Mese: <span>Febbraio 2022</span>

Ipnosi e Bambini

L’ipnosi moderna come pratica clinica con i bambini emerge in Europa nel diciottesimo secolo, ma abbiamo testimonianze anche più antiche e  riferimenti biblici. La nascita dell’interesse “moderno” per l’ipnosi infantile in campo scientifico viene conclamata con la pubblicazione su Science nel 1891 di un articolo di Baldwin, intitolato Suggestion in Infancy. Nel corso degli anni aumenta l’utilizzo dell’ipnosi e Milton Erickson descrive dettagliatamente le sue procedure di ipnosi naturalistica applicata ai disturbi infantili.

La trance ipnotica, come “stato di maggior consapevolezza e responsività” sembra incontrare facilmente il mondo infantile, caratterizzato da una naturale propensione alla curiosità e all’immaginazione. Lo stato ipnotico, infatti, è più facilmente raggiungibile in età pediatrica, in cui il rapporto con la realtà è caratterizzato maggiormente dall’assenza di pregiudizi.

L’ipnosi clinica pediatrica è diventata sempre più rilevante negli anni, poiché agisce sulle abilità di autoregolazione delle emozioni e delle cognizioni, oltre ad essere utile per focalizzare meglio l’attenzione, per promuovere autostima e autoefficacia e per migliorare l’immagine di sé stessi. Ma l’ipnosi è anche strumento per affrontare problematiche e disturbi più complessi. La terapia ipnotica risulta efficace per il trattamento di disturbi dello sviluppo e delle problematiche infantili e adolescenziali in differenti aree:

  • disturbi d’ansia e fobie,
  • disturbi da stress post traumatico,
  • disturbi ossessivo compulsivi,
  • disturbi psicosomatici,
  • dolore e pratiche di emergenze chirurgiche,
  • disturbi del neurosviluppo,
  • disturbi dell’apprendimento,
  • disturbi dell’attenzione e iperattività,
  • disturbi dello spettro autistico,
  • balbuzie,
  • mutismo selettivo,
  • disturbi da tic,
  • enuresi, …

I bambini vivono delle esperienze ipnotiche durante le loro attività preferite e tali momenti possono essere utilizzati strategicamente dal clinico per l’intervento creato “su misura”, senza la necessità di induzioni dirette. In ogni caso, le tecniche vanno adattate al livello di sviluppo e alle capacità del singolo bambino, in considerazione anche delle sue caratteristiche personali e delle possibilità di comprensione.

L’ipnosi è un tipo di terapia breve in grado di fornire consapevolezza e fiducia nelle proprie capacità, restituendo un senso di padronanza e di competenza e che consente di affrontare e superare i problemi nel modo più utile e creativo. Essa risulta efficace, quindi, anche con i bambini e nel corso dello sviluppo.

Indurre sogni in ipnosi: è possibile?

La risposta è SI! La tecnica consiste nel suggerire alla persona di ripetere all’infinito un sogno o una fantasia, informe differenti. Cioè ripetere un sogno con un diverso cast di soggetti e personaggi, in un contesto magari diverso, ma con lo stesso significato. In tal modo, molti pazienti iniziano a ricordare, progressivamente, i loro sogni e a comprenderli come espressione di conflitti interni.

Nella pratica si suggeriscono, ovviamente, sogni piacevoli e che siano, comunque, rilassanti, interessanti e istruttivi. Al paziente è anche permesso di dimenticare parti del sogno, soprattutto se sono stressanti o inquietanti.

Era il 1952 quando Milton Erickson introdusse l’induzione dei sogni come utile strategia per lavorare solla motivazione, sulla associazione di idee, sulla regressione, sull’analisi dei simboli, sulla repressione e lo sviluppo dell’insight.

Il sogno non è solo inteso come una “finestra sull’inconscio”, ma rappresenta uno strumento attivo di intervento terapeutico. L’ipnosi è in grado di indurre e sviluppare la produzione di sogni notturni, ma anche di indurre sogni in stato di trance. In tal senso, i sogni hanno anche un ruolo diagnostico e terapeutico, oltre a rappresentare uno strumento di monitoraggio della relazione terapeutica.

Tra le metodiche oniroipnotiche possiamo ricordare:

  • induzione di ipermensia per sogni spontanei dimenticati o repressi
  • induzione di sogni spontanei notturni
  • induzione di sogni “aperti” in ipnosi
  • induzione di sogni “guidati” in ipnosi
  • manipolazione del contenuto e della comprensione del sogno

Potremmo concludere sostenendo che se il sogno è “la via reale dell’inconscio”, l’ipnosi ne è un’altra …

L’ipnosi nei disturbi dell’alimentazione

I disturbi della nutrizione e dell’alimentazione sono considerati come disturbi di tipo comportamentale e psicologico. Trovano fondamento nell’interazione mente/corpo, ovvero in quello “spazio” in cui l’ipnosi può agire con ottimi risultati. Ad oggi, i disturbi individuati sono: la pica,  il disturbo da ruminazione,  il disturbo evitante/restrittivo dell’assimilazione del cibo,  l’anoressia nervosa,  la bulimia nervosa,  il disturbo da alimentazione incontrollata o Binge Eating Disorder.

I disturbi della nutrizione e dell’alimentazione, pur essendo differenti, hanno svariate caratteristiche cliniche comuni. Possiamo citare, infatti, l’eccessiva influenza del peso o del proprio corpo sui livelli di autostima, l’alterazione della propria immagine corporea con i relativi vissuti, il controllo eccessivo, il consumo compulsivo, le difficoltà emotive che solo il cibo o la “gestione” di questo riesce a colmare. L’aspetto nutritivo diventa, quindi, un vero campo di battaglia per l’affermazione di sé e della propria esistenza.

Le persone affette da tali disturbi sono molto attente agli altri e sono influenzate dal giudizio altrui, inoltre, vivono spesso una dissociazione tra la propria condizione fisica e psicologica reale e la consapevolezza di sé. Tendono ad avere una dispercezione del proprio aspetto fisico e del proprio peso. Recenti studi mostrano, inoltre, che anche la componente gustativa e olfattiva appare compromessa o alterata. Le persone con tali disturbi non si rendono conto che il rapporto con il cibo viene influenzato da variabili psicologiche, relazionali e familiari.

Un altro elemento tipico è l’alessitimia. In tal senso, non è solo una difficoltà a riconoscere le emozioni, ma è più una carente capacità di regolarle. La persona affetta di tali disturbi sembra avere una capacità ridotta o assente di tollerare condizioni affettive negative, quali noia, vuoto, angoscia.

I disturbi della nutrizione e dell’alimentazione sono molto complessi da inquadrare sotto il versante psicologico e comportamentale, ma tutte le tecniche di intervento, come l’ipnosi, devono necessariamente partire dal creare una salda alleanza terapeutica, un’esperienza emotiva correttiva, un rapport speciale.

Il lavoro clinico, anche attraverso l’ipnosi, può essere impostato attraverso un progressivo uso della negoziazione, volta al riconoscimento delle proprie necessità e di quelle altrui, senza forzare l’emergere di esperienze traumatiche. Occorre lavorare molto attraverso il linguaggio corporeo, in maniera indiretta e in tal senso l’ipnosi, diventa strumento elettivo. Occorre creare poi un contesto ideale in cui le emozioni possano essere espresse e gradualmente gestite. Il disegno o la scrittura automatica possono aiutare in tal senso. Bisognerebbe anche lavorare sulla parte non alimentare del problema. Un riferimento continuo al cibo diventa, infatti, controproducente. Concretizzare una relazione terapeutica stabile diventa, infine, tappa primaria.

L’ipnosi si inserisce in questi disturbi proprio perché può essere magistralmente utilizzata come tecnica indiretta e non invasiva. Inoltre, interviene sui nessi associativi e dissociativi. Permette anche un nuovo dialogo tra mente e corpo, liberando la persona da condizionamenti consci e sovrastrutture.

L’ipnosi ericksoniana è particolarmente utile per il trattamento dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione, soprattutto attraverso tecniche di ristrutturazione, regressione, progressione, dissociazione. Essa è di grande aiuto soprattutto nella risoluzione delle problematiche psicologiche che sono alla base di tali disturbi.

Molte ricerche evidenziano come l’ipnosi possa essere associata ad altre terapie, come quella comportamentale, mentre altri studiosi considerano la stessa ipnosi come approccio a sé stante, soprattutto in considerazione della naturale predisposizione delle persone con disturbi alimentari. L’ipnosi risulta, dunque, molto efficace, agendo a livello immaginativo e reale, così come a livello simbolico, metaforico ed evocativo.

L’ipnosi nel DOC -Disturbo Ossessivo Compulsivo

Il DOC, Disturbo Ossessivo Compulsivo è considerato tra i dieci disturbi più debilitanti ed è caratterizzato da pensieri intrusivi e persistenti (ossessioni) che causano angoscia e portano a comportamenti ripetitivi e rituali (compulsioni) destinati a ridurre la minaccia percepita o il disagio avvertito. Diversamente, si può parlare di atti di “magia e contromagia”! Se non affrontato strategicamente, il DOC diventa cronico e causa un disagio significativo a livello individuale e anche per i familiari coinvolti.

Il DOC sembra avere cause biologiche, ma è associato anche a stressor ambientali. Le teorie psicodinamiche, inoltre, riconducono il disturbo ad una regressione difensiva. Sorvolando sulle origini complesse e possibili del Disturbo Ossessivo Compulsivo, attualmente, le terapie utilizzate comunemente sono di tipo farmacologico, associate a psicoterapie, con particolare riferimento a quelle cognitivo-comportamentali. Di recente, si suggerisce anche la stimolazione magnetica transcranica.

Indipendentemente da quanto suggerito in letteratura, da considerare che un buon 25% dei pazienti affetti da DOC non riesce ad impegnarsi in protocolli terapeutici strutturati e che un buon 60% non migliora affatto. Nel 50% dei casi, si ha una rinuncia o comunque un abbandono. Diremmo, diversamente, che i pazienti sono refrattari ai trattamenti!

L’ipnosi è stata ritenuta tecnica efficace per il DOC per molti studiosi, soprattutto se si affrontano i fattori stressogeni intrapsichici e i conflitti del paziente, compresi eventuali traumi esistenziali e tratti di personalità dissociati. Tecniche immaginative possono essere utili per neutralizzare l’ansia nei pazienti, inoltre, vari autori hanno sottolineato il contributo della dissociazione indotta dall’ipnosi come modalità terapeutica di intervento. Essa potrebbe essere utile per regolare la sensibilità del paziente verso gli stimoli interni ed esterni e per distogliere l’attenzione dalle ruminazioni negative.

L’ipnosi può essere utile nel trattamento del DOC se consideriamo soprattutto l’unicità del paziente e la complessità del disturbo. Essa può influire ristrutturando pensieri e convinzioni, oltre che i rituali. Contestualmente, fornisce un rinforzo dell’io e spinge il paziente verso il cambiamento. Utilizzo di metafore, tecniche di confusione, semina, implicazioni, doppi legami ed altre strategie ericksoniane possono sicuramente risultare utili. Attraverso la dissociazione, inoltre, si può rompere il “circolo vizioso”.

La letteratura scientifica sull’uso dell’ipnosi nel trattamento del DOC è carente e si riferisce, sovente, a singoli casi. Attualmente, il livello di efficacia è poco valutabile.

L’ipnosi nell’infertilità

Le cause dell’infertilità (maschile e femminile) sono varie e possono essere collegate all’età, allo stile di vita, all’abuso di droghe e alcool, al fumo di sigarette, all’inquinamento ambientale. Quando si parla di sterilità, invece, ci si riferisce soprattutto a cause di natura biologica che impediscono il concepimento.

L’OMS, in merito all’infertilità, valuta che il problema riguardi addirittura il 20% delle coppie, mentre il Registro Nazionale sulla Procreazione Medicalmente Assistita parla di: infertilità maschile al 29,3%, infertilità femminile 37,1%, infertilità maschile e femminile 17,6%, infertilità idiopatica circa 15,1%, fattore genetico 0.9%.

L’infertilità compromette l’equilibrio e la qualità della vita delle persone che non riescono, di fatto, a realizzare il loro desiderio di genitorialità. Ciò comporta, sovente, vissuti di stress, ansia, depressione, senso di fallimento, frustrazione. Il disagio conseguente si riflette, pertanto, non solo sul piano individuale, ma anche a livello di coppia, intergenerazionale e sociale.

 

Secondo alcune ricerche i fattori psicosociali verrebbero scarsamente considerati durante le procedure di Fecondazione Assistita. I vissuti emotivi e relazionali vengono lasciati fuori dal percorso. La letteratura scientifica mostra, invece, che tali aspetti potrebbero fortemente compromettere l’impianto embrionale. Tra i fattori psicosociali che possono essere associati all’infertilità, abbiamo infatti lo stress. Lo stress, nelle donne, può attivare l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene provocando un aumento dei livelli di cortisolo, che riduce la secrezione delle gonadotropine (FSH e LH) inibendo così l’evoluzione. Negli uomini, invece, interferisce con la qualità del liquido seminale, oltre che in termini di quantità e motilità.

Un altro fattore che potrebbe interferire con la fertilità è l’alessitimia, ovvero una patologia che compromette il riconoscimento delle emozioni. Inoltre, si sono riscontrati anche problemi legati al vissuto ambivalente della maternità, così come conflitti in termini di genitorialità. La letteratura psicoanalitica si occupa nello specifico di tali aspetti. L’ipnoanalisi potrebbe essere utile in tal caso. In generale, l’ipnosi è utile ed efficace:

  • nella riduzione dell’ansia e dello stress fisico
  • nell’apprendimento di tecniche di rilassamento
  • nello sviluppo di nuove capacità di coping
  • nell’ampliamento della consapevolezza e cura di sé
  • nella promozione della ricettività e della positività
  • nell’innalzamento del tasso di gravidanza

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L’ipnosi promuove la fertilità poiché riduce, in primis, gli ormoni dello stress, oltre alla riduzione dell’ansia e della secrezione di catecolamine. L’ipnosi facilita le tube di Falloppio a rilassarsi e a dilatarsi in modo che l’ovulo possa viaggiare senza ostacoli lungo le tube per impiantarsi nell’utero. L’ipnosi potrebbe migliorare l’interazione tra embrione e utero attraverso la creazione di un’azione immunologica favorevole che facilita l’impianto embrionale. Inoltre, facilita la riduzione della disregolazione immunitaria associata a stressors acuti, modulando efficacemente sottogruppi di cellule T.

Oltre alle tecniche di rilassamento, si può intervenire, ad esempio, attraverso “immagini correttive”, modificando le rappresentazioni interne del sistema riproduttivo, affinché possa essere percepito diversamente, come efficiente e desiderabile. L’ipnoterapia può essere di rilevanza strategica, inoltre, nei percorsi di coppia per la fecondazione assistita. Inoltre, l’ipnosi gioca un ruolo chiave nella modulazione dell’ossitocina, un neurotrasmettitore che regola l’affiliazione sociale e il legame di attaccamento madre-bambino.

Nel 1958, Milton Erickson propose un suo studio sperimentale sull’infertilità. Il training ipnotico strutturato fu proposto per un periodo di 6 mesi ad un gruppo di 20 donne. Lavorando sulla riduzione dell’ansia e sul rilassamento muscolare e il flusso sanguigno, ridusse anche gli spasmi tubarici. Le 10 donne che continuarono il trattamento ebbero tutte una gravidanza.

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L’ipnosi, oltre a tecniche di rilassamento, si avvale anche di protocolli che prevedono il rinforzo dell’io, la riduzione di convinzioni limitanti e negative, le visualizzazioni guidate, la progressione nel tempo, l’immersione nell’inconscio, …

Non esistono controindicazione nell’utilizzo dell’ipnosi nelle problematiche relative alla procreazione. Inoltre, la ricerca evidenzia un’efficacia molto buona.

 

Innovazione, Risorse Umane e odore di fritto …

Empowerment, soft skills, commitment, engagement … e ora arriva anche il “purpose”.

Le Risorse Umane cercano persone d’altri tempi, insomma! Ovvero, individui che si impegnino nel loro lavoro, che traggano fuori il loro potenziale, che sappiano rapportarsi intelligentemente con gli altri e che utilizzino anche le emozioni. Uauu … Inoltre, scoperta del secolo, devono anche trovare il senso di ciò che fanno – il purpose appunto.

A me sembra un modo sofisticato e illusorio di parlare di banalità, di ovvietà. Il senso del non senso. Ma la risonanza di questi termini, forse, incide maggiormente, è più efficace, suona meglio diremmo … Si, perché questa è innovazione. Significa Gestione Strategica e Innovativa delle Risorse Umane! E allora mi accorgo che forse, l’unica cosa che conta davvero oggi è il controllo emotivo. La gestione sapiente delle emozioni, perché, di tanto in tanto, mi verrebbe seriamente di dire solo “ma quante c….te!!!” dite, grandi gestori delle risorse umane di grandi multinazionali? E siete anche convinti.

Dovremmo tornare, forse, a parlare normalmente, con il sano buon senso. Ci circondiamo allora di termini glamour, falsamente innovativi, diabolicamente eccentrici, fantasmagoricamente vuoti. Questione di trend, di mood. Come le moderne cucine, i ristoranti apparentemente aristocratici e gli osannati chef. Ma non sarebbe meglio parlare dell’odore scoppiettante di una frittura poco sana, ma comunque gustosa? Olio che frigge con brio, senza alcuna filosofia raffinata di base. Niente recensioni. Niente classifiche. Nessun profilo organolettico, inutile e sofisticato. Da paranoia. Come le cucine dell’ultimo grido. Innovative come le moderne Risorse Umane. Come la convinzione di una coppia di chef che incontrai tempo fa, per strada, all’angolo del loro locale stellato. Lei, appena ventenne. Pulita in viso, con un odore premestruale addosso e un normale imbarazzo dell’età. Lui, di una manciata di giorni più grande di chi ha preso da poco la patente e con una convinzione malsana e costruita. Basata sul nulla. Altro che narcisismo! In fondo, sei solo uno che cucina, avrei voluto urlargli. Se solo non avessi avuto quel barlume educativo disturbante come una invisibile palla al piede. Chef stellato, decantato come un prezioso vino. Come un Chateau Cheval Blanc del 1947, da 22 mila sterline, per essere banalmente francesi. Convinzioni. Periodi in cui si da valore alla banalità. Nelle aziende, nelle grandi multinazionali, nella P.A., come in cucina! Ed è quella stessa etica del buon senso che ti blocca nel dire che la sua cucina, fa banalmente schifo e che l’azoto liquido, può usarlo solo per bruciare le verruche ai piedi! “Noi non facciamo cucina. Regaliamo emozioni”, mi disse quel giorno. Togliti quel ghigno del c… da dosso e questo pietoso spirito poetico che non avevo neanche in scuola elementare! Spostati. Ci penso io a prepararti un fritto malsano, furioso e scoppiettante. Ti garantisco che le tue arterie svolgeranno la loro funzione con maggior motivazione e ti ringrazieranno. Come la tua compagna, se la lasci in mia compagnia per il tempo sufficiente per confonderla. Diciamo così! Questa è comunicazione efficace. Questa è gestione strategica delle risorse umane … Ma l’educazione fa nuovamente eco. Bussa in testa e frena intenzioni e spirito. Il controllo. È sempre il controllo che ci differenzia dagli altri esseri animali. È sempre il controllo che ci fotte! Ma quel fritto te lo mangeresti comunque. Anche bollente. E ti frega poco di bruciarti. È troppo seduttivo! E vorresti che le stesse aziende, multinazionali, grandi imprese si riempissero proprio di quella nuvoletta oleosa e affascinante. Altro che innovative purpose

E poi, te ne torni a casa, dopo aver passeggiato per due chilometri, con il tuo sigaro che ti consola e un mix di intenzioni e delusioni, mentre ti accorgi che il tuo maglioncino in lana nero, ha un’inspiegabile, magico e diabolico retrogusto di fumo, cortisolo, fritto ed estrogeni. Questa è innovazione!

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