Sembrerà strano ma la gente la chiama ancora magia! Mi riferisco a quello stato naturale in cui, per svariate ragioni e in più momenti della giornata “cadiamo” spontaneamente. Parlo dell’IPNOSI.
Nel 2015, l’Istituto Nazionale della Salute e della Ricerca Medica francese ha pubblicato un rapporto “evidence based” sull’efficacia clinica della pratica ipnotica in ambito medico e terapeutico. Il rapporto, in oltre duecento pagine, si riferisce ai risultati di svariati studi sistematici e meta-analisi, confermando l’efficacia terapeutica dell’ipnosi nel contesto pre-operatorio, nell’ipnosedazione, nel dolore cronico, nell’ansia, nella sindrome da intestino irritabile e in altri ambiti clinici. Inoltre, sottolinea l’assenza di rischi collaterali. Se non fosse abbastanza, si ha una significativa riduzione del consumo di farmaci analgesici e sedativi (fonte: Brainfactor).
Su questo, uno studio-ricerca condotto da me nel 2012 a Lecce, in materia di microchirurgia oculistica (2012. “Phacoemulsification in hypnotic analgesia”. XVI KMSG International Congress – Nice – Hotel Nice Plaza, sabato 16 giugno 2012 nella sessione Cataract surgery & IOLs, Nice) già ne dava evidenze e conferme!
Gli effetti dell’ipnosi sono confermati anche dalle moderne tecniche di imaging che hanno appurato variazioni dell’attività di alcune regioni cerebrali nei soggetti ipnotizzati. Quindi, l’ipnosi ha “prove biologiche”!
Anche il giornale Le Monde titolava: “L’ipnosi permette di ridurre il consumo di farmaci analgesici e sedativi” e ulteriori evidenze ci vengono fornite da rapporti sistematici delll’Université de Bourgogne.
I francesi hanno fatto però anche altro. Hanno messo a punto un applicativo di ipnosi medica attraverso la Realtà Virtuale, funzionate con comuni visori. Dopo due anni di ricerca e sviluppo, il medico anestesiologo Denis Graff, di Rhéna-Clinique de Strasbourg, insieme alla collega Chloé Chauvin e all’esperto di nuove tecnologie Nicholas Schattel, ha realizzato un prodotto destinato ad abbattere costi e “danni collaterali” dei metodi tradizionali di anestesia a cui vengono sottoposti i pazienti in chirurgia.
Il dispositivo, denominato Hypno VR immergerebbe il paziente in un ambiente “strutturato”, con stimoli sonori e visivi ipnotici: musiche, testi, immagini e voci si alternano e si sovrappongono per portare la persona nello stato di ipnosi desiderato, in funzione del tipo di intervento che deve essere eseguito. Questa tecnologia permetterebbe la stimolazione dei sensi del paziente e la focalizzazione dell’attenzione. Creerebbe, inoltre, disorientamento dello spazio e del tempo, in modo da creare una progressiva modificazione di coscienza. In tal modo, la percezione del dolore tende a scomparire. Si parla, dunque, di vera e propria rivoluzione per la clinica.
In Italia, le cose vanno molto lentamente, un po’ per ragioni apparentemente sconosciute, un po’ per cultura! Esiste, infatti, ancora molta disinformazione. Recenti ricerche confermano quanto verificato anni fa in una mia ulteriore indagine in materia di “rapine mediante ipnosi”, in cui si evidenziava un totale scetticismo. Molti intervistati parlano ancora di manipolazione psichica o di tecniche di mentalisti. Altri si riferiscono a pratiche esoteriche. Pochissimi, compresi specialisti, la conoscono come tecnica medica e oltre il 50% della popolazione ignora l’autoipnosi. Da un altro lato, però, circa il 60% si dichiara disposto a provarla. Ma tra il dire e il fare … c’è la paura. La paura dell’ipnosi, di rimanere “intrappolato”, di perdere il controllo, di scoprire segreti!
A questo punto … provare per credere!
Una definizione di ipnosi non è semplice o, probabilmente, sarebbe alquanto pragmatico partire da ciò che non è ipnosi. Dalle prime definizioni di Braid, alle precisazioni psicosomatiche, da Freud a Fromm, da Erickson sino alle definizioni “dinamiche”, arrivando alle recenti conferme neuropsicologiche. L’ipnosi non è suggestione né semplicemente un’alterazione dello stato di coscienza. L’ipnosi è una forma di comunicazione profonda e autentica, attraverso la quale la persona accede più facilmente a parti di sé altrimenti sopite, taciute, strategicamente velate. E’ una forma elettiva di comunicazione e sicuramente è anche uno stato di apprendimento inconscio. L’ipnosi è modificazione transitoria di stati fisiologici e di sensazioni, di percezioni, pensieri, memorie e comportamenti.
Durante l’ipnosi si assiste ad una modificazione temporanea e funzionale delle sensazioni, delle percezioni, dei pensieri, della consapevolezza, della memoria e dei comportamenti. La trance ipnotica è strettamente correlata alla fisiologia ed alla struttura del sistema nervoso centrale ed autonomo ed è connessa con tratti personologici, con le aspettative del soggetto, con il contesto e con la qualità della relazione con l’ipnotista.
L’ipnosi e la terapia ipnotica appaiono approcci strategici per la risoluzione di svariate problematiche psicologiche ed al contempo costituiscono anche strumenti elettivi nella pratica medica in generale e in medicina di urgenza, chirurgia, ostetricia, odontoiatria, malattie gravi (es. cancro). Questo versante però è ancora poco conosciuto e diffuso in Italia. Esistono, inoltre, evidenze sull’applicabilità dell’ipnosi nella terapia antalgica, nell’analgesia e nell’anestesia.
I primi studi sul “controllo del dolore” e ipnosi possono essere attribuiti ai coniugi Hilgard intorno alla fine degli anni ’70, che dimostrarono come i livelli di anelgesia possono essere correlati al grado di ipnotizzabilità dei soggetti. Essi stessi dimostrarono che l’effetto analgesico raggiungibile mediante ipnosi non è semplicemente riconducibile all’effetto placebo o ai fenomeni di analgesia da stress o ansia o paura, né dipende dalle endorfine e non è reversibile con antagonisti degli oppioidi (naloxone) e non è legato neanche a modulazioni dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene ma è, in realtà, un effetto specifico.
Lo stato ipnotico determina alcune modificazioni nelle strutture deputate al controllo cognitivo in grado di rendere “indisponibili” alla coscienza ordinaria alcuni processi. L’osservatore nascosto, ovvero una parte dissociata dell’io, rimane, comunque attiva.
Nel 1994 l’Associazione Internazionale per lo studio del dolore definisce il dolore come esperienza mentale. A tal riguardo, è accettato che l’ipnosi svolga un ruolo attivo e pragmatico proprio nel controllo del dolore, ad esempio, a partire da strategie di defocalizzazione dell’attenzione. Essa agisce sull’agente lesive e sull’area interessata ma anche sull’ansia derivante. La condizione ipnotica sarebbe in grado di modulare dei sistemi sensoriali afferenti, sopprimendo anche alcuni riflessi segmentari locali. Essa è, comunque, legata al livello di ipnotizzabilità del soggetto.
Studi sulla riduzione del dolore in pazienti adulti, effettuati attraverso meta-analisi e approfondimenti statistici, dimostrano, ad esempio, che le tecniche ipnotiche nel controllo del dolore ischemico sono molto efficaci: soggetti altamente ipnotizzabili, infatti, presentavano un aumento della tolleranza al dolore del 113% verso un incremento di tolleranza del 26% in soggetti scarsamente ipnotizzabili. L’ipnosi sarebbe idonea per alleviare la componente sensoriale discriminativa dell’esperienza dolorosa oltre alla componente affettiva.
Andrebbe precisato che l’ipnosi è utilizzata a livello mondiale per il trattamento del dolore operatorio e post-operatorio, per agevolare procedure diagnostiche o terapeutiche dolorose, per il dolore iatrogeno, per il dolore da parto, il dolore odontoiatrico, il dolore da ustioni, lombalgia, fibromi algia, sindrome dell’arto fantasma, cefalee croniche primarie, dolore oncologico e disturbi associati, …
Da un punto di vista operativo, l’analgesia ipnotica, poco conosciuta, potrebbe essere considerata come avente natura non endorfinica, non oppiacea, ovvero neurale. L’ipnotismo ericksoniano sembra avere effetti più rapidi e profondi rispetto a forme di rilassamento jacobsiano.
Altri studi specialistici raggruppano gli effetti prodotti dall’anelgesia/anestesia ipnotica:
dissociazione funzionale centrale sul neopallio , anzi, doppia dissociazione, a livello sia della corteccia somatosensoriale primaria, sia delle classiche aree limbiche corticali, come suggerito dalla variazione degli EEG in analgesia ipnotica a livello di onde gamma (32-100 Hz) relative allo scalpo prefrontale; inibizione spinale discendente sul riflesso nocicettivo R-III, inibito per 2/3, con percezione del dolore ridotta a 1/4; reinterpretazione cognitiva dell’esperienza dolorosa; disattivazione autonomica centrale, evidenziata in pupillometria ;inibizione delle capacita’ propriocettive generali, come il senso della posizione ; alterazione della mappa del dolore, con modifica sia della percezione dello stimolo algogeno sia della sua localizzazione; effetto soverchiante il placebo, e basato su meccanismi neurali differenti da quelli implicati nei processi di distrazione o di riduzione dell’attenzione; variazioni del flusso ematico a livello corticale e cingolare (subcorticale), come rivelato dalla PET su pazienti ipnotizzati sofferenti di fibromialgia; coinvolgimento dei centri corticali cingolati nella modulazione del dolore acuto e cronico; coinvolgimento corticale anteriore e cerebellare posteriore se si usano suggestioni di aspettativa e di certezza nell’analgesia; coinvolgimento corticale mediano e ippocampale se si usano suggestioni ansiogene di incertezza sul dolore.
Evidenze elettroencefaliche mostrano come la condizione ipnotica produce una riduzione dell’attività funzionale emisferica sinistra ed una implementazione di quella emisferica destra. La riduzione dell’attività corticale prefrontale sembra essere una caratteristica di tutti gli stati alterati di coscienza.
Sarebbe altrettanto rilevante, per una ipnosi efficace, l’interazione tra ipnotista e soggetto che produrrebbe cambiamenti anche di natura psicofisiologica. Si parla, infatti, di sincronia interattiva e comportamentale (es. posture, movimenti, respirazione, attività elettromiografia).
Esisterebbero, dunque, chiare basi neuro anatomiche e fisiologiche degli aspetti relazionali determinanti per la riuscita ipnotica. Il meccanismo che consente di cogliere l’esperienza mentale altrui è giustificato, infatti, dall’esistenza di un complesso circuito neuronale (sistema specchio).
Attraverso studi di neuroimaging si è provato che durante l’ipnosi, sia rileva un’ importante attivazione a livello di aree corticali occipitali, parietali, precentrali, prefrontali e della corteccia cingolata. Le suggestioni ipnotiche per modulare il dolore modificherebbero, inoltre, l’attività cerebrale in regioni direttamente implicate nella percezione del dolore.
La più “semplice” delle ipnosi neutre è in grado di modificare, tra l’altro, l’assetto intrapsichico associato a cambiamenti cenestesici (calore, pesantezza, etc.) oltre a evidenti modificazioni vegetative. Infine, soggetti altamente ipnotizzabili presentano livelli liquorali più elevati di Acido Vanilmandelico, principale catabolita della dopamina e della Cometil Transferasi.
Gli studi, le ricerche e le sperimentazioni condotte negli i ultimi cinquant’anni, dimostrano che l’ipnosi è in grado di ridurre o eliminare un vasto numero di dolori, sia sperimentalmente (dolore ischemico, da pressione, da freddo, da caldo, da stimolazione elettrica), che clinicamente. L’ipnosi, infine, si è dimostrata inequivocabilmente superiore ad altre tecniche psicologiche, come la distrazione e il biofeedback.
“Tutto ciò che è incomprensibile non per questo cessa di esistere” (Pascal)
Fase del procedimento ipnotico.
Fonte: Mirco Turco. Rivista Ordine Psicologi Puglia.
Gli antichi Greci credevano che l’agitazione, le palpitazioni, l’affanno tipici di una condizione di stress dipendessero dagli dei, che li invitavano agli uomini per vendicarsi di essere stati trascurati! Sarebbe alquanto affascinante ma, purtroppo, non è così …
Lo stress è una forma di adattamento ed è anche strategico per la vita degli esseri umani come per gli altri animali. Non è sicuramente una malattia ma può causare serie problematiche psicofisiche se non riconosciuto o se “supera” alcuni livelli. Oggi, sappiamo che elevati livelli di stress protratto possono addirittura modificare il DNA!
Di seguito trovi un piccolo e pratico “termometro dello stress”. È composto da 12 sintomi psicofisici. Rispondi con quale frequenza si sono manifestati negli ultimi 3 mesi.
Molto frequentemente: 6 punti
Frequentemente: 5 punti
Talvolta: 4 punti
Raramente: 3 punti
Molto raramente : 2 punti
Mai: 1 punto
1. Impossibilità di addormentarsi o di dormire senza interruzioni
2. Mal di testa o dolori alla testa
3. Indigestione o nausea
4. Sentirsi stanco, esausto senza apparente motivo
5. Tendenza a mangiare, bere, fumare più del solito
6. Diminuzione del desiderio sessuale
7. Mancanza di respiro o senso di vertigine
8. Diminuzione o aumento dell’appetito
9. Tremori muscolari
10. Sensazione di avere punture, fitte sul corpo
11. Sensazione di non avere voglia di alzarsi dal letto la mattina
12. Tendenza a sudare o sensazione che il cuore batta forte
Dopo aver fatto la somma, se avete ottenuto un punteggio superiorere a 36, forse è il caso di fermarsi e di approfondire!
A seconda del livello di stress, esistono strategie o piccoli esercizi che possiamo fare per ridurre la nostra “soglia”. Tra questi, imparare e applicare la “Formula 6+2=8” potrebbe già essere risolutivo. Rallentate la vostra respirazione e cercate, con l’allenamento, di Inspirare per 6 secondi, Bloccate il respiro per 2 secondi ed Espirate per 8 secondi. È sufficiente ripetere questo esercizio per soli 10 minuti, magari la mattina e prima di andare a dormire. Ma per credere, dovete e potete provare! Allenatevi prima in un posto tranquillo, assicurandovi di non essere disturbati. Vi garantisco che dopo un po’ riuscirete a rilassarvi anche nel traffico!
La Sindrome del Colon Irritabile è una problematica caratterizzato da ipersensibilità dell’intestino crasso che comporta l’alternarsi fastidioso di stitichezza e scariche diarroiche, accompagnate da dolori addominali.
I sintomi arrivano quasi in modo imprevedibile e interferiscono con la vita quotidiana. Prendere un mezzo pubblico, salire in aereo, fare una fila, diventano situazioni preoccupanti e ansiogene, tanto da far aumentare le condotte di evitamento ed ansia sociale. Frustrazione e depressione possono scaturire da tale problematica, oltre ad un costante vissuto di imbarazzo.
Come ormai comprovato da molti studi e dalla stessa psicosomatica, esistono diversi collegamenti tra cervello e intestino. Inoltre, l’intestino contiene molti neurotrasmettitori simili a quelli cerebrali, assolvendo anche a funzioni di elaborazione. Sappiamo che i due organi sono in intimo contatto tra loro, permettendo così un’elaborazione di ciò che ci accade e di ciò che viviamo ad un livello “alto” e uno “basso”.
La sindrome del colon irritabile è molto diffusa ed è al contempo, sottovalutata. Sembra che in Italia ne soffra almeno il 18% della popolazione, con una prevalenza tra le donne. Colpisce soprattutto persone che operano in contesti stressanti o persone che vogliono fare a tutti i costi carriera o che si obbligano a raggiungere standard elevati, tanto che negli USA viene anche chiamata “career woman’s disease” o malattia delle donne in carriera!
Se da un lato la sindrome del colon irritabile è considerata di natura funzionale, dall’altro lato, non sembra ci siano cause organiche dimostrabili. Essa tende a peggiorare se non affrontata da uno specialista, soprattutto perché comporta disagi psicologici aggiuntivi e a causa dei diffusissimi rimedi “fai da te”!
Nonostante importanti connessioni tra fattori fisiologici e sociali, le cause della sindrome sono però soprattutto psicologiche:
Perfezionismo.
Conflitto di ruolo, ovvero il modo di rapportarsi al mondo.
Tendenza ad auto colpevolizzarsi.
Tendenza ad assumersi la responsabilità di qualsiasi evento negativo.
Elevati livelli di autocondanna.
Autozittirsi, assecondando le altrui esigenze.
Sottovalutazione di se stessi.
Autoefficacia labile.
Evitamento del conflitto.
Sviluppo di un falso sé, per soddisfare le richieste sociali.
…
Rompere lo schema cognitivo e comportamentale è al pari molto importante per affrontare e gestire la problematica. La persone con sindrome del colon irritabile, sovente, pone un’attenzione selettiva alle sensazioni del corpo ed effettua, successivamente, un’interpretazione catastrofica di esse. Qualsiasi sensazione viscerale viene rapportata così al problema intestinale e cominciano ad innestarsi svariati pensieri negativi: “sto male … dovrò scappare in bagno … che figura …”. Ciò comporterà ulteriore stress ed ansia.
Se da un lato farmacologia e dieta adeguata sono i trattamenti storici, è importante anche un supporto psicologico al fine di ridurre intensità e frequenza dei sintomi, ridurre e gestire stress ed ansia, migliorare la qualità della vita in generale.
Le persone con sindrome del colon irritabile alternano il loro atteggiamento mentale, da chiusura ad apertura; sono persone che danno e trattengono, legittimano i propri bisogni e li negano, si arrabbiano e reprimono, vivendo sempre in un grande dubbio. L’insicurezza gioca un ruolo fondamentale nella loro vita. La fiducia in sé stessi e l’autostima vacillano quotidianamente. Dare forma ai propri bisogni, lavorare sull’ipersensibilità alle critiche esterne, superare la passività, dare un nuovo equilibrio alle relazioni, senza paure e sensi di colpa, diventano tappe obbligate di una terapia psicologica della persona con sindrome del colon irritabile.
Alcuni studi specialistici (Webb AN, Kukuruzovic RH, Catto-Smith AG, Sawyer SM, “Hypnotherapy for treatment of irritable bowel syndrome”; Wilson S, Maddison T, Roberts L, Greenfield S, Singh S; dello Birmingham IBS Research Group, “Systematic review: the effectiveness of hypnotherapy in the manaement of irritable bowel syndrome.” Aliment Pharmacol Ther. 2006 Sep 1;24(5):769-80, …), dimostrano come l’IPNOSI sia molto efficace nel trattamento della Sindrome, poiché non comporta alterazioni strutturali del corpo e riduce le sensazioni dolorose. Inoltre, smuove risorse e potenzialità, mobilitando energie e qualità per affrontare e gestire al meglio la propria esistenza.
Attraverso l’ipnosi e mediante alcune tecniche che possono essere utilizzate dal paziente in piena autonomia, viene ridotto progressivamente l’impatto negativo della sindrome e si riduce l’incidenza dell’ansia. Parallelamente, lo stress derivante viene ridotto e gestito strategicamente, consentendo un riappropriarsi della propria vita e un migliorando globale del benessere dell’individuo.
L’ipnosi non è controproducente e non ha alcun effetto collaterale. Risulta una pratica psicologica e medica sempre più pragmatica e utile per l’equilibrio psicofisico.
La terapia ipnotica con i bambini non è differente da quella con gli adulti ma, di certo, è il modo di somministrarla che ovviamente cambia!
Il bambino ha una generale curiosità verso il nuovo, è un esploratore instancabile e desidera fare sempre nuove esperienze. La sua predisposizione a nuovi apprendimenti lo rende un “buon soggetto ipnotico”.
Il chirurgo che dice al bambino di 4 anni “… adesso questo non ti fa male, non è vero?”, sbaglia già da subito. Diverso è dire “… adesso questo potrebbe farti male, ma credo che tu possa fermare un bel po’ del male, forse anche tutto …”. In questo secondo caso siamo davanti ad una frase “ipnotica”! “… può darsi che tra poco il dolore svanisca, tra un minuto o due” è un altro esempio suggestivo.
In sostanza, con il bambino, difficilmente useremo una tecnica formale o ritualizzata di ipnosi. Egli ha una grande capacità eidetica, una naturale fame di imparare e una necessità di partecipare alle diverse attività di finzione, imitazione e immaginazione.
La tecnica ipnotica, ovviamente, va spiegata in primis ai genitori come una strategia naturale e non artificiosa, come una comunicazione ecologica e quindi non invasiva.
Luca, un bambino di 7 anni, soffre di emicrania (lato dx). Giunge con la madre che spiega genericamente la situazione e tutti gli esami clinici effettuati che escludono possibili patologie rilevanti da un punto di vista medico. La mia attenzione è focalizzata sul bambino, per creare, da subito, rapport, anche con un “gioco di faccine” o comunque tramite mirroring (rispecchiamento). Faccio parlare poi Luca del “suo mal di testa”. Prontamente reagisce e interagisce, mostrando, ovviamente, predisposizione all’immaginazione. Insieme, con tecniche ipnotiche conversazionali, “costruiamo” un supereroe, Mister x, che da quel momento, sarà sempre al suo fianco (dx) e interverrà, con le sue armi magiche, all’occorrenza.
… il dolore viene immaginato da Luca come una nuvoletta grigia che si avvicina ed entra nella sua testa ma ora, con Mister x, quella nuvoletta “sarà cacciata via e ridotta a pezzettini bianchi, spazzati via e allontanati dal potere del vento”.
Con due sedute ipnotiche l’emicrania di Luca è scomparsa. I genitori hanno appreso che il dolore non ha solo cause organiche!
Giulia, una ragazzina di 9 anni, ha subito un intervento al braccio dx e lamenta, a distanza di diversi mesi, un dolore ancora forte alla ferita. Appassionata di trucco e profumi, costruisce con la sua fervida immaginazione una “crema curativa”, con proprietà anestetiche, rinfrescanti e rigeneranti! Da quel momento gestirà meglio il dolore che sin dalle prime sedute, si trasforma in un leggero fastidio!
Ricordo ancora un bambino che piangeva sulla spiaggia. La madre non riusciva a calmarlo. Mi avvicinai abbassandomi alla sua altezza con un bicchiere di plastica vuoto … “continua a piangere, lentamente e fallo finché il bicchiere sarà pieno delle tue preziose e giuste lacrime … anzi, forse me ne serviranno 20,25, forse 30 o di meno … mi serviranno per costruire un grande castello di sabbia lì, vicino alla riva, vedi?
Il bambino terminò di piangere istantaneamente e … fece ovviamente il castello insieme a me! Nell’ipnosi, come nella comunicazione in generale, con i bambini, così come con gli adulti, occorre sempre partire dal grande e naturale bisogno di essere compresi …
Intervista introduttiva al seminario allo psicologo Mirco Turco.
http://www.cortegrandeonline.it/2014/12/i-colori-dellanima-seminario-di-ipnosi-regressiva/ Abbiamo veramente vissuto altre volte? Queste vite condizionano quella attuale? “Un’anima può rincarnarsi per un certo numero di volte in diversi corpi e in questa maniera può correggere il danno compiuto in precedenti incarnazioni. Similmente può raggiungere la perfezione che non riuscì a raggiungere nelle precedenti incarnazioni”. Già Platone nel mito di “Er” proietta questa idea sullo scenario mitico della metempsicosi:“… tutte le anime avevano scelto le rispettive vite, si presentavano a Lachesi dell’ordine stabilito della sorte. A ciascuno ella dava come compagno il demone che quegli si era preso, perché gli fosse guardiano durante la vita e adempisse il destino da lui scelto”.
Attraverso le tecniche di regressione possiamo comprendere il senso profondo del nostro destino? La regressione ci permette di trovare le chiavi che ci aiutano a capire noi stessi e risolvere i nostri disagi in un cammino di crescita e di trasformazione interiore. Scoprendo, come dice Jung, che perlomeno a livello inconscio siamo tutti collegati con la storia dell’umanità. La scoperta delle vite passate non è soltanto un’emozionante avventura spirituale: nei luoghi più profondi della memoria, infatti, si possono trovare soluzioni a problemi e disagi della vita presente, facendo emergere alla coscienza i nodi bloccanti. Sciogliere questi nodi significa conquistare una libertà interiore regalando un viaggio indimenticabile e benefico nelle vite che saranno. Cosa non è ipnosi? L’ipnosi non ha niente a che vedere con la perdita della coscienza. Quando si è ipnotizzati, la mente conscia resta comunque vigile, controlla ciò che si sta vivendo e, nonostante sia a stretto contatto con il subconscio, commenta, critica, e censura. Si è sempre padroni di quel che si dice: l’ipnosi non è il siero della verità e non si può, quindi, rimanere “intrappolati” nel sonno ipnotico! Lo stato ipnagogico è un momento creativo: quando lo attraversa, la mente è completamente rivolta verso il mondo interiore e può usare le ispirazioni del subinconscio. E’ uno stato di grazia, privo di confini e limitazioni, in cui si ha libero accesso a tutte le proprie risorse senza alcuna restrizione autoimposta. L’ipnosi non nasconde alcun pericolo, Il soggetto sotto ipnosi ha il completo controllo della situazione. Ascoltare una voce guida aiuta il cliente a concentrarsi e gli consente di raggiungere un livello più profondo di rilassamento. Cosa può emergere durante l’ipnosi? Ciò che emerge grazie alla regressione presenta notevoli analogia con potenti archetipi universali descritti da C. Jung. Tuttavia, non si tratta di materiale archetipo o simbolico ma di veri e propri frammenti di ricordi che si snodano dal passato al presente. Nonostante studi discordanti, esistono svariate evidenze scientifiche che considerano l’ipnosi come una tecnica per aumentare quantità e qualità del ricordo. L’Ipnosi Regressiva è una tecnica che permette di ricercare alcune cause di confitti attuali in età precedenti e in mondi remoti, in spazi e tempi diversi, alternativi, atavici. Qual è lo scopo? Lo scopo dell’ipnosi regressiva è risolvere un disagio, una problematica che ostacola la vita della persona. Sovente, si ricorre all’ipnosi regressiva quando non si riesce a dare una spiegazione soddisfacente a problemi, sofferenze, difficoltà. L’ipnosi è una forma elettiva di comunicazione, è uno stato naturale, è anche recuperare forze, energie, potenzialità e risorse.
L’ipnosi è modificazione transitoria di stati fisiologici e di sensazioni, di percezioni, pensieri, memorie e comportamenti. Durante l’ipnosi si assiste ad una modificazione temporanea e funzionale delle sensazioni, delle percezioni, dei pensieri, della consapevolezza, della memoria e dei comportamenti. La trance ipnotica è strettamente correlata alla fisiologia ed alla struttura del sistema nervoso centrale ed autonomo ed è connessa con tratti personologici, con le aspettative del soggetto, con il contesto e con la qualità della relazione con l’ipnotista (Arnold, 1988; De Benedittis, 1980; Del Castello e Casilli, 2007, Erickson e Rossi, 1982; Loriedo et al, 2002; Pacori, 2009; Rossi, 1989; Turco, 2011).
L’ipnosi non è …
Una forma di manipolazione mentale
Uno stato di sonno profondo
Una forma di persuasione
Uno stato di completa impotenza
L’ipnosi è …
UNO STATO NATURALE
UNA STRATEGIA PER MOBILITARE LE RISORSE INCONSCE
UNA FORMA ELETTIVA DI COMUNICAZIONE
Inoltre …
L’ipnosi non è controproducente
L’ipnosi non crea dipendenza
La maggioranza delle persone può essere ipnotizzata
Indipendentemente dalle applicazioni, l’ipnosi è rigenerante
La persona non può rimanere “intrappolata” nello stato di ipnosi
Durata dell’ipnosi: variabile, da pochi minuti ad ore. Ognuno di noi ha una sua personale suscettibilità ipnotica.
Segni esteriori, fisiologicamente dimostrabili:
Inerzia psicomotoria
Sospensione della mobilità
Movimenti riflessi
Prevalenza di movimenti del lato non dominante del corpo
Barcollamento
Catalessia
Riduzione tono muscolare
Arrossamento tessuti
Maggiore visibilità vene
Contrazioni
Cedimenti delle ginocchia
Reclinamento della testa
Atonia e inespressività del volto
Impallidimento
Attenuazione pieghe del volto
Simmetria
Broncio
Decontrazione della mascella
Schiudersi delle labbra
Tremolii e tic alle labbra
Assenza o attenuazione reazioni d’allarme
Vibrazione palpebre
Riduzione drastica deglutizione
…
Indici al risveglio …
Disorientamento
Difficoltà di equilibrio
Passività
Sonnolenza
Confusione
Alterazione senso del tempo
Esperienze riferite alterazione coscienza
…
Lo stato ipnotico e’una realtà neurofisiologica che non può essere ottenuta nè con l’immaginazione guidata nè tanto meno con la simulazione controllata. I dati raccolti derivano da osservazioni umane, strumentali indirette (EEG), e strumentali dirette (neuro- imaging, PET, risonanza magnetica, ecc.).
L’ipnosi coinvolge aspetti neuro-psico-fisiologicied è al contempo una relazione interpersonale particolarissima con coinvolgimento del sistema neurovegetativo, sistema neuroendocrino e sistema immunitario.
Potenzialità …
Modificare la percezione del mondo esterno
Percezione stimoli nuovi
Non percepire stimoli presenti
Modificazione del vissuto sensoriale
Variazioni schema corporeo
Controllo del dolore
Facilitazione dell’introspezione
Amplificazione e riduzione sensazioni corporee
Modificazione dei significati che il soggetto ha dato alle sue passate esperienze
Variazioni spazio-tempo
Apprendimento o riduzione tonalità e risonanze emotive
Cosa succede durante l’ipnosi?
Nella fase induttiva, si verifica un cambiamento dello stato di coscienza con accentuata presenza di onde alfa.
Successivamente, in fase più profonda, vi è un predominio di onde theta (onde che precedono il sonno, fase ipnagogica).
Questo stato perdura per tutta la durata dell’ipnosi … Durante questo passaggio la persona vive una destrutturazione del suo stato di coscienza, può avvertire sensazioni di spersonalizzazione o irrealtà. Lo schema del corpo può alterarsi … la persona comincia a far fatica a seguire l’ipnotista. In questa fase si può utilizzare il linguaggio metaforico proprio perché l’emisfero dx è diventato dominante.
“In quei momenti le persone (…) tendono a fissare lo sguardo (…) possono chiudere gli occhi, immobilizzare il corpo, reprimere certi riflessi e sembrano momentaneamente dimentiche di tutto ciò che le circonda, sino a quando non abbiano completato la loro ricerca interiore” . (M. Erickson).
Ipnosi e Profondità …
In generale, in base alla “profondità della trance”, si possono distinguere:
stati ipnoidi (pesantezza, rilassamento, chiusura delle palpebre);
trance leggera (catalessi);
trance media (amnesie, anestesie, …);
trance profonda (amnesia e anestesia completa, sonnambulismo, allucinazioni).
Applicabilità …
Le difficoltà che si possono riscontrare nell’applicare l’ipnosi possono essere svariate, ma sovente, sono legate al rapporto tra ipnotista e ipnotizzato. In genere, infatti, tutti siamo ipnotizzabili, pur se si registra una percentuale di soggetti resistenti. Altre difficoltà sono legate alla personalità del soggetto che si intende ipnotizzare e/o all’eventuale presenza di psicopatologie conclamate di tipo psicotico ( pur se esistono ricerche sull’ipnosi applicata con soggetti schizofrenici). L’alterazione dovuta a sostanze psicotrope è, inoltre, quasi sempre incompatibile con la tecnica ipnotica.
Psicologo dal 2002, ho sposato una Psicologia pragmatica, volta alla Salute dell’individuo, del lavoro, delle aziende e organizzazioni. Mi occupo di benessere a 360°, privilegiando un approccio “ecologico” che tenga conto della meravigliosa complessità dell’Individuo. Considero la Psicologia come vera Scienza dell’Anima ma anche come scienza del comportamento.
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