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Che cos’è l’EMDR

Che cos’è?

L’EMDR, acronimo di Eye Movement Desensitization and Reprocessing, è una tecnica psicologica e psicoterapica sviluppata da Francine Shapiro negli anni ’80. È particolarmente utilizzata nel trattamento del Disturbo da Stress Post-Traumatico (PTSD) e di altre condizioni legate a esperienze traumatiche.

L’EMDR si basa sulla teoria che i traumi non elaborati possano rimanere “bloccati” nel sistema nervoso, causando sintomi fisici e psicologici. Attraverso la stimolazione bilaterale, l’EMDR sembra facilitare il processo di rielaborazione di questi ricordi, permettendo al cervello di integrarle in modo più adattivo.

Motivi per cui Funziona

  1. Elaborazione del Traumatico: La stimolazione bilaterale può attivare il sistema di elaborazione naturale del cervello.
  2. Riduzione dell’Attivazione Emotiva: La desensibilizzazione aiuta a ridurre l’intensità emotiva dei ricordi traumatici, rendendoli meno disturbanti.
  3. Reinserimento di Pensieri Positivi: L’EMDR consente l’installazione di pensieri adattivi, aiutando il paziente a costruire una narrativa più positiva e funzionale.
  4. Integrazione Corporea: L’approccio mira a collegare l’esperienza emotiva e corporea, permettendo una maggiore consapevolezza e gestione delle reazioni fisiche.
  5. Su un piano neurofisiologico: aumenta la connettività tra alcune aree cerebrali e riduce l’attivazione dell’amigdala, quindi, il ricordo evolve o torna riscrivibile per un processo di sintesi proteica e/o spostamento nella Memoria di Lavoro.

Quindi?

L’EMDR è un approccio innovativo basato su evidenze, con un solido supporto scientifico. È efficace nel trattamento di traumi e sintomi correlati, grazie alla sua capacità di facilitare la rielaborazione dei ricordi traumatici attraverso un approccio integrato che coinvolge emozioni, pensieri e sensazioni corporee.

Evidenze …

3/6 sedute: 77-100% remissione sintomi (Le sedute possono aumentare in caso di politrauma)

Si può usare anche per … ?

Fobie, Ansia, Lutto, Dismorfismo, Dolore cronico, Depressione, … anche con i bambini!

 

Benessere Felice – evento

BENESSERE FELICE 

2 giornate intensive per un MINSET VINCENTE

“Sii te stesso. Tutti gli altri sono già impegnati!” (O. WIlde)

Un evento unico, un’occasione, un’opportunità, una scelta

Una narrazione tra saperi, conoscenze, esperienze, pratiche che sposano un approccio pragmatico

Qual’è lo scopo principale?: “smuoverti” da un punto di vista cognitivo, emotivo, motivazionale

Che tipo di evento è? Tipicamente esperienziale, tra discussione, test, prove, simulazioni, esercitazioni …

Da quanto tempo mi occupo di queste tematiche? Da oltre 20 anni!

L’evento appartiene all’ambito Sviluppo Personale? Si, anche, ma non sono un Coach, sono e faccio lo Psicologo!

A chi è rivolto l’incontro? A tutti e … per fortuna! La Psicologia è di tutti ed è per tutti!

Cosa ti devi aspettare? Nuove idee, nuove intenzioni e nuovi comportamenti

Quali argomenti affronteremo insieme? Questo è solo un assaggio: Il potere che è in noi: l’empowerment; Come essere persone empowered; Comportamento umano; Cervello e Mente; Tra Personalità e maschere; Il potere sopravvalutato della Motivazione; Abitudini e Zona di comfort; Cambiare? Logico, ma non troppo! Tra Convinzioni e Aspettative; Comunicazione con sé stessi; Parliamo, parliamo e non ci intendiamo mai; Comunicare è una Strategia; Prendersi cura della Comunicazione e dell’Ascolto; Lo stress come Condizione Zero; Bisogna avere paura dello stress? Il Termometro dello Stress; Tra tappezzieri e personalità; Oltre lo stress; Antistress Mindset; Metodo S.T.R.E.S.S.; Metodo G.O.L.F.;  Tra Rilassamento, Meditazioni, Mindfulness e Ipnosi; Verso una Cultura del Benessere  e … tanto altro!

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L’Ipnosi nel Tabagismo

Il tabagismo, al pari di altre dipendenze da sostanze, è definito come una malattia cronica recidivante. L’OMS stima che il consumo di tabacco sia responsabile del decesso di 6 milioni di persone ogni anno. Si calcola che in Italia siano attribuibili al fumo di tabacco dalle 70 mila alle 83 mila morti l’anno! Oltre il 25% dei decessi è compreso tra i 35 e i 65 anni …

Circa il 38% dei fumatori ha fatto almeno un tentativo di smettere di fumare, ma nell’80% dei casi il tentativo è fallito e della quota residua, solo il 10% circa rimane astinente per almeno 6 mesi.

La nicotina, la cui struttura è simile a quella di un neurotrasmettitore naturale (l’acetilcolina) si attacca ad un insieme di recettori neuronali. L’impulso viene proiettato al nucleo accumbens causando una liberazione di un altro neurotrasmettitore, ovvero la dopamina. Si ritiene che sia proprio tale processo a innestare il comportamento di dipendenza. Inoltre, quando le concentrazioni di nicotina nel cervello sono inferiori al  livello solito, proprio in tali zone cerebrali si si riscontra una diminuzione dell’attività neurale. Tutto ciò spinge il fumatore ad attivare quei comportamenti che hanno la funzione di ripristinare il normale funzionamento, creando la così detta “fame di nicotina”.

Alcuni studi specialistici dimostrano che i fumatori hanno un profilo di personalità caratterizzato maggiormente da bassi livelli di Coscienziosità, livelli alti di Nevroticismo e di Estroversione, bassi livelli di Gradevolezza. Altre variabili e diversi fattori, ovviamente, contribuiscono alla dipendenza da nicotina. Le donne riferiscono maggiormente che sia l’ansia la causa principale della loro dipendenza, mentre altri fumatori riferiscono che il fumo possa aiutarli nella concentrazione o nella gestione dello stress. Da precisare, invero, che il tasso di fumo per i depressi è circa il doppio di quello che si riscontra nella popolazione generale.

L’ipnosi può essere una tecnica valida per affrontare il tabagismo, pur sottolineando che l’ostacolo principale da affrontare è la motivazione reale ed effettiva nello smettere di fumare! 

La tecnica di Granone (1989) dura circa 30/40 giorni e si esplica in 10 sedute, in cui si cerca di creare soprattutto una repulsione verso il fumare. Altre tecniche utilizzano le metafore, il simbolismo, la dissociazione e la neutralizzazione dell’ansia, rinforzando la personalità e agendo sul decondizionamento. Occorre sempre sottolineare che l’ipnosi non è una pratica magica e che comunque, occorre impegno e determinazione per smettere. Motivi flebili, indecisioni, tentennamenti che possono essere notati dallo specialista, dovrebbero essere subito sottolineati, poiché costituiscono un ostacolo per l’efficacia dell’ipnosi.

“Lascio che i pazienti prendano da soli la decisione, senza alcuna forzatura …” diceva M. Erickson, il quale già parlava di diversa motivazione se una persona assumeva un tono supplichevole e di sofferenza, rispetto al tono fermo e convinto “voglio smettere di fumare”.

“… non sai in che giorno smetterai di fumare. Non sai se sarà nella prima parte di luglio; ma sei dannatamente certo che succederà prima del 15 agosto, e vorresti venderti l’anima per sapere che giorno sarà …”

In altre tecniche ipnotiche si “lavora” anche sul contatto manuale con la sigaretta, innestando, ad esempio, un contatto sostitutivo con un altro oggetto piccolo da tener in mano per qualche minuto, sino a quando la voglia di fumare svanisce progressivamente.

L’ipnosi nel tabagismo può utilizzare, quindi, tecniche strutturate e protocolli personalizzati. Il punto di partenza rimane sempre e comunque la motivazione. Paradossalmente, non sempre la salute è una motivazione sufficiente!

L’Ipnosi nella Fibromialgia

La Fibromialgia è considerata una sindrome dolorosa cronica complessa, caratterizzata da dolore muscolo-scheletrico diffuso con iperalgesia. La qualità della vita viene notevolmente compromessa e il dolore è sovente associato ad una “stanchezza cronica” oltre ad altri sintomi psicopatologici (ansia, depressione, disturbi della personalità).

L’International Classification of Diseases (ICD-10), definisce la Fibromialgia come una Sindrome somatica funzionale. Essa viene spesso sottostimata e misconosciuta, pur se recentemente si è segnalato un drammatico incremento dell’incidenza, con prevalenza femminile.

Nel 2016, Wolfe et al. hanno rivisitato i criteri di identificazione per la Fibromialgia che attualmente prevede:

  • presenza di dolore generalizzato
  • sintomi presenti per almeno 3 mesi
  • indice di dolore diffuso (18 aree somatiche dolorose) e scala di severità dei sintomi (>13 punti)
  • la diagnosti è valida indipendentemente da altre diagnosi

La genesi della Fibromialgia si ritiene riferibile ad alterazioni morfo-funzionali, con ipersensibilizzazione del Sistema Nervoso Centrale. Fattori psicologici, neurobiologici, genetici possono contribuire alla sua eziopatogenesi. In modo particolare, i fattori psicologici, gli eventi stressanti e lo stile di vita rappresentano un aspetto importante. Eventi avversi della vita, così come l’abuso emotivo, fisico e sessuale sono considerati come potenziali fattori eziologici nella Fibromialgia.

Su un piano delle terapie, molti sono i farmaci utilizzati, ma la maggioranza di essi risulta essere scarso o comunque poco efficace nella cura. In particolare, ci si riferisce alla classe di farmaci antidepressivi, antiepilettici ed oppioidi.

Le terapie fisiche risultano essere utili per modulare il dolore e migliorare la qualità della vita, così come alcune terapie psicologiche. Risultati positivi si ottengono attraverso attività quali yoga, tai chi, meditazione, biofeedback, idroterapia, ipnosi. Quest’ultima risulta particolarmente indicata come strumento ausiliario per gestire il dolore cronico e i sintomi disfunzionali nei pazienti con Fibromialgia.

Si può suggerire un vero e proprio “protocollo ipnotico” costituito da una sessione di ipnosi settimanale per un periodo minimo di 3 mesi, con due sessioni mensili per i tre mesi successivi. Ai pazienti viene poi anche prescritto di praticare l’autoipnosi. Sono previste suggestioni e suggerimenti multisensoriali e di rilassamento, oltre a induzioni indirette di tipo ericksoniano per modulare il dolore. La personalizzazione della terapia, ovviamente, è da considerare sempre, sottolineando in ogni caso le tecniche dissociative, di progressione dell’età, di amnesia post-ipnotica.

Un esempio pratico può essere il Rapid Induction Fibromialgia Relief (RIFR), un’induzione che si focalizza su:

  • rilassamento progressivo
  • approfondimento della trance
  • luogo sicuro
  • suggestioni di sinestesia
  • ristrutturazione cognitiva
  • implementazione dell’autostima e dell’immagine corporea
  • riduzione dell’affaticamento
  • amnesia post-ipnotica

La Fibromialgia è una malattia degenerativa pervasiva e persistente. I sintomi, se non ben trattati, tendono al peggioramento e influiscono progressivamente e negativamente sulla qualità della vita. Un trattamento elettivo non esiste attualmente, ma l’ipnosi, insieme ad un approccio combinato, può sicuramente dare dei buoni risultati.

 

L’Ipnosi nel controllo del dolore

L’ipnosi agisce sulle componenti del dolore, ovvero sulla componente fisiologica e su quella emotiva. Inoltre, numerosi studi dimostrano l’efficacia nell’aumentare la tolleranza al dolore, alleviando la componente sensoriale-discriminativa dell’esperienza e la componente motivazionale-affettiva. L’effetto analgesico dell’ipnosi è considerato specifico e non rappresenta semplice suggestione o effetto placebo! Sul piano neurochimico, inoltre, l’analgesia ipnotica non sembra essere mediata né dagli oppiacei endogeni né dall’ACTH.

Tali considerazioni importanti provengono da una serie di studi specialistici e ricerche di settore (ivi comprese le attività di ricerca- intervento e sperimentazione condotte dal sottoscritto in materia di analgesia e anestesia ipnotica in microchirurgia. cfr articoli nel presente sito), oltre ad approfondimenti diagnostici effettuati con svariate tecniche (SPECT, PET, RM, RMN, …). L’ipnosi, pertanto, agirebbe sul flusso ematico cerebrale di alcune zone cerebrali specifiche, sulla modificazione dell’attività di alcune strutture cerebrali, sui meccanismi spinali, oltre a quelli automatici e periferici.

L’ipnosi è in grado di “manipolare” con una certa chirurgica selettività le diverse componenti dell’esperienza dolorosa e se è indicata per il dolore acuto, lo è ancora di più per quello cronico. Essa veniva usata già nell’800 come unico anestetico in chirurgia generale. Oggi, però, è ancora limitata per scarse conoscenze e ostinato e inutile scetticismo!

Trova impiego nel dolore post-operatorio, nel dolore da parto, nel dolore odontoiatrico, nel dolore dei grandi ustionati, … è nel dolore cronico però che trova grande spazio, modulando anche positivamente i concomitanti risvolti psicopatologici (ansia, depressione), nonché la qualità del sonno e della vita in generale. Si può affermare con una certa convinzione scientifica che l’ipnosi, da sola o in associazione con altri farmaci, è in  grado di controllare la maggior parte delle sindromi dolorose croniche. Evidenze cliniche dimostrano l’efficacia dell’ipnosi mediamente nel 75% dei pazienti con dolore acuto e cronico, con applicazioni importanti non solo nel dolore post-operatorio, ma an che in quello “procedurale”, ovvero legato ad interventi invasivi e cruenti. Inoltre, si può utilizzare anche per una varietà di sindromi dolorose, che vanno dalla cefalee, all’artrite, ai disturbi gastrointestinali (cfr colon irritabile), al dolore neuropatico da Sclerosi Multipla, alla fibromialgia.

L’ipnosi non va considerata una panacea, ma comunque rappresenta uno strumento versatile preziosissimo per la gestione e il controllo del dolore, offrendo al contempo un valido aiuto alla soluzione delle complesse problematiche del paziente.

L’Ipnosi nelle Cefalee

Le cefalee rappresentano la più frequente causa di ricorso al medico e la manifestazione più comune del dolore cronico e/o acuto. Le cefalee, secondo le classificazioni, possono essere “Primarie” e “Secondarie”. Le prime sono generalmente benigne e ricorrenti (emicrania, cefalea di tipo tensivo); le seconde sono causate da patologie di tipo cranico-encefalica e possono essere dovute a neoplasie, emorragie o processi infiammatori. Le Cefalee Croniche Primarie – CCP, rappresentano circa il 90% di tutte le cefalee e vengono considerate di origine multifattoriale, sebbene, lo stress giochi un  ruolo strategico nell’insorgenza, insieme a dinamiche emotive. Le CCP rientrano nella categoria dei disturbi psicosomatici e psicofisiologici, poiché i meccanismi che ne determinano l’insorgenza e la persistenza sono influenzati fortemente da fattori psicologici.

La classificazione delle cefalee è molto articolata. Si pensi che esistono 13 tipi di cefalee! L’ipnosi viene considerato un trattamento elettivo soprattutto per:

  1. Cefalea di tipo tensivo
  2. Emicrania con e senza aura
  3. Cefalea mista
  4. Cefalea psicogena

Gli approcci indiretti, ovvero quelli basati sull’ipnosi ericksoniana sembrano essere quelli più efficaci, rispetto ad approcci diretti. Una terapia ipnotica (ipnoanalisi) risulta, inoltre, rilevante quando dietro al dolore cefalgico si celano conflitti psichici rimossi. Secondo alcuni studi specialistici, l’efficacia dell’ipnosi nel trattamento della cefalea è stata dimostrata essere statisticamente superiore o equivalente rispetto a trattamenti farmacologici comunemente usati!

Tra le tecniche che possiamo citare abbiamo: il rilassamento progressivo, la dislocazione del dolore, l’immagine orientata al futuro, la distorsione temporale, l’hendache flooding, ecc… Ovviamente, la diagnosi è sempre obbligatoria e il trattamento ipnotico non sembra essere efficace per la nevralgia del trigemino e la cefalea a grappolo. Da considerare sempre e comunque la motivazione del paziente e i “guadagni secondari” della cefalea (utilità inconscia della malattia).

L’Ipnosi nella Sindrome dell’Intestino Irritabile (IBS)

Chi soffre di Sindrome dell’Intestino Irritabile, sovente, si trova psicologicamente al centro di un conflitto tra forze uguali e contrarie: una parte espansiva ed emotiva e l’altra parte che si oppone per timore. La persona vive tendenzialmente il desiderio di libertà e il senso di colpa; l’istinto e la ragione; il controllo e il disordine. La persona deve imparare, progressivamente, a fare spazio alle proprie esigenze, riequilibrando il rapporto e le relazioni con gli altri.

Nella patogenesi della sindrome, si riscontrano sovente alcuni tratti specifici:

  • perfezionismo
  • autocritica
  • catastrofismo
  • difficoltà ad esprimere bisogni ed emozioni

La parola d’ordine per chi soffre di IBS dovrebbe essere “LEGGEREZZA”!

In altre occasioni abbiamo specificato come l’ipnosi possa essere considerato uno strumento efficace anche e soprattutto in ambito disturbo psicosomatico. Nel caso della Sindrome dell’Intestino Irritabile (IBS), occorre considerare che le cause non sono ancora chiare e che esse siano comunque molteplici: disregolazione asse intestino-cervello, sistema immunitario, flora intestinale, mobilità intestinale e variabili psicosociali. Normalmente, in alcuni periodi, il disturbo è meno intenso e in altri può riacutizzarsi a causa di diete alimentari, stati emotivi e periodi di stress e ansia.

I trattamenti attraverso l’ipnosi, secondo la moderna ricerca, dovrebbero essere diretti alla riduzione del dolore addominale, all’attenuazione dello stress e alla normalizzazione del funzionamento intestinale. A tal riguardo, esiste il Protocollo di Manchester e il North Carolina (12 sedute a cadenza settimanale) che, attraverso una serie di sedute strutturate, mira alla riduzione dei sintomi e al rafforzamento dell’Io della persona. L’Ipnosi, pertanto, agirebbe sia sul sistema nervoso enterico, sia su quello automatico centrale, modificando l’attività della corteccia anteriore del cingolo e influenzando variabili psicologiche, così come schemi cognitivi ed emozioni.

L’ipnosi mira a implementare temi attinenti al benessere, alla protezione, alla calma e vengono collegati direttamente alle funzioni intestinali. Le tecniche utilizzate sono suggestioni multisensoriali, come ad esempio, la mano calda, la metafora fluviale per intervenire, ad esempio, sugli attacchi diarroici o la stipsi. Per la gestione dello stress è molto importante l’utilizzo di metafore che possono instillare un senso di disconnessione e distanza da situazioni, ambiente e pressioni sociali.

Secondo alcuni studi specialistici, i benefici dell’ipnoterapia permangono a cinque anni dalla fine del trattamento nel 83% dei pazienti.

 

L’Ipnosi in Dermatologia

Complessi meccanismi psico-neuro-endocrino-immunologici regolano il funzionamento della pelle ed il suo stato di salute.

La pelle è molto sensibile allo stress e la capacità rigenerativa dello strato più esterno  cambia in funzione dello stress stesso. La stretta interazione tra pelle e sistema nervoso fa si che la classe di disturbi della pelle sia considerata molto sensibile ai fattori psicologici. Molto malattie della pelle, infatti, sono determinate da componenti psicosomatiche e comportamentali che possono “giustificarne” l’esordio così come il mantenimento.

I disturbi della pelle affrontati con l’ipnosi sono innumerevoli: acne excoriée, alopecia areata, dermatite atipica, ittiosiforme congenita, eritroderma, dermatica disitrotica, eritromelalgia, foruncoli, glossodinia, herpes semplex, iperidrosi, ittiosi vulgaris, lichen planus, neurodermite, dermatite nummulare, nevralgia posterpetica, prurito, psoriasi, rosacea, tricotillomania, oritcaria, verruca vulgaris e vitiligine.

L’ipnosi, in generale, può essere utilizzata per ridurre il dolore sulla pelle, il prurito, modificando comportamenti che possono aggravare le diverse malattie. In alcuni casi, si può ricorrere all’ipnoanalisi, per comprender meglio le aree di conflitto della persona, così come eventuali traumi sottostanti o i vantaggi secondari di una malattia.

Numerosi studi dimostrano l’efficacia dell’ipnosi in dermatologia. Essa agevola la ristrutturazione degli schemi cognitivi ed emotivi, riducendo i livelli di ansia, depressione e dolore. Inoltre, migliora il tono dell’umore, riduce lo stress, stimola i processi fisiologici autonomi per avviare il processo di guarigione, riduce i comportamenti disfunzionali, facilita la risoluzione di conflitti inconsci e consente la gestione del dolore.

Le ricerche non mostrano alcuna controindicazione nell’utilizzo dell’ipnosi in ambito dermatologico, sottolineando che essa può rappresentare uno strumento strategico valido in integrazione agli altri trattamenti classici.

L’Ipnosi in Odontoiatria

Nonostante la grande disponibilità di farmaci ad uso locale e la relativa efficacia, l’ipnosi è oggi quanto mai attuale anche in odontoiatria.

L’ipnosi trova applicazioni non solo per gestire ansia e fobie dal dentista, ma anche e soprattutto per creare una vera e propria “alleanza terapeutica”.

Risultato immagine per dentista

Il “Profile and Competence for the European Dentist” del 2005, raccomanda che i dentisti devono essere competenti nell’identificazione, nella valutazione e nel trattamento dell’ansia con metodi farmacologici e comportamentali. Inoltre, nel 2016, si è avuta ulteriore conferma di quanto sia rilevante l’utilizzo dell’ipnosi in ambito odontoiatrico, attraverso il Congresso Mondiale di Hypnodontics. In Germania, i dentisti certificati in ipnosi sono circa 1600!

M. Erickson ci ricorda, in ogni caso, che l’ipnosi è il risultato di una cooperazione e che può contribuire strategicamente a realizzare un setting adeguato anche dal dentista. L’ipnosi, ovviamente, va oltre la fiducia tra dentista e paziente e deve essere considerata anche come una forma di accudimento. L’ipnosi ericksoniana conversazionale si presta benissimo in ambito odontoiatrico: possono essere utilizzati aneddoti, metafore, implicazioni, uso delle domande, rispecchiamento, l’illusione di alternative, truismi, suggestioni, … Ancora una volta, quindi, si sottolinea l’ipnosi come tecnica di comunicazione interpersonale.

Queste precisazioni sono importanti per sfatare miti e leggende sull’ipnosi, in modo che pazienti e odontoiatri stessi, possano andare oltre la comune percezione dell’ipnosi, associata spesso a pratica magica!

In ambito odontoiatrico, sarebbe già strategico, eliminare la percezione del paziente, con una disposizione nascosta alla vista diretta, degli strumenti operativi, che richiamerebbero subito ala mente il timore del loro utilizzo. Sarebbe importante poi, costruire un “punto di fissazione” particolare e suggestivo sul quale il paziente potrà collocare la sua attenzione e che sarà utilizzato per l’induzione ipnotica. Potrebbe essere, per esempio, una piccola barchetta o un gabbiano in volo dipinti sul soffitto dello studio dentistico.

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Con l’ipnosi è possibile, quindi, ancorare al contesto le suggestioni utilizzate in modo che agiscano automaticamente anche durante le sedute successive del paziente. L’ambiente, dunque, andrebbe strutturato intelligentemente, poiché crea “assorbimento” utile all’induzione. I vari punti di fissazione oculare, quindi, potranno essere studiati e collocati nella sala degli interventi, in modo che il paziente, spontaneamente, posi la sua attenzione.

Tali accorgimenti ambientali si sono rivelati molto utili anche in altre situazioni in cui si è voluto influenzare il comportamento degli individui (nudge).

Il setting ipnotico dello studio dentistico comprende dentista, architettura, personale, strumenti, odori, suoni, colori, … Ognuno di noi ha ben in mente uno studio dentistico, con tutti i particolari. Proprio per tal ragione, l’induzione potrebbe iniziare dallo stesso ambiente. Occorre allora destrutturarlo, con opportuni capovolgimenti percettivi, rompendo schemi attesi e fornendo dei bersagli sui quali il paziente, spontaneamente, può collocare la sua attenzione, rendendoli utilizzabili per le induzioni e l’ipnosi conversazionale.

Particolarmente importante in questo lavoro è considerare il canale visivo, attraverso opportuni sfondi o stimoli; il canale uditivo, attraverso una musica o stimoli sonori appropriati; un canale olfattivo, eliminando odori sgradevoli consueti di uno studio dentistico; il canale cenestesico, prevedendo poltrone comode e avvolgenti, oltre che gradevoli al tatto; canale gustativo, elicitando sensazioni piacevoli attraverso l’utilizzo di colluttori adeguati.

Attraverso l’ipnosi, inoltre, si può agire sulla fobia per gli aghi utilizzati nella pratica odontoiatrica; per controllare il riflesso di salivazione (aumentandola o diminuendola); per limitare il sanguinamento, oltre che per il controllo del dolore; per gestire il riflesso del vomito.

L’ipnosi odontoiatrica ha trovato una sua specifica collocazione tra l’armamentario dei dentisti da oltre un secolo. Occorre superare, comunque, ancora le convinzioni e l’ignoranza diffusa su questo potentissimo strumento …

EMDR – Movimento degli occhi e Trauma

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