amici, svago). Il lavoro diventa l’unica cosa rilevante.

  6. Negazione dei problemi emergenti: intolleranza, cinismo e aggressività emergono. I colleghi vengono ritenuti poco intelligenti e pigri. Le difficoltà avvertite vengono attribuite alle scadenze lavorative e alla mole di attività e non al cambiamento personale.

  7. Isolamento sociale: i contatti e le relazioni sociali si riducono. Il soggetto comincia a perdere speranze e si rifugia, sovente, nel consumo di alcool e droghe.

  8. Cambiamenti comportamentali: la vittima ora diventa paurosa, timida, apatica. Irriconoscibile davanti a familiari e amici. La propria stima svanisce.

  9. Depersonalizzazione: il soggetto perde il contatto con se stesso. Le cose e le persone cominciano a non avere valore.

  10. Vuoto interiore: il vuoto interiore prende sopravvento e la persona cerca, in tutti i modi, di sentirsi attivo in modo mal-adattativo (conforto nel cibo, uso droghe e alcool, …).

  11. Depressione: le persone diventano indifferenti, prive di energia e pervase da un senso di disperazione. Possono manifestarsi i sintomi della depressione. Nulla ormai ha più significato come un tempo.

  12. Sindrome del burnout: la persona crolla in senso fisico e mentale.

 

sindrome da esaurimento psicofisico Mirco Turco

Una ricerca importante in tema di burnout (studio Getsemani) condotto intorno agli anni 2000 ha confrontato quattro macro-categorie di lavoratori dell’amministrazione pubblica: insegnanti, impiegati, personale sanitario, operatori.

I risultati illustrarono che gli insegnanti sono soggetti a una frequenza di patologie psichiatriche da collegare al burnout in misura doppia rispetto agli impiegati, due volte e mezzo rispetto al personale sanitario e tre volte rispetto agli operatori. Il burnout da insegnamento è, di fatto, una problematica riscontrata anche in altri Paesi e non è una “prerogativa” solo italiana.

Cosa fare allora?

Anzitutto, sarebbe importante valutare e controllare bene la diffusione della problematica su più fronti con professionisti del settore. Interventi in ambito scolastico rivolti esclusivamente agli insegnanti sono in realtà rarissimi o addirittura assenti. In un’ottica di prevenzione e benessere negli ambienti lavorativi, si potrebbero adottare anche semplici misure:

  • Riequilibrare le risorse fisiche: mangiare cibi sani, rispettare le pause, praticare esercizio fisico, dormire a sufficienza.

  • Praticare il rilassamento, soprattutto per chi è “intossicato” dal lavoro. Effettuare attività di svago piacevoli, preferibilmente in contatto con la natura.

  • Equilibrio tra corpo e mente: tappa obbligata per stare bene, al pari di raggiungere un qualsiasi successo.

Secondo recenti indagini, circa l’80% degli insegnanti sarebbe stressato. In Inghilterra ogni docente ha a disposizione un medico di base e un professionista della salute psicologica a cui rivolgersi per problematiche professionali e personali. In Francia, il danno derivante da stress correlato alla professione è largamente riconosciuto. In Germania esistono le “stanze del conflitto”, ove i lavoratori si confrontano e si scontrano per rendere palesi i problemi, le difficoltà, le incomprensioni. E in Italia?

Le normative prevedono che il datore di lavoro introduca periodicamente misurazioni dello stress nell’ambiente lavorativo, proprio al fine di individuare fonti e livelli di stress psicologico.

È mio parere che le valutazioni vengano fatte superficialmente e “strategicamente”: nessun datore di lavoro vuole far sapere che l’ambiente lavorativo è stressante! Inoltre, finché gli obblighi vengono raggirati con strumenti, colloqui e questionari né validi né attendibili e utilizzati da personale non formato o tramite procedure on-line, ogni lamentela sul lavoro, sulle organizzazioni, sui lavoratori e sugli utenti, che siano studenti, clienti o semplici cittadini, appare vana.

Controllo dello Stress MIrco Turco

E’ possibile prevenire lo stress e il burn-out negli insegnanti?

Occorrerebbe utilizzare alcuni accorgimenti e strategie operative e pragmatiche: “un grammo di prevenzione vale quanto mezzo chilo di cura” (Maslach). Gli interventi potrebbero essere condotti a più livelli: da quello individuale, a quello organizzativo sino a quello istituzionale.

Adottare cambiamenti del proprio stile di vita è la prima tappa, anche al fine di attuare una vera e propria “decompressione” (staccare la spina). La formazione su determinate tematiche dovrebbe essere obbligatoria (non solo in senso teorico). Oltre a conoscere i rischi, cosa si può fare in senso pratico? Gli attori in campo dovrebbero perciò essere coinvolti in modo attivo e non solo “sulla carta”.

Forse sottovalutiamo ancora lo stress in generale e sopravvalutiamo le nostre potenzialità. Lo stress, talune volte, è solo questione di tempo!

Un’organizzazione che si occupa e si preoccupa del benessere del proprio lavoratore è un’organizzazione intelligente, che investe strategicamente nelle politiche antistress. Non è un caso che una persona stressata renda solo al 20%. Cosa significa questo sul piano educativo e scolastico? E sul fronte sociale in generale?

Gli insegnanti non si limitano solo a insegnare! Sono spesso degli esempi, delle guide. Hanno una responsabilità che non è solo professionale, ma squisitamente personale, sociale, che riguarda il presente ma anche il futuro degli altri, degli studenti, delle loro speranze, convinzioni, illusioni e sogni. Il personale scolastico e in generale quello educativo in tutti gli istituti ed enti, in tutti i livelli, ha l’obbligo di stare e sentirsi bene! Gli esiti della scarsa attenzione a tali questioni sono ben visibili attraverso le cronache odierne …

Oggi, non è più una questione di “riflessione” o di “fare attenzione”. È obbligatorio intervenire strategicamente. Creare un ambiente lavorativo equilibrato e funzionale non deve essere solo una semplice preoccupazione o un mero obbligo legislativo. È un investimento in termini di successo, efficacia, soddisfazione, Qualità. È una questione di nuova Cultura e rappresenta, a mio avviso, la vera mission di ogni scuola, così come di ciascuna organizzazione pubblica e privata.

Certificare il Fattore Umano Mirco Turco

Antistress Experience: Un nuovo Brand per chi investe sul fattore umano

La Risorsa Umana oggi, alla luce dei numerosi cambiamenti lavorativi ed organizzativi, andrebbe “ripensata”. La necessità è sempre e comunque affidarsi alla Persona e alle sue Qualità che non sono solo quelle professionali ma anche e soprattutto “trasversali”, ovvero quelle che fanno la differenza! Tale assunto riguarda tutte le imprese, piccole, medie e grandi e ogni settore di riferimento.

Di fatto, oggi, dovremmo andare al di là dei meri processi di selezione e valutazione della Risorsa Umana, anche in ottemperanza, (potrebbe suonare anche in modo ironico), a normative esistenti riguardo i “Diritti e responsabilità dei partecipanti” (appendice A), UNI ISO 10667, alle procedure di selezione e valutazione:

“… essere trattato con cortesia, rispetto, coerenza ed imparzialità; essere valutato secondo linee guida professionali ed appropriate, anche in relazione a come verranno usati gli esiti della valutazione; ricevere una spiegazione prima della valutazione su obiettivi, tipo di prove, gestione ed utilizzo degli esiti; avere la valutazione somministrata ed i risultati interpretati da persone adeguatamente formate che seguono codici d’etica professionale, o da sistemi predisposti da persone aventi queste caratteristiche”.

Antistress

Ma andiamo ben oltre. Se da un lato  si fa riferimento ad una regolamentazione precisa che attiene proprio i processi di valutazione delle persone e dei gruppi e che al contempo costituisce un chiaro esempio di evoluzione di un sistema di pratiche, prassi, procedure, regole, dall’altro lato, dobbiamo sottolineare la rilevanza del “mettere in sicurezza” anche tale valutazione, seguendo un processo corretto ed equo.

Il progetto “ISO Project Committee Psychological Assessment”, di qualche anno fa, ha proprio discusso ed approvato lebest practice riconosciute internazionalmente, in quanto tali globalmente applicabili, riferite ai processi di: recruitment e selezione, orientamento professionale, sviluppo personale e coaching, promozione e piani di successione, piani di outplacement e pensionamento.

Tale norma internazionale rappresenta, pertanto, una vera innovazione pragmatica per le attività di valutazione durante l’intero ciclo di vita professionale (A. Rolandi), e costituisce anche il substrato che motiva, ancora una volta, l’espressione “Certificazione del Fattore Umano” che significa, in primis,  procedere in modo etico, corretto, valido e attendibile.

Certificare il Fattore Umano equivale ugualmente a far risparmiare l’Azienda in termini di disorientamento professionale, demotivazione, assenteismo, sino a prevenire situazioni più articolate e rischiose che aprono le porte a scenari criminologici (spionaggio, inside attack, …). Certificare il Fattore Umano significa anche “preoccuparsi” della salute del lavoratore e dell’Azienda, al di là delle normali e direi ovvie leggi esistenti. Vuol dire, quindi, prevenire non solo lo stress ma anche altre situazioni peculiari (burnout, mobbing, straining, stalking occupazionale, ect).

Certificare il Fattore Umano Mirco Turco

Tralasciamo, per ora,  retorica, ironia, sarcasmo e simili in materia di “chi fa che cosa” e soprattutto “come” e andiamo, nuovamente, oltre.

Partirà a maggio di quest’anno un Sistema di Certificazione delle Eccellenze nelle attività Antistress del segmento turistico-ricettivo, con la possibilità strategica, di allargarlo agli altri settori e ambiti lavorativi.

Si tratta di una mia idea progettuale che sposa le motivazioni e le strategie organizzative e lavorative dell’Antistress Academy, sita in una realtà salentina e che ha incontrato il supporto e la collaborazione di esperti internazionali.

Obiettivo primario è quello di diffondere un nuovo “brand antistress” attraverso un sistema unificato di valutazione, controllo e monitoraggio. Tale brand  amplifica la risonanza delle strutture sul mercato nazionale e internazionale e, di fatto, promuove una Qualità certificata delle strutture, dei servizi e del personale.

L’idea di un marchio di Qualità nasce dall’esigenza concreta di certificare le eccellenze nel settore turistico-ricettivo e in generale in altri settori dove oltre alle strutture aziendali, organizzative, lavorative e di servizi, viene posto in prima  attenzione il Capitale Umano.

Si tratta, dunque, di promuovere e premiare al contempo (con un marchio di certificazione) quelle strutture e quindi quelle realtà organizzative che investono strategicamente nelle politiche antistress. Si parte  dall’idea di diffondere le buone prassi aziendali in materia di Fattore Umano e Politiche Antistress.

In un mondo sempre più pregno di certificazioni di qualità, il nuovo brand pensato offre all’azienda stessa di investire concretamente nelle politiche antistress. Il brand proposto non si limita, come accennato, solo al settore turistico-ricettivo ma anche a tutte quelle aziende e alle persone che credono e investono nelle politiche antistress e si preoccupano del benessere organizzativo e del lavoratore.  Non è un caso che la certificazione per tali aziende poggia le fondamenta metodologiche anche in materia legislativa (obbligo valutazione stress lavoro-correlato).

Le certificazioni di qualità esistenti, ad oggi, ruotano quasi sempre in seno ai concetti di sicurezza, struttura, idoneità, responsabilità sociale ed altri elementi o fattori poco tangibili per persone non addette ai lavori o per i “semplici” clienti che vogliono ricercare il massimo da una struttura turistico-ricettiva.

dimmi come cammini e ti dirò chi sei mirco turco

Il marchio pensato riduce tale empasse e crea un forte impatto nella clientela. Sapere che la struttura investe ed è certificata per le politiche antistress aumenta la fiducia, la propensione alla scelta, il passaparola, la fidelizzazione.

Un marchio, che oltre ad essere inteso in termini di Prevenzione e Salute, è anche fondamentalmente, uno strumento di marketing diretto se vogliamo. La stessa certificazione ha, al contempo, valore individuale, poiché spendibile in termini di autopresentazione, oltre a rappresentare un accrescimento in termini cognitivi, emotivi e motivazionali.

L’impatto sociale è inoltre enorme, considerando che lo stesso personale è attentamente valutato e formato e si avvale di specialisti del settore sempre al loro fianco. Lo stesso lavoratore, di fatto, percepisce una maggiore giustizia organizzativa, si fida maggiormente delle politiche dirigenziali, sarà più soddisfatto e quindi fornirà una prestazione ottimale. Si innesca, quindi, un circuito virtuoso.

L’organizzazione, che sia turistico-ricettiva o che appartenga ad altri settori,  ne risulta di conseguenza avvantaggiata, non solo come performances ma anche nella pubblicizzazione esterna e sul mercato.

Il nuovo brand  significa  strutture d’eccellenza ma anche avere il personale che oltre ad essere qualificato, è motivato, formato ed è spinto verso elevate prestazioni: Qualità del Fattore Umano.

Il marchio di certificazione antistress partirà, operativamente, in settembre 2016, con attività esperienziali e tipo action training, in cui il partecipante, oltre ad essere immerso in un contesto affascinante e centrato sul benessere, come quello offerto da Iberotel Apulia, Antistress Resort in Ugento, seguirà delle attività strutturate in materia antistress nel corso di una settimana, che lo impegneranno e coinvolgeranno a 360°.

Il progetto illustrato, oltre ad essere innovativo, rappresenta al contempo un’azione pragmatica e concreta centrata sulla Persona e sulle Organizzazioni. Obiettivo fondamentale: salute e benessere.

di Mirco Turco

Bibliografia di riferimento.

  • Annalisa Rolandi. La norma per una valutazione utile: la UNI ISO 10667 per la valutazione delle persone e dei gruppi in contesti lavorativi. Qi, il magazine online di Hogrefe Editore, aprile 2013.
  • Mirco Turco. Il fattore umano: una realtà innovativa in materia di psicologia del lavoro e delle organizzazioni. Notiziario Ordine Psicologi regione Puglia. N. 8, sett. 2012.

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